Earth Stations

A partire dai suoi nuovi progetti, le Earth Stations, Michele De Lucchi affronta il tema del lutto del pianeta, al quale l’architettura deve rispondere con “costruttive visioni del futuro”.

Tra i protagonisti delle correnti di avanguardia nell’architettura e nel design sin dagli anni ‘70, Michele De Lucchi intreccia nel suo lavoro le diverse sfere della progettazione, realizzando arredi di design, architetture e allestimenti in tutto il mondo.

Dal 2004 scolpisce casette in legno con la motosega per cercare l’essenzialità della forma architettonica. Una selezione dei suoi oggetti e delle sue sculture è esposta nei più importanti musei del mondo. È stato direttore della rivista “Domus” per l’anno 2018.

Earth Stations Listone Giordano Arena Michele De Lucchi
Earth Stations – Listone Giordano Arena

Michele De Lucchi porta in mostra “Earth Stations”, le opere progettate all’interno di AMDL Circle animano di linfa vitale e stimolano riflessioni e pensamenti attraverso una rassegna di incontri, che attraversa l’Italia per approdare in alcune capitali mondiali. Nel progetto Listone Giordano Arena firmato dal maestro, due giganti modelli di Earth Stations guardano dall’alto calamitando lo sguardo dei visitatori dello spazio. 

Listone Giordano Arena raccontata da Michele De Lucchi

L’Arena è una evoluzione del concetto di showroom. È uno spazio espositivo del futuro, non più centrato sulla relazione commerciale venditore-acquirente, ma sullo scambio culturale, emozionale e sul trasferimento di conoscenza”  

Michele De Lucchi.

Un progetto di ricerca nato nel 2018 che si concentra sull’evoluzione del concetto di funzione nell’architettura e il bisogno di edifici simbolici rappresentativi. Una ricerca anticipata dai Templi per la Natura che avevano lo scopo di celebrare attraverso luoghi iconici la natura nelle sue manifestazioni più straordinarie. Ripensare al senso sociale dell’edificio è un pensiero che per De Lucchi viene da lontano. Già nel libro “12 racconti con casette” si immagina una architettura inserita in una serie di paesaggi con l’intento di comunicare speranza e ottimismo. Come lui stesso dice:

“Una delle domande che mi pongo frequentemente è cosa vogliono veramente gli uomini? Cosa diamo all’uomo?”

Michele De Lucchi
Nasce aMDL Circle: la presentazione allo spazio Listone Giordano Arena

Ecco che dalla esperienza delle casette intagliate con la motosega, simbolo di una ricerca sul tema dell’abitare, si arriva con le “Earth Stations” ad una evoluzione più ampia legata sempre al tema dell’abitare ed alla qualità della condizione di vita dell’uomo sulla Terra, ma questa volta ampliata di scala e legata al rapporto Uomo-Natura-Tecnologia. Le prime Earth Stations, chiamate Originals, si riferiscono a nuovi luoghi di lavoro ed edifici per servizi pubblici.

earth stations Michele De Lucchi
Earth Stations – Michele De Lucchi

Nella versione Many Hands si immaginano cinque tipologie di Stazioni, una per ogni condizione climatica – desertica, temperata, continentale, polare, tropicale – che hanno come scopo quello di amplificare il significato del rapporto dell’uomo con la Terra. Nuove “visioni architettoniche” non più distanti dalla loro funzione ma che aiuteranno l’uomo a sviluppare sempre di più la sua attitudine allo scambio reciproco e a ogni forma di creatività e artigianalità.

Earth Stations

Il celebre architetto spiega così il suo intervento:

“Il lutto è un passaggio, un momento di trasferimento di razionalità, emotività, pensieri, relazioni su un campo che è aperto proprio dall’esperienza del lutto. La fisica quantistica ha dimostrato che non solo il tempo si piega in presenza della materia, ma anche che non esiste come passaggio dal prima al dopo e che è inesorabilmente legato a tutto quello che noi percepiamo come solido e materiale. Non c’è mai stato nella storia dell’uomo un momento come questo, nel quale il concetto di futuro è stato così frequentato e così impellente.

La ricerca del futuro è nella mente di tutti: ci siamo assoggettati a cambiamenti così repentini e così continui che il futuro non è più una semplice derivazione di qualche cosa che noi abbiamo conosciuto e sperimentato. Il rumore del lutto è il rombo del futuro e tutti siamo, chi in un modo chi nell’altro, chi tanto chi poco, impegnati a immaginare il futuro e soprattutto a costruirlo.

Le gratificazioni più consistenti sono proprio quelle nelle quali sentiamo che abbiamo contribuito con qualcosa di valido per rendere il futuro non solo possibile, ma anche migliore. Come architetti il nostro compito è proprio quello di costruire occasioni reali di incontro non conflittuale, per affrontare i grandi temi che oramai non possono più essere trattati individualmente. Al rumore del lutto del pianeta rispondiamo con il rombo di costruttive visioni del futuro.”

Michele De Lucchi

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