Un grande omaggio a Joseph Beuys nel centenario della sua nascita.
“Non esiste altra forza rivoluzionaria che il potere creativo dell’uomo.”
Joseph Beuys
Joseph Beuys è la figura che meglio rappresenta, con la sua vita e la sua opera, l’energia centrifuga e anti-tradizionale che l’arte contemporanea ha prodotto negli ultimi decenni. Una vita, una storia. Una testimonianza a cuore aperto con le riflessioni di una protagonista dell’arte e della cultura italiana e internazionale. Un’accusa tagliente e documentata all’attuale sistema politico e culturale con una particolare attenzione ai gruppi e alle istituzioni dominanti del nostro Paese, ma anche la proposta di una nuova mappa di orientamento attraverso un diverso sistema di valori etici e morali.
Il coraggio e la forza di una donna capace di trasformare ogni dolore, ogni perdita in un momento di rivincita per rimettersi in gioco più forte e determinata di prima, per dire no ai pregiudizi, ai soprusi, alle lobby e ai gruppi di potere. Joseph Beuys nacque a Krefeld, nella Germania Occidentale, il 12 maggio del 1921 e morì prematuramente a Düssendorf il 23 gennaio del 1986. Trascorse la sua infanzia a Kleve, piccola città sulla riva sinistra del Basso Reno. L’influenza che la terra d’origine esercitò sull’artista fu notevole, come le esperienze di studio e formazione, per lo più ascrivibili alle scienze naturali.
Ma il giovane Beuys non trascurò anche gli altri campi della cultura: l’arte, a cui si dedicò frequentando lo studio di uno scultore di Kleve, Achilles Moortgat; la letteratura e la filosofia, dal Romanticismo a Knut Hamsun, da Kierkegaard a Nietzsche. La sua più grande motivazione personale era però operare nel senso della solidarietà sociale: nel 1940, terminati gli studi al liceo di Kleve, decise di iscriversi alla facoltà di medicina, specificamente in pediatria.
Fu la guerra a mutare i suoi progetti. Venne infatti arruolato nella Luftwaffe, come pilota di bombardiere in picchiata. Impegnato sul fronte orientale, nel 1943 precipitò insieme al suo “stuka”, in una desolata pianura di Crimea, durante una tormenta di neve. Una tribù di Tartari lo trovò sepolto, semi-congelato e gravemente ferito al capo; fu salvato coprendolo di grasso avvolgendolo nel feltro. Questa idea della generazione del calore attraverso i materiali della natura è un elemento ricorrente nella sua opera.
Terminato il conflitto, Beuys si ritrovò profondamente mutato, nel fisico e nello spirito. Fu allora che decise di fare l’artista. Nel 1947 si iscrisse alla Kunstakademie di Düsseldorf, laureandosi nel 1951. Ma molti si chiedono in realtà “Chi è Joseph Beuys? “Un artista stravagante dal cappello di feltro? Un poeta amante della natura? Un filosofo predicatore? Joseph Beuys era innanzitutto un uomo che amava gli uomini e la natura in cui gli uomini vivono. Non ha inventato nessun metodo, ma ha dedicato con generosa umanità l’intera sua vita alla ricerca del miglioramento dei metodi esistenti. In tutta l’opera di Beuys vi è una forte connotazione simbolica, che in parte va a riunirsi all’interesse scientifico in senso sperimentale e in parte confluisce nella zona intuitiva e creativa dell’uomo. La creatività è per Beuys strettamente legata alla natura di tutti gli uomini e da essa non può inoltre essere disgiunta in alcun modo una profonda connotazione di libertà.
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Il 12 maggio 2021, in occasione del centenario sarà inaugurato a Bolognano, in Abruzzo, il Paradise Museum Joseph Beuys, progettato dall’architetto Maurizio De Caro. Lucrezia De Domizio Durini. Personaggio atipico del sistema dell’Arte Contemporanea, opera da oltre quarant’anni nel campo della cultura internazionale. Lancia alla fine degli anni sessanta la prima sfida aprendo a Pescara lo Studio L.D., una casa galleria, progettata da Getulio Alviani, Ettore Spalletti e Mario Ceroli. Organizza mostre di Burri, Fontana, Capogrossi, Rotella, Pistoletto e propone la Pop Art americana e il Costruttivismo Internazionale. Sposata al Barone Giuseppe Durini di Bolognano, negli anni ’70 la villa di San Silvestro Colli (PE) diviene un centro di incontro per i protagonisti dell’arte di quel momento storico. Ha collaborato con i più importanti artisti dell’Arte Povera e del Concettuale italiano.
Operatrice culturale, giornalista, editrice, collezionista, scrittrice e mecenate il suo nome è particolarmente legato a Joseph Beuys. Con il Maestro tedesco, in diretta collaborazione, ha svolto un intenso ed importante lavoro nella famosa Operazione Difesa della Natura. È autrice di trentatré libri sul pensiero beuysiano, tradotti in varie lingue e adottato in Accademie italiane e straniere, sono da ricordare: il best seller Cappello di Feltro, Olivestone, Beuys Scultore di Anime e Scultore di forme, L’immagine dell’Umanità, La Spiritualità di Joseph Beuys, ma il più importante è BEUYS VOICE che racchiude la totalità dell’opera e del pensiero del Maestro tedesco e il POST BEUYS (Electa Mondadori, 2011) in occasione della Mostra Joseph Beuys. Difesa della Natura e della Donazione della sua intera collezione alla Kunsthaus di Zurigo, Lega il suo nome a importanti donazioni, in Italia e all’estero, di opere d’arte di Joseph Beuys.
Curatrice di mostre in musei internazionali, Presidente della Free International University italiana, membro onorario della Kunsthaus di Zurigo, nel 1993 è stata insignita da Jack Lang dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e della Letteratura e nel 2001 dal Presidente C.A. Ciampi di quella di Cavaliere dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana. È stata curatrice della 52° e 53° Biennale di Venezia negli Eventi Collaterali. Nel 2016 è stata curatrice per l’Arte Contemporanea alla Biennale croata di Labin. Nel 1990 ha fondato la rivista RISK Arte Oggi, un progetto d’Intecomunicazione Culturale tutt’ora attivo. Si occupa di Progetti umanitari e di adozioni a distanza. Studiosa e militante del pensiero beuysiano; dedica la sua esistenza all’espansione dell’opera e della filosofia di Joseph Beuys.
È considerata la massima esperta del pensiero e dell’opera del Maestro tedesco in Italia e all’estero. Insieme ad artisti internazionali ha trasformato il piccolo paese abruzzese di Bolognano in un emblematico luogo d’arte, dove Joseph Beuys ha lavorato costantemente negli ultimi quindici anni della sua vita. Beuys a Bolognano aveva il suo Studio e ha creato la famosa Piantagione Paradise tutt’ora attiva, ha piantato la prima Quercia italiana, in ricordo delle “7000 Eichen” di Kassel e ha ricevuto, il 13 maggio 1984, la Cittadinanza Onoraria. Lucrezia De Domizio Durini ha costruito IL LUOGO DELLA NATURA. Servizi e Magazzini della Piantagione Paradise, un ipogeo di 1000 mq rivolto alla intercomunicazione tra i diversi linguaggi della cultura, secondo il pensiero di Joseph Beuys della Living Sculpture. Lucrezia De Domizio Durini ama definirsi Collezionista di Rapporti Umani.
Di quale pelle si veste la verità per una donna di parola e d’azione?
Figura di riferimento per il complesso e stratificato mondo della cultura, esegeta del pensiero Beuysiano, Lucrezia De Domizio Durini ha attraversato il secolo breve ed entra a pieno titolo nel “cielo stellato” dell’arte e dell’architettura (parafrasando l’architetto Maurizio De Caro). Possiamo ritenere che sia ancora centrale la domanda di verità ai nostri tempi? Sia essa artistica, scientifica o filosofica? In questi tre infiniti ambiti dell’epistemologia essa viene incessantemente cercata, cacciata e spinta oltre sia pure seguendo percorsi lineari, rigorosi o sentieri tortuosi, impervi e sassosi: e comunque la sua ricerca è ciò che definisce il sacro fuoco che arde nel cuore umano. Nessuno di noi è destinato a cogliere la verità nella sua pienezza, seppur qualcuno continua a muoversi, simulando un suo graduale accerchiamento o si tratta forse di un fiaccato stato di assedio di una città/mondo in pericolo di cadere preda del nemico? Un mecenate squisitamente femminile ed un architetto procedono affiancati, lo sguardo alto rivolto ad un patto segreto, un sogno che li stringe in un corpo a corpo senza respiro. In vista di un’unica verità difficile da trovare, che lascia spazio ad una pluralità di storie da raccontare; un incontro velato, rimandato, mai sospeso e in linea di principio rispettabile. Se alla radice della nostra conoscenza sopravvive l’affidamento (messo a dura prova dalla contingenza) che una qualche forma d’intelligibilità del reale sia ancora possibile e accessibile all’essere vivente, è perché siamo portatori di pensiero e parola. Il verbo che si fa carne, è questa la dimensione intuitiva dell’uomo e dell’artista? Una ragione liberamente operante che attraverso l’espressione tangibile tenta di svelare una verità, per quanto parziale e distorta, celata all’occhio affaticato e avvezzo al mondo sensibile. Il Paradise Museum potrebbe portare in sé il germe di quella grande creazione che respira agitata dal vento del rapporto mereologico tra naturale e divino. In altre parole dell’armonica proporzione (che lega non solo l’architettura alla musica) ma mette in relazione la parte al tutto o come scrisse Varzi “le parti e l’intero”? Eterno mistero ed eterno stupore ci coglie di fronte ad un’opera d’arte, siamo pronti a lasciarci incantare dalla vita di pietra posata nella tenuta di Bolognano. Un rinnovato dialogo tra l’uomo e il cosmo irrompe nell’era della transizione ecologica, della rivoluzione green e della digitalizzazione ad oltranza dei luoghi (o non-luoghi come direbbe Augé) della cultura.
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