Il progetto Torre alla Scala di Milano che si compone di uffici e servizi era già stato ipotizzato nel 2002, ma in quel momento il bene non era disponibile in quanto di proprietà privata e l’architetto Mario Botta, che ritorna a collegarsi allo studio di Emilio Pizzi, come nella ristrutturazione del teatro, vince la scommessa dopo oltre vent’anni, con l’ennesimo omaggio allo “stile milanese” col “secolo del moderno”.

”Sono un architetto del novecento” dice con una punta d’ironia Mario Botta, ma guardando il suo curriculum sembra evidente che tutta la sua formazione, e la sua produzione a partire dalle ormai storiche piccole ville in Ticino, lo avvicinano visceralmente ai grandi maestri milanesi che lui cita in continuazione da Gardella a Rogers, e tanti altri.

Ed alla Torre Velasca l’edifico dei servizi della Scala si ispira, senza volerlo nascondere anzi, citandone una certa eleganza volumetrica pur per funzioni molto diverse da quelle abitative, e per dimensioni, ovviamente. Potremmo dire con certezza che il grande architetto svizzero è il “più milanese” tra gli architetti in attività e soprattutto quello che ricerca con attenzione la poetica indimenticata dei suoi maestri e dei suoi ”padri”.

Mario Botta al Listone Giordano Arena con Platform

Quello che mi piace in Mario Botta, oltre al gesto nitido e senza titubanze formali è la capacità di
risolvere il tema funzionale e spaziale, dando risposte puntuali al programma progettuale. Non era facile inserire un edificio comunque di dimensioni notevoli, sul delicatissimo fronte di Via Verdi, la sfida è vinta arretrando il corpo principale in altezza e negli interrati, e mantenendo la cortina sul fronte principale, allineata agli edifici circostanti.

È un colpo da maestro, perché alleggerisce tutta la massa reale e la trasforma in un oggetto leggero e compatto, separandone le diverse funzioni come la spettacolare sala prove del balletto posta quasi all’ultimo, piano o l’ampliamento impressionante del palcoscenico principale che porta la sua profondità ad oltre settanta metri. Un’ultima considerazione è rivolta alla sala prove dell’orchestra un guscio isolato e interrato che avrà un’acustica eccezionale, come si conviene ad un teatro europeo.

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Scelta dunque corretta quella di affidargli l’integrazione della progettazione, già prevista nel primo intervento perché la mano è ancora vivace ed espressiva, per un risultato sicuramente positivo in un’ottica di contrazione di costi (attualmente i servizi erano ubicati in una palazzina in via Torino, con costi esorbitanti).

Mario Botta ospite di Listone Giordano Arena per una sua lectio dedicata al numero di Platform

Un’opera pubblica di “architettura civile” e Mario Botta è sempre stato molto attento e ispirato nelle numerose realizzazioni per la cultura immaginate nel mondo, dando la sensazione di amare più l’ente committente che se stesso, e questo è il più grande insegnamento che un grande Maestro può lasciare a tutti noi, progettisti e utenti, cittadini e critici.

AMPLIAMENTO TEATRO ALLA SCALA – Via Giuseppe Verdi, 3 (edificio pubblico di nuova
costruzione – 36 metri d’altezza e 18 metri interrati)
progetto architettonico: (Arch. Mario Botta – Lugano, CH) + (EPTA – Emilio Pizzi Team Architects
srl)
progetto strutturale: (ing. Gabriele Salvatoni)
progetto impianti (ing. Marco di Massa @ Beta Progetti srl – Firenze, FI)
csp: (ing. Marco Lorenzo Trani – Milano, MI)
cse: (ing. Gianni Breda @ WEI’N Venice srl, Conegliano, TV)
DL: (ing Marco Morelli @ Teatro alla Scala – Milano, MI)
imprese affidatarie: (D’Adiutorio Costruzioni spa – Montorio al Vomano, TE) + (Gianni Benvenuto
spa – Cernobbio, CO)


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