La matrice concettuale dell’architetto Federico Delrosso affonda nell’idea che ciò che rende speciale un’architettura è quell’alchimia che si genera tra lo spazio costruito, chi lo vive e chi lo ha concepito.

Un’architettura generatrice di emozione è la “quarta dimensione” del suo processo creativo, che si traduce nella continua ricerca di visioni e punti di osservazione che possano offrire continuità visiva e connessione sul piano progettuale e concettuale, per creare percorsi liberi anche all’immaginazione di ognuno di noi.

Il territorio intorno a Biella è uno scrigno tutto da scoprire, una distesa pianeggiante con il suo reticolo di risaie, che risale poi fino all’arco alpino. Un luogo dove si respirano le atmosfere medievali di piccoli borghi e la visione di inaspettati castelli coglie di sorpresa.

Sono proprio le linee sinuose delle colline biellesi ad abbracciare il coerente progetto di totale ristrutturazione di Villa Alce, una moderna costruzione con oltre mezzo secolo di vita, originariamente progettata dall’architetto Boffa Ballaran.

L’intervento di restauro della villa di famiglia- appartenente ad un imprenditore locale – è immerso in un ampio parco di circa 10.000 metri quadrati. Una verde oasi di relax che ospita strutture sportive e ricreative tra cui tennis e piscina.

Estrema attenzione è stata dedicata alla scelta di materie e materiali, così come alla progettazione di elementi sartoriali che fungono da trait-d’union tra gli stessi.  Un insieme coerente e omogeneo, un pensiero progettuale che armonizza le varie parti del tutto conferendo senso di unità e significato ai diversi contenuti cromatici, espressivi, stilistici.

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All’interno del volume architettonico si rincorrono e dialogano tra loro due materie primarie: la pietra granitica “petit granit” per i pavimenti delle aree giorno (versione levigata per gli interni, sabbiata per l’esterno) ed il legno di rovere per le aree notte e wellness; oltre alla sorprendente applicazione orizzontale a soffitto, che sposta lo sguardo verso l’orizzonte uranico. Il metallo al naturale è l’altra essenza materica che scolpisce la scala e alcune aree dell’articolato sistema di arredo. 

La superficie in Rovere Dèsir Civita si ritaglia un ruolo centrale, superando la dimensione di semplice parquet, per conquistare quella d’inequivocabile segno progettuale di rivestimento d’arredo. L’elegantissima modernità della sua silhouette disegna linee di fuga dello spazio e definisce prospettive inconsuete. Una fusione inedita tra razionalità e sogno che richiama le atmosfere ariose e rarefatte dei grandi maestri della pittura metafisica del primo Novecento italiano.

Ponendoci all’esterno – ci spiega l’architetto Delrosso – “la griglia compositiva tracciata ha rispettato l’impianto strutturale e di copertura a falde, caratterizzato da travatura lignea tradizionale e manto in coppi, mantenendo anche gli spazi dei due patii esistenti”. Altri rilevanti elementi stilistici sono stati inseriti grazie agli interventi di ampliamento, permettendo di chiudere e rettificare una serie di portici già esistenti.

La struttura metallica, che prolunga verso l’outdoor l’ambiente cucina illuminato da ampie superfici vetrate con vista sul giardino, conferisce all’edificio una nuova forma stereometrica. Il vetro prende il posto della decorazione e al pieno delle pareti, le soluzioni delle vetrate a tutta altezza esaltano i cannocchiali visivi dall’interno verso l’esterno e le medesime partiture permeabili alla luce e allo sguardo diventano un dispositivo che dichiara la ricerca di una connessione integrata tra interno ed esterno, la dimensione del costruito e quella della natura, nel rispetto del passato di un’opera e di un contesto.

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La riorganizzazione radicale della ripartizione degli spazi dell’abitare si snoda attorno al patio centrale, con le sue vetrate completamente apribili, trasformasi così in corte interna sulla quale affaccia il grande corridoio distributivo. Il corpo principale della villa si sviluppa su un unico piano fuori terra, sul quale si innestano un piccolo soppalco dedicato a zona studio e un ampio livello interrato di servizio. Il soppalco è collegato alla zona living da una scala, che sembra sospesa, e dalla linea grafica e asciutta.

Raccogliamo, in conclusione, le parole del progettista a testimonianza del sentimento profondo e autentico che lo lega a questa professione e, ben leggibile, anche in questo progetto di restauro: “Nell’architettura c’è un costante passaggio di testimone fra ieri e oggi che rende tutto presente ed attuale. L’aderenza a ciò che è contemporaneo significa connessione e commistione continua con quello che mi circonda e sollecita.

L’architettura ha la necessità di includere la realtà, il contesto, naturale o urbano, per conservare lo spirito dei luoghi. Per questo credo che la vera architettura non possa fermarsi alle superfici esterne, ma debba svolgersi, come un nastro di moebius, dall’esterno verso l’interno, senza soluzione di continuità.

Questa è anche la mia idea di Architettura Naturalistica, intesa non solo come rapporto con la natura ma con l’uomo in quanto parte di essa”. Un messaggio da fare nostro e trasportare, leggero come piuma al vento, all’interno del prossimo progetto. 

Si ringrazia per la collaborazione e i contenuti Federico Delrosso Architects

Photo credits: Matteo Piazza


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