Novartis Pavillion, un’astronave atterrata lungo le sponde del fiume Reno, regala alla città di Basilea un nuovo landmark progettato da AMDL Circle in collaborazione con Blaser Butscher Architekten AG (per la supervisione, il coordinamento e la consegna del progetto).

Il Novartis Pavillon è un’architettura a pianta circolare che ospita un centro di istruzione e informazione dal volto innovativo. Luogo di accoglienza e terra d’incontro fra la città di Basilea e l’azienda, che qui esprime alla massima potenza la sua vocazione a prendersi cura della salute della comunità. Radicato fuori dal perimetro del Campus – più specificamente dedicato alla ricerca biomedicale – in un parco pubblico, è uno dei punti di forza del progetto.

Una struttura su due livelli pensata per utenti diversi: l’open space, al piano terra, accoglie i visitatori con una caffetteria e un’area check-in, a cui si aggiunge uno spazio di presentazione informale e riconfigurabile. Grandi vetrate a 360 gradi garantiscono un’illuminazione naturale e creano continuità visiva con l’esterno e il fiume Reno, che scorre vicino al campus. Un’area già fertilizzata da significativi interventi di architetti internazionali tra i quali David Chipperfield, Frank Gehry e Tadao Ando. 

Un’opera corale, così potremmo definire il Novartis Pavillon, progettato per superare i confini tra scienza, arte, medicina e architettura ed essere finalmente accessibile al pubblico, l’unico dell’intero complesso. Un’opera che si può godere da vicino e da lontano, ormai meta di pellegrinaggio ed oggetto di culto di un’intera comunità. Nel suo complesso, quindi, il padiglione è un’architettura flessibile, in grado di comunicare i valori della scienza. 

Nelle intenzioni della committenza, che aveva indetto un concorso internazionale nel 2017, la finalità ultima era promuovere un dialogo sulle scienze della vita, ma anche dar vita ad una risorsa che mettesse in mostra il passato, il presente e il futuro dell’assistenza sanitaria.

Novartis Pavillon

La planimetria a base circolare sembra trarre ispirazione dalla simbologia universale del cerchio – come nel famoso Pantheon – in questo caso gli dei ai quali è consacrato sono quello del sapere, della conoscenza e della salute. Nella maggior parte delle culture e delle religioni, il cerchio è il segno grafico della spiritualità e del divino, un richiamo lontano ai culti del fuoco e del sole. Il cerchio, inoltre, è la forma “femmina” per eccellenza, il segno che raccoglie e racchiude, protegge e nutre, anche spiritualmente (in antitesi alla natura maschile della linea retta: determinata, rigida, autoritaria, a tratti) . Una descrizione che calza a pennello all’opera del maestro Michele De Lucchi.   

“Volli che questo santuario di tutti gli dei rappresentasse il globo terrestre e la sfera celeste, un globo entro il quale sono racchiusi i semi del fuoco eterno, tutti contenuti nella sfera cava” 

Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar (1951).

La pianta ad anello si articola su due livelli e un mezzanino. Al piano della città, si apre il foyer, il bar e un’area predisposta all’accoglienza dei visitatori e uno spazio informale e flessibile per la didattica, le riunioni. Non edificio di sola rappresentanza, bensì architettura metamorfica dove ospitare eventi e mostre, impreziosita da una spettacolare facciata tecnologica mutevole, che diventa essa stessa protagonista luminosa di diversi contenuti comunicativi.

Una rete spaziale dalla riconoscibile geometria a losanghe (posta a circa 50 cm dalla copertura in metallo) si nutre di innovativi pannelli fotovoltaici bifacciali in silicone o carbonio, di nuova generazione, con incastonate griglie di luci a LED. Un sistema energetico sostenibile che si autoalimenta, e fornisce un enorme schermo continuo, dinamico e fruibile da ogni angolazione. È una membrana multimediale progettata come un’installazione artistica luminosa, ispirata alle forme e ai colori delle cellule e delle molecole; inoltre, è predisposta con le tecnologie per funzionare come uno strumento per comunicare e sui quali vanno in scena sia i valori aziendali che l’impegno nella divulgazione scientifica.

Il mezzanino, invece, ospita un teatro multimediale, con gli spalti a gradoni, che fa da tramite tra il piano terra e quello superiore. Il primo piano, infine, libera spazio espositivo progettato come una galleria circolare, fluida, senza pareti o elementi divisori. La mostra diffonde la natura interattiva e divulgativa della scienza, che perde il suo portato di trasferimento verticale di conoscenze per convertirsi in esperienza e contatto vivo tra il visitatore e il significato profondo di salute.

Questa sagoma spaziale tonda e dolce rappresenta una sorta di “recinto” simbolico entro il quale si svolge il rito dell’apprendimento alla luce di nuove conoscenze scientifiche.

In questa galleria Michele De Lucchi ha disegnato spazi per accogliere “Wonders of Medicine”: le pareti interattive e un complesso sistema di tecniche di proiezione consentono un’infinita flessibilità di allestimento, lo stesso profilo inclinato del tetto diventa parte integrante del percorso, come una grande tela su cui vanno in scena nuovi racconti. L’exhibition design per la mostra multimediale permanente è, invece, opera dello studio tedesco ATELIER BRÜCKNER e i contenuti sono stati creati in stretta collaborazione con gli scienziati di Novartis.

La mostra segue un percorso circolare (e come potrebbe essere diversamente, una volta appresa l’energia simbolica emanata da questa forma), attraversando quattro sezioni che colonizzano l’intera superficie. Fragility of Life descrive come le malattie e le terapie influiscono sulla vita dei pazienti; From Lab to Patients mostra i processi produttivi di un farmaco; Steps Through Time esplora le tappe evolutive della medicina e il conseguente affermarsi dell’industria farmaceutica a Basilea; The Future of Healthcare è un invito ai visitatori e agli studenti a relazionarsi virtualmente con gli esperti, sulle implicazioni sociali ed etiche delle tendenze che plasmano il futuro dell’assistenza sanitaria.

Altro vitale elemento del progetto è la luce, grazie alla quale gli spazi prendono vita e forma. La luce naturale inonda il piano terra attraverso grandi pareti vetrate che seguono l’andamento morbido della struttura a 360° gradi aprendo al dialogo ininterrotto con l’ambiente esterno. La luce artificiale si irradia dalla calotta del piano superiore e, combinandosi con gli effetti luminosi delle video installazioni alle pareti, diffonde nella galleria una luce soffusa, creando un’atmosfera intima e raccolta in un ambiente immersivo e interattivo. L’ambiente che si crea coinvolge il visitatore e lo aiuta a comprendere la scienza, la ricerca e l’evoluzione della conoscenza.

Come dicevamo, la facciata esterna interpreta un forte ruolo simbolico nell’architettura progettata per Novartis, mettendo in scena i valori aziendali e l’impegno nella divulgazione scientifica. Una membrana multimediale, che riveste la parte superiore del padiglione, è tecnologicamente predisposta per comunicare immagini significative.

L’esplosiva copertura dell’intera cupola diventa al calar del sole uno spettacolare schermo per video installazioni di pura arte luminosa grazie alla collaborazione di artisti digitali che hanno vinto la call indetta dall’azienda. I tre vincitori: Daniel Canogar, Esther Hunziker e Semi Conductor, hanno sviluppato – gomito a gomito con il team di scienziati-  sorprendenti installazioni luminose ispirate alle forme e ai colori delle cellule e delle molecole, oltre che ai temi della sostenibilità e della convergenza tra arte e scienza.  Da questo originale esperimento emerge la perfetta sintonia e intima correlazione esistente tra emisfero destro (che elabora i dati in modo rapido, spaziale, non verbale, sintetico e globale) ed emisfero sinistro del cervello che, al contrario, analizza i particolari, scandisce lo scorrere del tempo, programma, svolge funzioni verbali, di calcolo, lineari e simboliche.

Il progetto personalizzato di arredi sono firmati da Produzione Privata, l’impresa creata da Michele De Lucchi per produrre oggetti di design sperimentale dal forte carattere artigianale. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla scelta dell’essenza, il rovere, un legno caldo, resistente, dalle proprietà traspiranti. Con questo legno sono stati realizzati arredi che trasmettono l’idea di un comfort domestico, non istituzionale.

I tavoli Benedetto e i divani Bacchetta sono prodotti iconici del catalogo di Produzione Privata; gli sgabelli Possum, disegnati ad hoc per il Novartis Pavillon, sono sedute giocose e accoglienti che, grazie alla scocca curva forata nel centro, permettono ai visitatori di muoverli liberamente personalizzando la fruizione dello spazio secondo la propria fantasia e necessità. Questi sgabelli possono essere facilmente combinati, spostati o riposti quando non vengono utilizzati. L’illuminazione della caffetteria a piano terra è affidata alla trasparente magia del vetro lavorato artigianalmente della lampada Acquatinta.

AMDL CIRCLE ha saputo coniugare alla perfezione, in un sapiente gioco di funambolico equilibrio le esigenze funzionali dell’edificio con il potenziale attrattivo di un’installazione artistica capace di autoalimentarsi.

Fonte: 101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita Di Ilaria Beltramme


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