Giorgio Scianca: Quo vadis architetto

Io sono l’architetto. Ho creato Matrix. Ti stavo aspettando.

( Matrix Reloaded, di Andy e Larry Wachowski, 2003 )
Fondamentale storia della professione attraverso l’essere architetto o architetta nei film: l’architetto inventore progetta di notte, quello fai da te trova soluzioni geniali in cantiere, l’immobiliarista in grandi studi scenografici, l’ecologista trova ispirazione all’aperto, il restauratore in case d’epoca, il tecnico si circonda di tecnici, il faccendiere di segretarie, il pratico di muratori, il compagno di tutti i collaboratori; pareti bianche, grandi vetrate, luce naturale, arredo di design, plastici, mazzette colore, ma anche disegni e schizzi appesi, arredo di recupero, campionari di materiali, piastrelle, finiture. Libri vs manuali, riviste vs cataloghi, computer vs tecnigrafi.  
Tutto nei 600 film, usciti dal 2010 al 2020, schedati dall’architetto Giorgio Scianca, autore del meraviglioso “Quo vadis architetto” (importante: senza punto di domanda), ideatore e redattore della testata giornalistica archiworld.tv (premio Bruno Zevi INarch-Ance per la diffusione della cultura architettonica nel 2011) e Direttore scientifico del Premio internazionale Dedalo Minosse Cinema. Il volume segue una prima selezione di 1523 film, dal cinema muto agli anni Dieci del nuovo millennio, schedati sempre da Giorgio Scianca con Steve Della Casa nella raccolta “La recita dell’architetto”. Scrive l’autore nell’introduzione: “Il progetto è contemporaneamente alla base del mondo reale e di quello dei sogni. Gli architetti sono sismografi ma devono essere anche futuristi. Riusciranno ancora a esserlo o si accontenteranno di occupare la casella dei tecnici? Questi 600 film provenienti da tutto il mondo raccontano un corso che vede l’architetto attivo, presente, ben conscio delle grandi problematiche dei territori, degli abitanti e degli abitati”.  
Grandi registi e interpreti hanno raccontato la professione (anche attraverso citazioni e ritratti di mostri sacri: Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe, Hans Scharoun, Le Corbusier, Eileen Gray, Lina Bo Bardi), una professione che piace molto al mondo del cinema: Fritz Lang, Wim Wenders, Christopher Nolan, Amos Gitai, Lars von Trier, Terrence Malick, Jacques Tati, Peter Greenaway, Eric Rohmer, Woody Allen, Nanny Loy, Marco Ferreri, Michelangelo Antonioni, Giuliano Montaldo, fino al piccolo gioiello “Scusate se esisto” (di Riccardo Milani, 2014), la storia dell’architetta Guendalina Salimei che ha vinto il concorso per la riqualificazione del Corviale, e il capolavoro coreano “Parasite” di Bong Joon Ho, premio Oscar 2020. Senza dimenticare l’architetto Angoloacutus di “Asterix e il Regno degli Dei” (2014) e l’ossessionato progettista del terrificante “It Chapter Two”, 2019.
 
Da rivedere: “Solness”, di Michael Klette, 2015, così riassunto da Scianca: “Trasposizione di Byggmester Solness (Il costruttore Solness) di Henrik Ibsen del 1892. Berlino. L’archistar Solness non accetta di invecchiare. La saggezza è il contrario della creatività. Non esiste una seconda giovinezza. Costruire è un po’ morire” e “La città ideale”, di e con Luigi Lo Cascio, 2012: “Michele Grassadonia, architetto palermitano, vive in quella che considera la città ideale, Siena. Una sera di pioggia trova il corpo di un uomo riverso sull’asfalto. Chiama i soccorsi, viene interrogato dalla polizia che si convince della sua colpevolezza”. Il tema è come sempre la ricerca della verità, nella vita come nella professione.  
E siamo un po’ tutti figli di Gary Cooper, architetto modernista, protagonista di “La fonte meravigliosa” di King Vidor, 1949, in cui uno dei temi di fondo è: il committente e l’impresa hanno oppure no il diritto di modificare a loro piacimento l’opera di un architetto senza accordarsi con lui? Ma forse qualcuno preferisce l’indimenticabile architetto Rambaldo Melandri di “Amici miei” di Mario Monicelli (iniziato da Pietro Germi), 1975: “Io nooo! Ah sì, ho appoggiato appena il gomito!”.
Giorgio Scianca: Quo vadis architetto
Giorgio Scianca
 
 
TWITTA:

TwittaNon conta più il gesto dell’artista ma il recupero dell’acqua piovana. Da Giorgio Scianca: Quo vadis architetto #GolemEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

TwittaGrandi vetrate ci hanno messo in mostra, le telecamere di sicurezza hanno fatto il resto. Da Giorgio Scianca: Quo vadis architetto #GolemEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

TwittaNessune ci crede eppure il mondo sta finendo la sabbia. Da Giorgio Scianca: Quo vadis architetto #GolemEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

TwittaNon si può capire un architetto se non si conosce il fascino del cemento. Da Giorgio Scianca: Quo vadis architetto #GolemEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

TwittaGuardando l’età delle archistar: avete preparato la successione? Avete individuato i vostri eredi? Da Giorgio Scianca: Quo vadis architetto #GolemEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

 
 
Giorgio Scianca
Quo vadis architetto

Golem Edizioni, 2021
pp. 256
Isbn 9788892910423
 
Giorgio Scianca, Steve Della Casa
La recita dell’architetto

Svpress, 2015 – Golem Edizioni, 2021
pp. 528
Isbn 9788890993015
 
di Danilo Premoli – Office Observer  
 
Leggi anche le recensioni di:
Marco Biraghi: Questa è architettura
Luciano Galimberti: trentatré piccole storie di design
Elogio della rilettura, Hannah Arendt: Vita activa
Eduardo Kohn: Come pensano le foreste
Paulo Mendes da Rocha: La città per tutti

Seguici sui nostri canali per restare sempre aggiornato:

×