“La giuria dei premi in/architettura 2020 ha assegnato il premio per la riqualificazione edilizia a: Nuovo Museo degli Innocenti, Firenze, Ipostudio Architetti
Committente: Istituto degli Innocenti
Impresa: Gruppo Fallani srl
L’eleganza del gesto è una dote innata dell’architetto, quando riesce ad esprimere concretamente l’idea ispiratrice, la matrice che l’ha portato a scegliere quella configurazione di materia, di spazi, di luce e di tracciati che in questo caso sono la nuova morfologia contemporanea del Museo degli Innocenti di Firenze.
Sfida problematica per chiunque ma vinta da Ipostudio con l’esperienza e la capacità sovrapposte da decenni di importanti e significative realizzazioni sempre rivolte alla qualità dello spazio, e alla sua più intelligente utilizzazione funzionale ed estetica.
Un segno perfetto da ammirare, prima di immergersi nella bellezza delle opere esposte, sostenuta dalla precisione emotivamente controllata dell’architettura che, in questo caso, dialoga naturalmente con l’espressione più alta dell’Arte antica, in una sintesi formale di grande suggestione.
E’ nel silenzio che quello spazio prova la sua dimensione sonora, un canto misterioso che unisce la sequenza delle sale, come una partitura sospesa, immaginata per condurre lo spettatore al più alto grado di stupore, come solo l’arte è in grado di fare.
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E’ un grande regalo per tutti noi quella “cultura progettuale” che ci nutre ad ogni passo, ad ogni scorcio, e ci regala continuamente sorprese e visioni, nella luce e nella penombra così sapientemente miscelate.
Architettura immaginifica e concreta, stabile nel sostenere l’antico ma, incoercibile nel produrre forme e artifici contemporanei ,come è nella natura di una dialettica perfettamente riuscita, senza gerarchie e senza prevaricazioni concettuali e storiche.
Ipostudio garantisce un controllo assoluto del percorso che conduce dall’idea originaria alla configurazione fisica dello spazio realizzato, e si vede che la soluzione finale era soltanto la trasposizione costruttiva del pensiero che l’ha incatenata alla realtà fisica.
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Progetto per Ipostudio, significa “disegno e arte del costruire”, in una profonda e costante dialettica, quasi a voler dimostrare di aver visto giusto, in anticipo, la bellezza complessiva dell’architettura compiuta, e questo accade quando l’esperienza si coniuga col controllo di ogni particolare, di ogni materiale e di ogni singolo volume.
Lo spazio pre-esistente si sposa con un’idea precisa di contemporaneità e gli elementi concettuali dell’architettura diventano la forma più espressiva dello spazio espositivo.
Volumi, sezioni, connessioni verticali e orizzontali costituiscono un vocabolario estetico di complessa densità semantica e invitano ad lettura dinamica del Museo, mentre le incrostazioni della storia si depurano nella splendida evoluzione tecnologica delle forme più attuali che possano essere immaginate. L’arte antica ha trovato “un casa attuale ed essenziale”, ricca di momenti evocativi ma molto invitante nella sua apparente semplicità.
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Ipostudio esprime un controllo totale della materia pre-esistente e non invade mai il campo evocativo di questo dialogo tra antico e attuale, liberando le espressività più recondite di entrambi i momenti storici, come se non volesse prendere una posizione, ma dando a ciascuna componente il giusto rilievo culturale.
Neppure Filippo Brunelleschi potrebbe essere più soddisfatto di quello che il nostro tempo ha regalato al suo mirabile progetto, premio dunque meritato, meritatissimo.
Museo degli Innocenti, Firenze
Il Nuovo Museo degli Innocenti è un progetto complesso che ha sottolineato, dovendo intervenire all’interno di un edificio storico multifunzionale e ancora operativo, la profonda relazione tra la storia dell’Istituto, il patrimonio architettonico e il manufatto di Brunelleschi, il patrimonio archivistico, storico-artistico e infine le sue attività, raccogliendo le diverse funzioni in un unico organismo.
Il progetto è costituito da vari episodi architettonici che investono l’edificio brunelleschiano in luoghi differenti risolvendo alcune questioni irrisolte o rimaste incompiute nel corso della storia.
In questo senso l’intervento progettuale proposto, risultato vincitore del concorso internazionale di progettazione nel 2008, ha risposto alle molteplici questioni che l’edificio presentava sia rispetto alla gestione delle molte funzioni ospitate che rispetto alla predisposizione di adeguati spazi per esposizioni temporanee e permanenti.
“Il fantasma si materializza tramite “il simulacro del volume”. Il simulacro del volume è l’involucro. L’involucro nasconde, protegge, trasfigura, incita, tenta, fornisce una nozione ingannevole del volume. Crea un’ambivalenza nei riguardi del volume, lo rende sospetto.
Favorisce lo sbocciare delle teorie deliranti del volume. Provoca vertigini di conoscenza ideale del volume, di conoscenza inconsistente del volume. L’involucro smaterializza il contenuto, il volume, debilita l’oggettività del volume, rende angoscioso il volume virtuale.”
Salvador Dalí, in A. Breton, Antologia dello humor nero, trad. di M. Rossetti e I. Simonis, Einaudi, Torino 1970.
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