“L’architettura del Rinascimento riscopre la Storia, inventa il Mito dell’Antichità, cerca di normare il linguaggio degli ordini classici che eleva a canone universale. Ma la sintassi che essa ricrea non è prefissata: il testo di riferimento, quello di Vitruvio, è nebuloso e ambiguo, costringe ad un’interpretazione di parte”.
dall’Introduzione di “Rinascimento Adattivo”, di Pietro Valle. 2023, Libria
Adattivo. agg. [der. di adattare sul modello dell’ingl. adaptive «capace di adattamento»]. – 1. In psicologia e in etologia, che riguarda l’adattamento o che favorisce il processo di adattamento: facoltà adattive.
Introduzione programmatica.
Pietro Valle, figlio d’arte, è un architetto rigoroso, profondamente legato alla sua professione e alla natura e al significato profondo del progettare, guarda alla storia con un’attenzione culturale d’altri tempi. Come nutrimento intellettuale e teorico ma anche come elaborazione di una prassi scientifica utile per il futuro della nostra professione. Nelle brevi e dense note di questo suo splendido saggio Rinascimento adattivo, sintetizza una sequenza di momenti e mondi che hanno portato dalla sua formazione e spiega da dove parte questa sua ricerca, ma soprattutto dove vuole arrivare.
I nove capitoli cercano di focalizzare le espressioni semantiche che un fenomeno così complesso ha voluto consegnare al mondo e che di fatto rappresentano i momenti diversi di una storia sempre attuale, contemporanea. Ogni ambito concettuale è illustrato dalle splendide foto di Giuseppe Dall’Arche, e da un testo, in grado di invitare ad un approfondimento successivo, a nuove curiosità teoriche e pratiche, un caleidoscopio di meraviglie realizzate, di episodi estetici di vasta capacità evocativa, in una ininterrotta linea armonica che si distende lungo la Penisola.
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La scelta delle vocazioni di ciascuna architettura è scientifica ed eponima, come a voler dare gli indizi per una storia molto più grande, molto più ampia dove la nostra antica capacità di “costruire modelli”, ha sempre necessità di ulteriori spiegazioni ed approfondimenti.
Valle ci conduce in un viaggio che ha origini lontane, culturali, accademiche e teoriche che mette insieme Giorgio Ciucci, Massimo Scolari, lo IUAV del 1982, Robin Evans, Harvard, ma anche Francesco Paolo Fiore e il suo seminario su Francesco di Giorgio Martini. e poi l’immaginifico John Hejduk e la lettura del di Paolo Uccello, insomma i giacimenti teorici indagati in questi decenni sono i prodromi da condividere, di questo significativo lavoro.
Nel testo introduttivo si fa riferimento all’accidentismo del Rinascimento), termine coniato da Joseph Frank, che vuole raccontare l’interesse verso gli aspetti casuali e autonomi, non progettati, nella crescita di casa e città – che ci portano lentamente alle teorie del pittoresco inglese o alle ricerche di Christopher Alexander, fino ai legami con la discussione contemporanea sul kitsch (Venturi, Koolhaas).
La ricerca sulla storia si traduce nell’affermazione di un presente permanente, presente e attuale di cui siamo permeati, attraverso le tipologie edilizie nate da nuove esigenze funzionali come Il Palazzo, la Chiesa cristiana, la villa suburbana, praticamente il telaio su cui poggia la città comunale, cha farà da fondamenta della nostra contemporaneità.
I lemmi che ci accompagnano in questo universo antico ma profondamente attuale partono da “aggiunta”, intesa come incompiutezza, contiguità di elementi diversi, assenza di mediazioni” e per ogni capitolo c’è una domanda cui rispondere.
O “l’adattamento”, o il “Sito/Paesaggio”, le “Mega/Infrastrutture”, nel quinto capitolo “ricostruzione” l’autore si chiede se sia più significativo il modello originario o la sua interpretazione nei secoli.
La “deformazione” indaga la capacità programmatica del progettista di modificare la sintassi formale, funzionale ai limiti della sua irriconoscibilità
Dunque l’adattamento è un tradimento dei principi? la risposta è aperta e certo contraddittoria.
E ancora il “montaggio”, o il “processo” come confronto tra più visioni, e infine il capitolo “interrotto”, come incompiuta, frammenti che rimandano e invita a pensare, immaginare ad un intero che non vedremo mai se non come ricordo, pensiero, sogno.
In questo lavoro di ricerca si nota l’amore infinito dell’autore per la storia ma soprattutto per definire i motivi che concettualmente ci hanno portato fin qui, dando alle nostre complesse e variegate identità di progettisti, un valore che oltre ad essere attuale è imprescindibile se si vuole mantenere il gradiente intellettuale, ”colto” di questa drammatica e meravigliosa professione.
Remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.
Francis Scott Fitzgerald
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