Borgo Biologico, Cairano (AV), Alta Irpinia, Angelo e Benedetta Verderosa

In questo luogo incantevole, lontanissimo dal caos e dalle contaminazioni si esprime, nella sua dimensione magica, l’esperienza progettuale di Angelo e Benedetta Verderosa, capaci di ricostruire una storia così antica, rendendo attuale e vivo il “Borgo Biologico”. La tradizione formale sostiene l’impegno per una delicata trasformazione micro-urbanistica e ambientale.

C’è tutto il talento e la poesia di chi conosce e ama quei luoghi, senza per questo doverli trasformare in paesaggi scenografici, perché l’architettura del restauro conserva la qualità della realtà contemporanea che a Cairano i progettisti vogliono esprimere e sottolineare.

E’ l’estetica delle suggestioni che controlla ogni cambiamento, semplice ma evocativo di un mondo antico che torna di attualità, oggi e per il futuro, in una prova di architettura articolata nel tempo che produce un risultato sorprendente, invitante.

Il centro storico del paese è stato trattato come un organismo unico, spalmato sul territorio scosceso, come una sequenza musicale polifonica, e i progettisti hanno ascoltato con grande sensibilità quei suoni per riportarli ad una nuova espressività, senza alterarne i significati del passato, dell’origine.

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Questo tempo si dilata nella dialettica e nelle funzioni, perché l’architettura in qualsiasi sua manifestazione non può che essere contemporanea, anche quando discute e ascolta il passato, poi ha la necessità di compiere le scelte connesse al “presente permanente”, così evidente in questo progetto.

Nell’orografia del sito si nasconde la meraviglia dell’impianto architettonico, compromesso dalla tragedia del sisma del 1980, e non è un caso che da quelle rovine nasca, rinasca la cultura, “il luogo pubblico più alto di ogni tempo” , quel teatro che è la sintesi di quello che eravamo e di quello che vogliamo diventare.

Mai scelta fu più appropriata anche perché basta una gradinata, per creare un momento poetico, “contenitore di parole, di gesti e di musica”.

Bisognerebbe replicare in tutti borghi italiani compromessi o addirittura abbandonati questo principio di rinascita culturale e abitativa, partendo, come in questo caso dalla ricostruzione di una comunità, che può essere dimenticata.

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Qui l’architettura non è soltanto ripristino delle funzioni tecnologiche, costruttive, ma ricuce la dialettica tra artificio e natura, tra gesto intellettuale e progetto sociale, ed è un risultato che ci convince davvero.

Borgo Biologico‘ è un progetto di riqualificazione e recupero di una sequenza di alloggi e spazi integrati, di estensione circa 4.000 mq, nel centro storico di Cairano (AV), in Alta Irpinia, Campania. Cairano è un borgo rurale, di origine medievale, a 800 m. slm, collocato sul punto più alto di una rupe. In seguito al sisma che nel 1980 ha colpito l’Irpinia, il paese è stato parzialmente abbandonato e attualmente vi risiedono soltanto 300 abitanti.

Teatro all’aperto, Borgo Biologico, Cairano (AV)

In prossimità dei resti del castello di epoca longobarda, una contorta area di risulta, delimitata e protetta da diruti fabbricati in muratura, è stata trasformata in una cavea per il teatro all’aperto, in cui oggi si esibiscono artisti di respiro internazionale.

L’orografia del sito, caratterizzata da una notevole pendenza, ha suggerito la disposizione della gradinata in pietra, orientata verso valle e con vista verso montagne e borghi della vicina Basilicata che divengono una straordinaria scenografia. Il teatro accoglie circa 200 spettatori e l’ampio “palcoscenico” è stato ricavato sull’area di sedime di un fabbricato che volutamente si è scelto di non ricostruire.

“Costruire è nel suo essere, fare abitare. Realizzare l’essenza del costruire è edificare luoghi attraverso la riunione dei loro spazi. Soltanto quando possiamo abitare, possiamo costruire. Pensiamo un attimo ad una casa contadina della Foresta Nera, che un abitare contadino costruiva ancora duecento anni fa. Qui, ciò che ha eretto la casa è il persistere sul posto di un (certo)potere: quello di far pervenire nelle cose della terra e il cielo, i divini e i mortali nella loro semplicità”

Martin Heidegger, in F. Choay, La città. Utopia e realtà cit.

Photo credits Archilovers


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