Capitaspring Carlo Ratti BIG

CapitaSpring è un grattacielo, o meglio, una torre-oasi verde progettata da due grandi nomi dell’architettura: lo studio danese BIG e Carlo Ratti Associati.

Fedele ai principi fondanti della Biofilia, la nuova opera verticale con i suoi 280 metri di altezza e 51 piani, vede la luce dopo quattro anni di intenso lavoro e un bando internazionale che ha permesso a Bjarke Ingels e Carlo Ratti di conquistare la vetta (dalla quale fa capolino il magnifico rooftop park).

La parola biofilia significa “amore per la vita”. La sua libera traduzione in linguaggio architettonico abbraccia l’alleanza con la natura nel binomio zoè e bìos, operando una rivoluzione copernicana che riguarda la progettazione degli spazi dell’abitare, che significa sì vivere ma anche lavorare, giocare, esprimere le nostre funzioni relazionali e umane di più ampio respiro. 

Cade così la barriera che separa il dentro e il fuori, l’interno (inteso anche come interiorità) e l’esterno freddo e distaccato, per lasciare posto ad una terra di mezzo ibrida ed accogliente dove natura ed essere umano si compenetrano. “Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi – dichiarava ormai un secolo fa Joseph Beuys – fondatore di una buona pratica ecologica come “scultura sociale”.

Un complesso residenziale, quello di CapitaSpring, mixed-use come si suol dire nel mondo del real estate anglosassone, che comprende spazi di lavoro e commerciali, ristoranti e aree pubbliche resi più belli e vivibili grazie alla co-esistenza con piante tropicali e alberi dal diverso fogliame (a seconda della posizione rispetto alla luce naturale che filtra dall’esterno). Una vegetazione progettata ad arte – ciò non esclude il metodo scientifico e la collaborazione con esperti landscape designer – che ossigena lo spazio urbano, donando bellezza e serenità.  

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Un’oasi verde ha preso il posto di un parcheggio e di mercatini ambulanti del famoso Market Street, nel cuore del financial district di Singapore, già nota per la sua reputazione di città giardino.

Una contemporanea transizione senza soluzione di continuità tra architettura verde e costruito, che si concretizza nelle facciate e in una serie di rigogliosi giardini a spirale.

Le facciate, caratterizzate da linee ortogonali – interrotte dall’innesto di plastiche dismorfie somiglianti a finestre ogivali all’altezza del tetto, del core e della base – permettono di scorgere la ricca vegetazione presente all’interno dell’edificio: una popolazione di ben 80.000 piante di 150 diverse specie, con una percentuale di copertura verde del 140% della superficie totale di ben 93.000 metri quadrati.    

Il fondatore di BIG, Bjarke Ingels, definisce l’architettura di CapitaSpring “un’esplorazione verticale dell’urbanistica tropicale”. Un parco serpeggiante nel nucleo dell’edificio, disegna una passeggiata a spirale che s’inerpica tra alberi tropicali, tronchi e tettoie.

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Una macchina architettonica produttrice di prezioso ossigeno, viva e palpitante, in continua evoluzione, connette i vari livelli della struttura e le diverse funzioni ricche di servizi, garantendo ampie possibilità di utilizzo e godimento degli spazi pubblici.

Uno sguardo tagliente sul futuro – per alcuni potrebbe essere uno sguardo dotato, invece, di un certo strabismo di Venere – che mette a fuoco la possibilità di coesistenza pacifica e armoniosa tra natura, città e cultura rurale. Un’esplosione del verde verso la dimensione uranica dell’abitare un pianeta già così congestionato.

Secondo l’opera del naturalista Edward O. Wilson “Biofilia”, la passione o “amore per la vita”, è un’esperienza da vivere sul campo, che sia essa un angolo impervio di foresta pluviale, un’oasi verde nascosta nel motore di una metropoli o di fronte ad un organismo vivente ancora sconosciuto, sempre di meraviglia si tratta di fronte all’infinita ricchezza del creato.

Ormai sulla soglia della “sesta estinzione di massa”, la necessità di un’etica del pianeta non può lasciare indietro l’arte del costruire e, l’architettura, diventa così a misura d’albero.


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