“Prendere atto dell’incertezza non vuol dire tacere tutto ciò che non può essere detto, quanto piuttosto esplorare le possibili traiettorie del futuro e chiedere a sé stessi come costruirle”. (Bernardo Secchi)
Nelle pagine dell’introduzione, Michele Manigrasso, architetto, urbanista e paesaggista, mette in chiaro il tema del saggio: “I mutamenti globali in atto, ambientali, sociali, politici ed economici […] oltre a nuovi rischi, generano anche nuovi valori o modi diversi di intendere i principi che tradizionalmente ispirano l’azione dell’urbanistica e dell’architettura”.
Il testo si compone di quattro parti. La prima analizza i cambiamenti climatici come minaccia per le pericolose e onerose ricadute sulle città (inondazioni, allagamenti, ondate di calore); la seconda è dedicata alla descrizione delle politiche di protezione del clima a livello globale, tra accordi internazionali, nazionali, regionali e a dimensione urbana. La terza parte presenta una serie di esperienze di urban design attraverso l’analisi di progetti di riqualificazione in aree sensibili; un’ultima parte, infine, si concentra sull’area del Mediterraneo e sull’Italia, tra consumo di suolo e dissesto idrogeologico. Il libro si chiude con alcune riflessioni sull’introduzione del fattore clima negli strumenti del governo del territorio e sui caratteri che l’urban design dovrà assumere per contribuire alla realizzazione della città “adattiva”, definita come: “una città preventiva e attiva, da pensare e costruire a immagine del mondo. Un imperativo necessario al quale affidiamo il riscatto delle nostre discipline, la vita e il futuro del pianeta”.
Sul territorio italiano è importante rilevare come nella maggioranza dei casi l’elemento climatico sia un fattore che esaspera criticità già esistenti, dovute ad errori o lacune nella pianificazione e nella gestione del territorio e delle risorse (occupazione di aree alluvionali, sistematica impermeabilizzazione del suolo, opere di allontanamento delle acque inadeguate: fotografia di un Paese molto vulnerabile). L’88% dei Comuni italiani ha almeno un’area classificata ad alto rischio idrogeologico e secondo i dati di Italia Sicura, il nostro è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni dei danni da eventi di dissesto: dal 1945, l’Italia paga in media 3,5 miliardi all’anno e ha contato oltre 5.000 vittime, dati che non dovrebbero avere una ragione perché: “Sappiamo che 1 euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 100 euro in riparazione di danni” (fonte: italiasicura.governo.it).
Ma sarà proprio grazie a una narrazione coinvolgente, che l’architettura e la pianificazione urbana potranno ritrovare un senso rinnovato, una “vibrazione” stimolante, una nuova missione, non per conto di Dio, ma per la “sensibile fisicità di tutti”, per usare le parole dello storico e filosofo danese Johannes Sløk.
TWITTA:
Michele Manigrasso
La città adattiva. Il grado zero dell’urban design
Quodlibet, 2022
pp. 400
ISBN 9788822913425
di Danilo Premoli – Office Observer
Leggi anche le recensioni di:
Ennio Peres: Elogio dello Zero
Andrea Cegna: Cosa succede in città?
Anselm Jappe: Cemento. Arma di costruzione di massa
Elogio della rilettura, Cesare Leonardi e Franca Stagi: Architettura degli Alberi
Elena Granata: Placemaker
Seguici sui nostri canali per restare sempre aggiornato: