Un progetto eponimo di Park Associati (Filippo Pagliani e Michele Rossi) per la Luxottica Digital Factory. Milano 2017/2022.

Questo progetto realizzato a Milano rappresenta una metodologia sperimentale e attenta rispetto al paradosso della conservazione delle pre-esistenze, e alla creazione delle dialettiche tra passato e tempo presente.

Parlare è un bisogno. Ascoltare è un’arte

W. Goethe

Park Associati, anche in questo “caso-esempio”, esprimono la loro capacità scientifica di produrre segni estetici emozionanti e caratteristici della nostra contemporaneità, mantenendo un atteggiamento linguistico e filologico corretto rispetto al programma e all’architettura, oggetto di una profonda trasformazione ma che riesca a mantenere i caratteri originari del complesso.

Luxottica Digital Factory Park Associati 3

Non è un caso che nella loro bella presentazione del progetto si parli di “ascolto”, e non certo in forma retorica, ma quasi come se si volesse sovrapporre un suono del passato con una forma sonora del futuro fino a trovare una melodia, proprio quella armonia che può sovrapporre esteticamente momenti e storie diverse, lontane.

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Ma questa attitudine ha una valenza teorica più importante perché manifesta un’attenzione, uno sguardo che è scevro da gesti muscolari estetizzanti, una linearità di tracciato funzionale e morfologico che rende la Luxottica Digital Factory un luogo urbano identitario, capace di rispondere al programma con una particolare felicità espressiva generale.

Quando l’architettura si comporta così nasce il Luogo, cresce un’idea contemporanea che ci rappresenta e che è capace di leggere la città che la ospita, e i progettisti con la loro delicata attenzione ne hanno fatto un momento di riflessione sulla città delle fabbriche, sulla trasformazione delle periferie, sul futuro degli spazi di relazione e per il “lavoro”.

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Park Associati è uno studio giovane ma di concreto successo di critica, e di profonda vitalità professionale, ma la sfida della nostra storia/Storie è trovare un’opera che rappresenti tutto il loro percorso, ”architettura eponima” che possa essere la sintesi culturale e concettuale del loro pensiero.

In effetti non è la grandezza, sia pure importante, non è la spettacolarità che rende il lavoro di un architetto la cifra stilistica che riesce a rappresentarlo ma, forse quel momento in cui all’interno di un’emozione specifica si configura tutta la genetica espressiva in grado di definirlo come Autore, come Autori, in questo caso.

Ecco perché troviamo in questo programma/processo/progetto, la Summa Theologiae di Park, anche se questa scelta è di totale responsabilità culturale del critico, ma questo progetto letterario (Verso una storia dell’architettura del tempo presente) che stiamo sviluppando nasce dalla metodologia della selezione rigida dell’Opera unica, sommatoria e variante di tutte le architetture precedenti e imprinting per il futuro.

Nello spazio di Via Tortona dove le turbine della General Electric cantavano, si sprigiona la stessa energia vitale da configurare in “spazio per un terziario sperimentale”, fatto di nuovi lemmi di un vocabolario essenziale, esaustivo, senza fronzoli, cadute formalistiche, solo espressione pura di una sequenza/cadenza di volumi, recuperati, costruiti e ri-costruiti col pensiero alla memoria ma lo sguardo profondamente agganciato all’”adesso”, al presente permanente.

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Nella procedura di costruzione dei significati dell’architettura contemporanea, questo progetto travalica l’esperienza diretta dei progettisti, del team, del gruppo per diventare metodo, replicabile in infinite varianti ma tutte ascrivibili al pensiero originario che le ha generate, questa è una delle funzioni apicali della prassi progettuale: l’opera come modello, come polo catalizzatore di significati contrastanti ma interagenti.

Questa è la premessa alla scelta di una e solo un’opera rispetto alle tante pur significative di Michele e di Filippo, perché ci appare come un territorio vergine dove è stata scritta una pagina estetica significativa che si traduce in un romanzo frutto di tanti capitoli rielaborati, riscritti, una letteratura capace di dare al dis-attento osservatore oltre alle sollecitazioni che la bellezza infonde, un momento di riflessione sulla complessa attualità del mestiere dell’architetto.

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Credo che questo sia l’insegnamento più profondo in questa “poetica dell’ascolto”, un continuum antico/adesso che suggerisce una personale attenzione alle memorie soprattutto quando diventano elementi/frammenti di un nuovo discorso amoroso, barthianamente parlando.

Ecco perché la storia entra prepotentemente come lascito, come eredità industriale, come paradigma semantico in questo tracciato, e crea dentro la Digital Factory di Luxottica un flusso dello spazio-tempo che risolve ogni discrasia tra forme dissimili, mantenendone il canto, fino alla complessità del risultato finale: luogo urbano-architettura per il lavoro, nuovo paesaggio ambientale, Opera Aperta.

Nella “poetica dell’ascolto” di Park si avverte la densità sentimentale, un amore vero per la professione, una felicità espressiva che esprime la condizione di chi ha trovato la soluzione più appropriata, necessaria, la realizzazione di un desiderio o non soltanto la soddisfazione di un bisogno, che in fondo definisce il perimetro che separa l’edilizia dall’architettura.

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Il motivo per cui stiamo scrivendo questa storia/Storie è comprendere il nostro tempo, attraverso le più significative manifestazioni della progettazione architettonica del Paese, che rappresentano la nostra valutazione analitica sullo stato della professione di architetto, senza scelte legate a scuole particolari e senza gerarchie e classifiche: un ennesimo Viaggio in Italia post-pandemico, alla scoperta di nuovi talenti, e segnalando quelli già consolidati, come Park, appunto.

A Milano, in via Tortona, è stata realizzata una tessera di un mosaico concettuale e ideale che alla fine dei cinquanta capitoli-stazioni, potrà essere letto in tutta la sua complessità, senza necessariamente rinunciare alla sua unicità e peculiarità, la cui sommatoria delle parti è solo la possibilità che possa diventare “un tutto”.

Ecco perché analizzare il progetto della Luxottica Digital Factory di Park Associati è già una storia nelle Storie, un segno che ci racconta una città, una fabbrica, che mentre si appresta a curare “il passato” ci suggerisce come potrebbe essere il nostro futuro migliore.


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