saurwein

“Sappiamo chi siamo solo quando sappiamo chi non siamo e spesso solo quando sappiamo contro chi siamo” (Samuel Huntington, Lo scontro delle civiltà).  
 
Fat City, Fragmented City, Hybrid City: la città godereccia, la città con-fusa e globale, la città delle scelte; e nel tempo: 1942-1989, 1969-2020, 2001-2050. Sono i titoli dei tre capitoli del saggio di Emanuele Saurwein, architetto con studio a Lugano, che analizza il passato, legge il presente e disegna i possibili scenari futuri delle città. I tre modelli descritti (i nomi sono assegnati dall’autore) derivano dall’analisi della curva del fabbisogno di energia primaria pro capite, là dove sono energie primarie rinnovabili: l’irraggiamento solare, la biomassa, il vento, l’energia idrica, le maree; e quelle non rinnovabili: il carbone, il metano, il petrolio, l’uranio. “Ho scelto di usare la mia vita come indice del fabbisogno energetico – svela l’autore – mi sono misurato e indagato in rapporto all’energia”. Saurwein vive e lavora in Svizzera, ma la differenza geografica di scala oggi è diventata irrilevante rispetto al modello di vita assunto come paradigma. È un essere umano come tanti, consapevole che può essere attivo artefice del proprio destino, con il pensiero aperto, anzi, per sua definizione: “esteso” verso il proprio pianeta. “L’uomo ha fatto le città e le città hanno fatto l’uomo – è la sintesi dell’autore -. Ci siamo modificati nel corpo e nello spirito per vivere nelle città. Non è sempre facile abitare nell’artificiale mondo costruito. Le città si caratterizzano attraverso l’architettura che è l’espressione più alta di come abitiamo. L’architettura, da sempre, racconta chi siamo”. Cioè, in un certo senso, noi architetti non mentiamo mai: il nostro agire è sempre davanti a tutti. E ancora: “Abitiamo in strati di città, in accumuli di esperienze passate, in edifici che non sono stati costruiti per noi, ma che consideriamo nostri, attuali, vivi, presenti e carichi di memoria”. Scendendo nel dettaglio, Fat City è la città che si è sviluppata all’insegna della grande quantità di energia disponibile, con un’idea di sviluppo infinito, di crescita eterna: la quantità di energia di un edificio medio (circa 2.500 mq) di superficie per 50 anni di vita equivale alla potenza energetica di una bomba atomica. Ma Fat City cresceva, il PIL mondiale cresceva, l’impatto sul pianeta cresceva, l’individualismo cresceva, i diritti erano prioritari rispetto ai doveri. Poi il 20 luglio 1969, mentre l’uomo mette piede sulla Luna, si prospetta la Fragmented City, anche se noi oggi viviamo i tre modelli in uno solo, quasi ogni giorno, districandoci tra frammenti culturali che ci bombardano. Per fare un esempio: se i grattacieli e le periferie erano i temi architettonici e urbani che caratterizzano Fat City, la spettacolarità è la matrice architettonica di Fragmented City (come ha notato Guy Debord nel suo “La società dello spettacolo”), la città del tempo veloce: ora, adesso, subito!
È un’altra data che ci regala l’Hybrid City: l’11 settembre 2001, che fa esplodere insieme al World Trade Center i valori della cultura occidentale per promuovere una nuova prospettiva sul mondo: collaborare e non competere, risparmiare e non sprecare, curare e non offendere (programma difficilissimo). Il volume si completa con la descrizione di quattro possibili scenari per un domani. Scenario uno: i problemi non mi concernono, forse non esistono nemmeno, non mi chiedo il perché delle cose: l’uso irrazionale dell’energia ci porterà al collasso per stupidità, aggressività, prepotenza; scenario due: sono indifferente ai segnali che arrivano e il 20% della popolazione mondiale continuerà a consumare l’80% delle risorse disponibili, in questo caso la risposta non potrà che essere violenta; scenario tre: adottare una visione ecologica che prevede la rinuncia alle fonti fossili di energia, la riduzione delle emissioni di CO2, la volontà di raggiungere i diciassette obiettivi dell’Agenda 2030, ma stiamo ancora lavorando sulle cose che usiamo e non sulle persone; scenario quattro: l’evoluzione consapevole che tiene in considerazione tutti i complessi fattori che uniscono uomo, società, ambiente, economia: “Ciò che è stato trascurato nel passato, ossia la persona, sarà il centro dell’agire del futuro. Risanare, ampliare, rinnovare, ricostruire, curare saranno i verbi del fare città e del fare architettura”. A noi la scelta. TWITTA:

L’uomo e l’energia sono inscindibili, in tutte le forme e in tutti gli istanti. Da Emanuele Saurwein Per un domani. Uomo energia città @MimesisEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 

L’uso dell’energia crea l’esperienza personale, il vissuto, la storia di ognuno di noi. Da Emanuele Saurwein Per un domani. Uomo energia città @MimesisEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 

L’integrazione ci aprirà gli occhi, lo sfruttamento li chiuderà per sempre. Da Emanuele Saurwein Per un domani. Uomo energia città @MimesisEdizioni via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 
Emanuele Saurwein
Per un domani. Uomo energia città

 
Mimesis, 2023
pp. 116
Isbn 9791222302324
 
 
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer  
 
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