“Una casa non è una macchina da abitare. È il guscio di un uomo, la sua estensione, la sua liberazione, la sua emanazione spirituale”.

Eileen Gray

Ci sono vite che sembrano la sceneggiatura di un film, e film che sembrano la sceneggiatura di una vita.

Niente è come appare nella tormentata e aristocratica irlandese Eileen Gray, che sia pure come una luminosissima meteora attraverserà uno dei periodi più straordinari ma terribili della creatività europea del secolo scorso.

Tutto, come sempre comincia per caso, e con l’Esposizione di Parigi del 1900, trionfo del progresso in un Ballo Excelsior permanente dove la giovane Eileen respira un’aria che non è un’atmosfera e tocca l’impalpabile gioia di poter partecipare, di essere dentro pur non essendoci in quel mondo che non “pensa ancora cubista”, ma che “respira impressionista”.

Eileen Gray
Eileen Gray

La Gray, vorrebbe fare molte cose, è una bella fanciulla e questo non aiuta (quasi come oggi), arredare case, disegnare mobili ma non nominerà mai la parola architettura perché non sa ancora che realizzerà una delle più importanti case di tutto il pensiero più scandaloso del razionalismo del XX secolo.

Dunque vive, si diverte, incontra, conosce a Londra e altrove ma la sua meta naturale tornerà ad essere Parigi dopo quei due decenni, guerra compresa, che l’hanno trasformata nello spirito, ed Eileen troverà casa nella tana di Le Corbusier, che ne intuisce le doti ma anche il pericolo: è pur sempre una donna e siamo, anche se nella Ville Lumiere, in piena tempesta ormonale da avanguardie al potere.

Ma Parigi impone un ordine feroce che consente, impone ad una donna così affascinante di diventare qualcosa di indefinito, di cui non si conosce la potenzialità espressiva, neppure lei forse lo capisce, figuratevi gli altri.

Qualche arredo, basta, e avanza, e oggetti che hanno l’ardire di essere ancora attuali e in produzione, senza tempo, e lontani da ogni idea di spazio e di luogo.

Interno E-1027

Eileen vive molto liberamente, e non è un mistero che ami indifferentemente donne e uomini, senza dare una grande importanza al genere, al censo, ma solo all’intelligenza. Averne ancora oggi.

Ma uno di questi amori le sarà fatale, Jean Badovici, rumeno di nascita, amico, editore, e critico di LC, la infiamma pericolosamente pur con una differenza d’età importante tra i due.

 Lei vuole una casa in Costa Azzurra, ma non la può acquistare perché donna e straniera, lui accetta, e cerca di seguirla, invano cerca.

A Roquebrune si consumerà uno psicodramma che vedrà coinvolti alcuni dei personaggi più famosi del secolo scorso, e che non si esaurirà neppure dopo l’uscita di scena della proto-designer irlandese.

Tutto si svolge tra il 1926,e il 1929.

Lei immagina, e Le Corbusier rosica, lei produce i famosi disegni (ancora conservati)e gli altri Jean, LC ma anche Leger, e compagnia cantando, assistono  attoniti al miracolo della più importante architettura d’amore del secolo scorso.

Si perché di questo si tratta: Eileen piega l’idea geometrica allo scenario, alla quinta di una grande passione, certamente molto affollata da terzi e terze incomode ma tant’è.

Dopo averla realizzata l’abbandonerà, unitamente al suo amante complesso e invadente che, per anni, verrà riconosciuto come unico autore dell’opera.

La Gray riesce a completare l’opera di Plautilla Bricci, diventare architetto realizzando una sola “casa” ( ce ne saranno poche altre ma molto inferiori) come in una necessità di assoluto che, non consente repliche, bis canori.

Nessuna ha recitato a soggetto, non c’è nessuna parvenza di improvvisazione, a Roma o a Roquebrune l’idea potente vince senza cedere al compromesso estetico, alla tradizionale noia della consuetudine dilagante, anche allora.

Avete presente Zaha Hadid prima di diventare Zaha Hadid? ecco.

Tutta la vita di queste due donne si convoglia verso la realizzazione di questi due sogni: il Vascello e la casa E-1027, che nasconde le iniziali dei due “fidanzati” (E = Eileen, 10 = Jean, 2 = Badovici, 7 = Gray).

casa E-1027

Amori tormentati e forse non completamente e compiutamente consumati, ma che segneranno nell’incoercibile sviluppo delle passioni, una nuova e libera cultura del progetto.

Eileen Gray vivrà quasi cento anni e per quasi cinquanta scomparirà da ogni tipo di radar, di storia, schiacciata dal Cabanon di Le Corbusier, dai guai sulla proprietà della Villa e sulla fine del rapporto con Badovici e con la sua combriccola, quasi tutti maschi alfa che le infliggeranno umiliazioni di ogni genere.

Lei ci piace molto e avrà una rivincita che nessuno di questi avrebbe potuto immaginare.

Nel film del 2015 “the price of desire”, si parla dell’incredibile asta (lei è scomparsa da tempo) ma c’è qualcuno che stabilisce il prezzo di quell’antico desiderio, e si tratta solo di una poltrona, tutto sommato con buona pace dei mille progetti realizzati da Le Corbusier, in tredici milioni di sterline, esattamente così.

È il prezzo da pagare all’enorme talento misconosciuto.

casa E-1027

Chissà come avrebbe reagito la Nostra, che aveva dovuto sopportare per altro l’intrusione adamitica di Le Corbusier, autore di molti modesti affreschi che nel tempo hanno violentato lo spazio puro, essenziale di Eileen Gray trasformandolo in un territorio di caccia del vecchio Corbù, che con la complicità di Badovici ( permanente tra maschi alfa) stupra la villa, nata come scrigno di una passione che, si dice, solo sublimata dal satiro svizzero.

L’icona realizzata in Costa Azzurra, sopravvive a violenze di ogni tipo, drammi vari, proprietari improbabili, addirittura ad Onassis che avrebbe dovuto acquistarla ma era troppo modesta per le sue esigenze.

La storia della villa viene ulteriormente stuprata dall’invasione di campo contestuale del Cabanon e accessori che Le Corbusier appiccicherà alla costa meravigliosa di Cap Ferrat, a ridosso della E-1027 e da dove, successivamente, non farà ritorno dopo un bagno, il 27 agosto del 1965.

Fato? destino? legge del contrappasso?

Ora perché questa donna che così poco ha costruito, progettato e ancor meno realizzato, si trova incastrata nella storia del suo secolo, a parte la riesumazione di Kennet Frampton, riemerge da un oblio elegante, raffinato che ci ricorda le grandi dive del muto, ad una tra l’atro assomiglia: Luise Brooks.

Stanza da Letto – casa E-1027

La villa è ancora viva, come l’autrice, come l’architettrice che l’ha immaginata, amata e se mi posso permettere trasferita sul piano poetico e simbolico delle icone che definiscono il perimetro filosofico e creativo di un secolo (come la sacre du printemps, le demoiselles d’Avignon, Proust, etc, etc), certo variabile e soggettivo ma con alcuni punti cardinali fissi.

Dunque la vita di Eileen Gray finisce a 98 anni e non ci ha mai raccontato davvero come sono andate le cose, e poi perché avrebbe dovuto, l’Arcadia dell’architettura del Novecento è fatta di tante incomprensioni, rimozioni, esaltazioni e manipolazioni, come in tutti i campi e in tutti gli angoli della storia presente e passata.

Ma quell’architettura splende, risplende nel Mar Mediterraneo a testimonianza di un progetto più importante, forse è la giusta conclusione di una necessità esistenziale, ancora profondamente intrisa della passione che l’ha generata, e quale meraviglia può produrre una forma, una casa che nasce per nascondere, e forse per sempre, due amanti?

Quanta differenza tra la delicatezza geometrica di Eileen Gray e la necessità di marcare il territorio (come immaginò Frampton) del grande calvinista, e padrone della geometria Le Corbusier, che in fondo sono sicuro oltre a stimarla avesse ben altre mire, ma questo spazia tra Freud e i magazine alla moda della Costa Azzurra.

casa E-1027

Quelle poltrone immaginate per quei saloni, quei luoghi privati ma proiettati dentro il Mediterraneo, vivono e limitano ancora oggi lo spazio che ci ha tramandato il suo pensiero immaginifico, attualissimo, futurista tra tanti futuristi, impermeabile all’oblio cui ogni talento spesso viene condannato, ma alla fine risorge questa idea, e la forza che la sostiene, il progetto esistenziale che lo ha illuminato.

Quando incontriamo esistenze come questa non facciamo altro che sperare di poter rivivere il mistero, e il miracolo dello stupore che sceglie a quale forma dare vita, quale tracciato attraversare, affinchè un pensiero lieve, lieve, diventi oggetto ma ancora più spesso, soggetto pregnante della nostra mutevole vita.

Questo non è fare architettura, questo è pensare alla nostra felicità e a questa irrinunciabile necessità, l’amore che Eileen Gray ha profuso in questa “casa-mondo” non potrà più farcela dimenticare, e tutto il rancore degli altri, famosi o semplicemente sconosciuti ce la renderà ancora più bella, come forse non l’avevamo mai vista prima perché:

“Per creare si deve mettere in discussione tutto”.

Eileen Gray

Appunto.


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