“Il premio speciale Listone Giordano per la categoria nuova costruzione In/Architettura 2020 è stato motivato dalla riconosciuta capacità dei progettisti – Alessandro Bulletti e Giovanna Bignami – di realizzare un manufatto architettonico in perfetta armonia tra artificio del costruito e natura.
Il progetto accoglie in pieno lo spirito di genius loci che ci pone in relazione con l’identità del luogo stesso, pur tracciando un segno di ponderata modernità ed essenzialità nello stile di questa nuova abitazione, all’interno della quale l’utilizzo della superficie in legno esprime equilibrio, calore e naturalezza. Un delicato tratto di congiunzione tra umano e naturale che si apre allo spazio vissuto.”
Committente: Privato
Progettisti: Alessandro Bulletti e Giovanna Bignami
Impresa: Brozzetti & Biscarini s.n.c.
Un manufatto architettonico – sintesi della durezza della pietra e delle trasparenze del vetro – è placidamente immerso nel paesaggio punteggiato da secolari olivi, in un’atmosfera di perfetta armonia tra artificio del costruito e natura.
Lo sguardo è catturato dall’esterno che circonda questa ampia villa in equilibrio su un declivio collinare, che ha rappresentato un’autentica sfida per l’architetto Alessandro Bulletti, che ha dovuto plasmarne non solo la forma ma creare raccordi tra i vari dislivelli. “Questa immagine, in cui emerge il profilo della città storica, in un magico equilibrio tra ambito costruito e campagna, rappresenta la scena fissa, ma sempre mutevole, della vita domestica” ci racconta l’architetto ripercorrendo con gli occhi della memoria la genesi del progetto.
Dare forma alla materia, l’architetto ha organizzato il progetto partendo proprio dal declivio del terreno nel rispetto di quello spirito di genius loci che ci pone in relazione con l’identità del luogo stesso, con la sua anima e lo spirito – o Daimon -che gli antichi tendevano a tutelare.
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(La sfida attuale di ripensare il genius loci riflette il nostro “essere” ad un crocevia di aspetti critici connessi all’esperienza spaziale – e sembra ricordarci che questa stessa esperienza non possa che organizzarsi attraverso la realtà dei “luoghi”) Quel labile tratto di confine tra umano-naturale che si apre nella spazialità, il carattere “soggettivo” che sembra talvolta essere presente nello spazio stesso ci conduce per vie misteriose ad un testo giapponese – Fūdo del 1935 – in cui Watsuji Tetsurō riflette sulla fenomenologia dello spazio umano (in onore del committente di discendenza nipponica). *
La nozione asiatica di fūdo navigata dal saggio di Watsuji ricorda tra le pieghe del viaggio quella di genius loci, ed è lo strumento con cui il filosofo giapponese pensa allo spazio naturale-culturale come sembianza dell’esistenza umana. Quello di fūdo – “milieu”, “clima-cultura”, letteralmente “vento e terra” – è uno dei punti centrali del pensiero filosofico di Watsuji, che sembra prendere forma e consistenza nel progetto spaziale firmato dall’architetto umbro.
Il volume architettonico si staglia sullo sfondo del cielo in tutta la sua “geometrica compostezza” avvolta da importanti pareti rivestite in pietra arenaria locale. Nella sua doppia esposizione nord-sud la villa offre scenari diversi e simbolicamente contrastanti: prevalentemente chiuso il lato settentrionale per proteggersi dal vento, si apre invece generosamente a sud con ampie finestre che incorniciano il paesaggio in un gioco di scale prospettiche tra vicino e lontano.
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La villa si delinea a monte come un volume basso, che ne minimizza l’impatto visivo, opera di una sapiente operazione di “integrazione” nel paesaggio, accolta dalla vegetazione circostante; un piccolo edificio antistante – memoria di un passato agricolo – è stato recuperato e ricopre un ruolo significativo nel nuovo assetto insediativo. Il prospetto affacciato sulla valle assume invece uno slancio verticale, sottolineando così i due livelli intorni ai quali si organizza l’intero progetto abitativo.
Il prospetto sud a doppia altezza è servito da una grande scala esterna che collega «i due piani della casa risolvono il dislivello esistente tra la quota della strada privata d’accesso e quella dell’ampio prato più in basso, unica zona in piano presente nella proprietà» spiega l’architetto Bulletti.
“Sul fronte sud, una grande loggia che guarda verso la piscina, posta all’estremità della proprietà, si apre al paesaggio esterno grazie a una grande vetrata di forma irregolare che segue l’andamento inclinato della falda e che, come una grande cornice, inquadra una precisa porzione di paesaggio di singolare bellezza in cui emerge il profilo della città di Perugia”. L’ingresso, schermato da una grande porta d’ingresso in rovere massello, apre l’accesso all’area giorno e, attraverso una scala, alla zona notte.
La zona giorno concepita come un grande open space in cui convivono la sala da pranzo, la cucina, schermata dalla membrana funzionale in guisa di un grande mobile contenitore attrezzato, e lo spazioso living affacciato sulla scenografica vetrata a sud. La zona notte e i vani di servizio sono invece al piano inferiore. L’utilizzo consistente del legno nel codice narrativo degli interni ne rappresenta un elemento fortemente caratterizzante che invade non solo la pavimentazione, ma anche coerentemente i serramenti e gli arredi (quest’ultimi realizzati per lo più su disegno del progettista).
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Il living e gli spazi adiacenti godono dell’abbondante fluire di luce naturale grazie ad una seconda apertura che si scinde in due ampie pareti vetrate, di cui una interamente fissa. La spettacolare vista segue un andamento irregolare in due direzioni differenti. Anche qui, come nella cucina affacciata sul lato opposto, la struttura dialoga naturalmente con il paesaggio, valorizzato da infissi/cornice realizzate su misura dal progettista.
Grande attenzione è stata posta all’efficentamento termico, favorito sia da un sistema di vetri stratificati che l’utilizzo a pavimento di un materiale come il legno che permette ottima trasmittenza termica e avvolge la casa nel suo calore naturale. La cucina è attrezzata con mobili contenitori realizzati su disegno.
E’ auspicabile introdurre una breve riflessione sui valori visivo-tattili dei materiali (richiamando alla memoria gli studi di Franco Purini); quelle impressioni “sensoriali” derivanti dall’esperienza tattile della materia. Alcuni valori sono l’asperità, la levigatezza, la sensazione del caldo e del freddo, la porosità o il carattere liscio, astratto o venato delle superfici. Un ingrediente importante, seppur poco noto, è la profondità virtuale.
Quando guardiamo una serie di materiali alcuni ci appaiono visivamente penetrabili, come succede con la materia lignea che sembra avere una sua stratificazione epidermica -una pelle – che altri, invece, non posseggono. Per capire a fondo la materia legno – in questo caso specifica l’essenza prescelta è stata l’Iroko – non ci si ferma allo strato superficiale ma si deve attraversare il suo spessore per raggiungere il nucleo tecnologico e il cuore pulsante.
- Fonte: Genius Loci e Fūdo: La filosofia mesologica di Watsuji Tetsuro di Lorenzo Marinucci
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