Come distillare in poche parole la filosofia progettuale maturata dall’architetto Marco Carini e il contatto epidermico che vive con i materiali naturali? Nell’inno “Io sono legno!”*
Sufficientemente lontana dagli echi della capitale milanese, la Franciacorta – in territorio bresciano -conserva la sua identità collinare, con uno splendido affaccio sul lago d’Iseo. La sua curiosa toponomastica deriva dal latino “Francae Curtes” o meglio “corti franche”, poiché nel XI secolo, a seguito della venuta dei monaci cluniacensi, il territorio divenne una sorta di porto franco, beneficiando dell’esenzione di tasse e dazi.
Ed è in questo territorio ricco di alberi e santuari eretti pazientemente da madre natura, che l’architetto Carini compie la sua magia, un omaggio totemico alla terra, al legno, alla pietra e alla luce.
S’insinua, non so bene perché, in un angolo nascosto della memoria l’immagine della”Hütte“, la piccola casa di Martin Heidegger nascosta nella Foresta Nera ed interamente progettata ed arredata dalla moglie, in un paesino di sole 650 anime. Una confortevole baita destinata a diventare luogo del pensiero, dove amava rifugiarsi per scrivere in solitudine – circondato dall’amata foresta – e scrollarsi di dosso la pesantezza del mondo accademico nonchè post-bellico.
Una vita professionale, quella di Carini, vissuta a stretto contatto con la materia lignea, dalla quale sente sprigionarsi un’energia benefica – alimentata da terra, acqua e sole – energia che viene poi rilasciata nell’ambiente in cui si vive.
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Il racconto di questo delicato e rispettoso progetto residenziale non può prescindere dalla simbiosi con la materia per eccellenza; entrare in punta di piedi in questo rifugio significa dialogare con la nostra parte più intima e profonda, sperimentare il benessere della wood therapy ed attivare uno scambio di energie tra essere senzienti “perché il legno abbassa leggermente il nostro battito cardiaco”. – Ci ricorda l’architetto – “E’ una casa che ha, non solo una struttura in legno, ma anche un isolamento sia interno che esterno realizzato con questo nobile materiale”.
Lignea materia in architettura ci riporta ad una dimensione di umiltà, di ascolto, a riscoprire il grande dono del silenzio. Questo progetto, intessuto di autentici valori umanistici, travalica l’esausto concetto di sostenibilità, rifugge il rumore e l’eccesso di stimoli a favore di una visione d’essenza dell’abitare, linfa vitale in sintonia con le nostre vibrazioni interne.
La vera architettura ecosostenibile è realizzata dagli alberi fin dalle origini del mondo.
Ed è per questo che la residenza accoglie il paesaggio circostante, grazie ad ampie aperture e trasparenze, permettendo alla natura di entrare in veste di co-autore dello spazio abitato.
“Non c’è un dentro, non c’è un fuori quando ti immergi nella natura. Ci si fonde con essa. L’idea di una casa quasi completamente vetrata è arrivata spontanea, non appena visitai il luogo, un bosco con piante secolari nel cuore della Franciacorta – spiega l’architetto – I rumori erano lontani, quasi impercettibili, e il solo suono che si percepiva era la musica delle foglie, mosse da una leggera brezza primaverile”.
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La villa sorge su una porzione di terreno libero, non popolata da specie arboree, che sembrava essere predestinato a diventare teatro della nuova costruzione, in un vertiginosa tensione dialettica tra normative formali a favore di un’estetica classica e l’élan vital del progettista infiammato da canoni estetici d’ispirazione fiamminga. La leggerezza della struttura- liberamente ispirata all’ossatura delle “vecchie serre”, le orangerie o winter garden del Nord Europa -riprende il tema della trasparenza del vetro e dell'”imbastitura” dell’edificio secondo linee verticali ed orizzontali. Immateriale protagonista è la luce nella duplice declinazione di naturale (grazie al patio centrale che inonda di luce sia la zona giorno ospitata al pian terreno, che quello superiore dove si trovano le camere da letto) e di progetto illuminotecnico studiato da Marco Carini con corpi firmati Davide Groppi.
Il piano interrato, che rappresenta simbolicamente le radici dell’edificio che affondano nella terra nuda, diventa il luogo ideale dove realizzare un’area relax, equipaggiata di tutto punto con attrezzature di ultima generazione per il wellness e fitness a disposizione della famiglia.
Il layout degli interni è coerente con i valori espressi dall’intero progetto architettonico: gli elementi di arredo trasudano leggerezza, trasparenza e naturalezza nella scelta dei materiali e delle texture in collaborazione con i grandi interpreti della manifattura Italiana tra cui Living Divani, Porro e Salvatori.
La pavimentazione in legno, che veste la superficie orizzontale, è in rovere proveniente da foreste gestite nel rispetto dei più stringenti criteri di sostenibilità, dalla tonalità Argilla della collezione Grisaglie Listone Giordano. Un tessuto pulviscolare dalle tonalità neutre e sensuale al tocco, capace di esaltare i singoli elementi di arredo giocando sullo sfondo.
Lo Studio Marco Carini Design ha concluso solo il primo volume di una collana sul tema: “una villa costruita per una committenza con la quale ho già realizzato altre abitazioni, nel segno di un approccio naturale; una casa che potesse crescere come un albero, nutrendosi della luce del sole, con interni pieni di linfa vitale, realizzati con materiali naturali e primari”.
Foto di Fausto Mazza
Si ringrazia Paola Pianzola per Ville&Casali di novembre 2021
Si ringrazia Marco Carini Studio
- Citazione tratta da Jove IO SONO LEGNO.
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