Titolo indubbiamente impegnativo che sottintende: “Cos’è architettura?“, domanda ben diversa da “Cos’è l’architettura?” (alla quale ha definitivamente risposto Mies van der Rohe: “La volontà di un’epoca tradotta in spazio”).

Ma Marco Biraghi, professore di Storia dell’Architettura contemporanea al Politecnico di Milano e già autore di “L’architetto come intellettuale”, sa tracciare con intelligenza un percorso tra le varie composizioni di architettura, a partire dalla celebre rappresentazione di Charles Eisen pubblicata in frontespizio da Marc-Antoine Laugier nel suo “Essai sur l’Architecture” nel 1755: una capanna rustica fatta di tronchi e fronde d’albero disposti come un tempio classico.

Marco Biraghi: Questa è architettura
Marco Biraghi: Questa è architettura

Un’altra immagine evocativa e potente è quella nelle pagine finali di “Architektur” di Adolf Loos: “Quando in un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: Qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura” dopo aver notato che: “Non colui che sa costruire meglio riceve il maggior numero di commissioni, ma chi sa presentare meglio i suoi lavori su carta”.

Nel 1955, Pier Luigi Nervi pubblica “Costruire correttamente” che mette in rilievo il ruolo da protagonista dell’architettura in grado di assolvere sia le esigenze funzionali che quelle estetiche: “Alla sensibilità statica – annota Marco Biraghi – Nervi affianca una sensibilità artistica, cosicché le esigenze costruttive e quelle estetiche possano fondersi nella mente del progettista. Quasi presagendo le possibili conseguenze future di una ipertroficità delle strutture, mette in guardia dai rischi dell’arbitrarietà e della vacuità di una architettura intesa come fatto strutturale”.

Adolf Loos, Progetto del mausoleo per Max Dvořák, 1921 (non realizzato)

Un passo ulteriore, estremo, definitivo è quello di Hans Hollein: “Tutto è architettura”: perché è diventata un mezzo di comunicazione e in quanto tale occupa l’ambiente nella sua totalità, proiettata “oltre l’ambito della costruzione, i cui spazi potranno più consapevolmente avere qualità tattili, ottiche, acustiche, contenere informazioni da offrire, oltre a soddisfare direttamente necessità sentimentali”. E per noi contemporanei, scrive l’autore: “L’architettura è il prodotto di una novitas divorante, sempre in divenire, mai stabile, mai espressione si uno stato (d’animo); un prodotto il cui fine ultimo è la perenne sorpresa, il costante quanto superficiale ribaltamento dell’affermazione precedente”.

Infine, la spiegazione di Luis Barragán che nel discorso di accettazione del Pritzker Prize assegnatogli nel 1980 considera l’architettura “Un atto sublime di immaginazione poetica” chiedendosi, forse un po’ ingenuamente, perché siano scomparse le parole: bellezza, ispirazione, magia, incanto, serenità, silenzio, intimità, stupore. Concetto ribadito ed esplicitato in un’altra occasione: “Se esistono molte soluzioni tecniche equivalenti a un certo problema, quella che offre a chi la usa un messaggio di bellezza e un’emozione, quella è architettura”.

Pier Luigi Nervi e Annibale Vitellozzi, Palazzetto dello Sport, Roma, 1956-58

Disegni (gli schizzi dell’Experience Music Project di Frank O. Gehry come tentativo di trasporre in forme tridimensionali gli assoli della Fender Stratocaster di Jimi Hendrix), mani (le mani di Adamo a proteggere il capo sotto la pioggia sono per il Filarete le falde di un tetto), luogo (per Aldo Rossi era molto più importante entrare, capire, vivere il luogo prima del cantiere che non frequentare il cantiere stesso), filosofia (per Marx i filosofi interpretano il mondo, gli architetti lo trasformano; per Gramsci l’uomo non può essere disgiunto dalla natura, l’attività dalla materia, il soggetto dall’oggetto): in sintesi, a concludere il volume: “Perché il progetto possa proporre una visione del mondo diversa, l’architetto dovrebbe essere estraneo al pensiero egemonico o almeno discostarsene in qualche misura. Per un’architettura vincolata ai propri impegni nei confronti della società e al tempo stesso non asservita a essa”.

 
 
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L’errore consiste nel concepire l’architettura come un’opera d’arte con fini esclusivamente estetici. Da Marco Biraghi: Questa è architettura @EinaudiEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

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Lo scultore intaglia o plasma la sua materia, l’architetto intaglia o plasma la sua idea. Da Marco Biraghi: Questa è architettura @EinaudiEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

Tra il pensare e il fare c’è di mezzo il disegno come deposito di idee. Da Marco Biraghi: Questa è architettura @EinaudiEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://www.listonegiordano.com/one/author/danilopremoli/

 
 
Marco Biraghi
Questa è architettura

Einaudi, 2021
pp. X – 190
Isbn 9788806249564
 
di Danilo Premoli – Office Observer  
 
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