Yvonne Farrell e Shelley McNamara make headlines per il fatto di aver talento o di aver vinto il Nobel dell’architettura contro i loro colleghi maschi? La domanda si impone leggendo i titoli…
Infrangere il tabù, , quindi possiamo evincere che il tabù ancora esiste e non sono bastati illustri “predecessori” di genere femminile a farlo cadere- in 40 anni di storia sono state solo tre le vincitrici prima di loro, ovvero sua maestà Zaha Hadid nel 2004, Kazuyo Sejima nel 2010 con Ryue Nishizawa e Carme Pigem nel 2017 con Ramón Vilalta e Rafael Aranda ). La battaglia sul campo dell’empowering femminile è ancora accesa e trova nel duo Irlandese due scintillanti, nuove paladine!
Il Pritzker Prize 2020 considerato a livello mondiale alla stregua del Nobel per l’architettura, il più prestigioso riconoscimento dell’architettura, è sicuramente una good news ma per quali buoni motivi? Yvonne Farrell e Shelley McNamara, fondatrici dello Studio Grafton di Dublino salgono sul podio ma entreranno nella storia?
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La loro carriera inizia alla fine degli anni ’70 ed ha lasciato tracce indelebili soprattutto nell’architettura di scuole, università ed edifici pubblici, progettando edifici iconici entrati a far parte della “Bibbia” dell’architettura tra cui il nuovo Ministero delle Finanze a Dublino, la Scuola di Economia della Bocconi di Milano, la London School of Economics e il campus della scuola di ingegneria e tecnologia di Lima in Perù, grazie al quale ottennero il RIBA International Prize.
Ricordiamo il loro impegno nella curatela della Biennale di Architettura di Venezia nel 2018 all’insegna del grido, questo sì di battaglia, Freespace che esplorava “la generosità di spirito e il senso di umanità che l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualità stessa dello spazio”.
“L’architettura potrebbe essere descritta come una delle attività culturali più complesse e importanti del pianeta. Essere un architetto è un privilegio enorme. Vincere questo premio è un meraviglioso endorsement alla nostra idea di architettura. Grazie per questo grande onore”, ha ringraziato la Farrell, alla quale ha fatto ecco McNamara, co-fondatrice e partner dello studio per cui “l’architettura è una cornice attraverso cui guardare la vita umana. Ci fissa e ci collega al mondo in un modo che probabilmente nessun’altra disciplina spaziale può fare”.
La giuria di architetti e professori, presieduta dall’ex giudice della Corte Suprema Stephen Breyer , ha motivato la decisione in questi termini “Con il loro modo di fare architettura hanno costantemente e senza esitazione perseguito la massima qualità dell’architettura per il luogo specifico in cui sarebbe stata costruita, per le funzioni che avrebbe ospitato e soprattutto per le persone che avrebbero abitato gli edifici e usato gli spazi”, non dimenticando altresì di sottolineare il loro vitale contributo alla gender equality. “Pioniere in un campo che è stato tradizionalmente ed è tuttora una professione dominata dagli uomini, sono anche fari per le altre donne con il loro percorso professionale esemplare”.
Speriamo che questi fari possano illuminare la rotta di nuove generazioni di donne in architettura, forti e volitive, che sapranno scalare le vette, progettare e raggiungere life achievement senza guadagnarsi titoli altisonanti sulla vittoria declinata “al femminile”.
Dopotutto Nike, la dea greca della vittoria era impersonata da una leggiadra figura femminile, menzionata da Esiodo già nel 383. Ne abbiamo fatta e ne faremo di strada sospinte dalla Dea alata!
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