Una scultura lignea di grande espressività e valenza estetica, laddove la materia dialoga con la memoria dell’artista.

guglielmo
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“Ho sempre pensato e sognato un pavimento come opera autonoma, ovvero un elemento costruttivo, strutturale, vivibile, calpestabile e praticabile. Mai anonimo, trasparente, semi invisibile.

Mai proposto come semplice fluido arredo, elegante ma di secondo piano rispetto al contesto. Consapevole che allestire spazi non dovrebbe essere una competizione tra oggetti e supporti per prevalere  l’uno sull’altro ma, come scultore, in me prevale l’idea di un pavimento OPERA che canta anche solo, che comunica e dice costruendo lui stesso suggestioni”.

All’interno del lungo e articolato percorso MISA (museo internazionale di scultura le aziende) l’artista ha concepito l’installazione site-specific nella sede di Miralduolo. Una magica alchimia tra persone, persone e luoghi, persone e oggetti che ha ispirato lo scultore genovese a tratteggiare, prima su carta e poi su materia solida, una scultura lignea a pavimento.

Ho sempre pensato e sognato un pavimento come opera autonoma, ovvero un elemento costruttivo, strutturale, vivibile, calpestabile e praticabile. Mai anonimo, trasparente, semi invisibile. Mai proposto come semplice fluido arredo, elegante ma di secondo piano rispetto al contesto. Consapevole che allestire spazi non dovrebbe essere una competizione tra oggetti e supporti per prevalere l’uno sull’altro ma, come scultore, in me prevale l’idea di un pavimento Opera che canta anche solo, che comunica e dice costruendo lui stesso suggestioni.

Franco Repetto
guglielmo
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Un linguaggio differente, dovuto alla materia prescelta, e a uno stare plastico che deve il suo prolungarsi di senso a una sorta di definizione strutturale che scaturisce da vecchie lezioni costruttiviste. Il legno colto nelle convenzioni naturalistiche  di materiale originale e, insieme, l’organizzazione dello spazio in modo architetturale ha dato vita ad un lavoro estetico di profonda espressività.

Un pensiero progettuale, accarezzato nella memoria della sua infanzia e rafforzato dai ricordi di un nonno artigiano, che ha saputo  tradurre nel legno ciò che riusciva a ottenere col poliestere e col cemento fuso. Un colloquio tra la materia (o la suggestione di una materia) e una metamorfosi che si attuava dal di dentro, non nel senso del togliere ma del proliferare.


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