Sara Kulturhus è un progetto ampiamento rappresentato alla 18. BIENNALE ARCHITETTURA di Venezia.
Laboratory of the Future apre una finestra di riflessioni sul progetto di White Arkitekter e il dialogo con una sana gestione forestale a kilometro zero. Uno sguardo che indaga il rapporto con le radici culturali di un popolo, l’impronta di carbonio lasciata dal nostro passaggio sul pianeta e la cura del paesaggio, tanto da suggerire un uso consapevole (non abuso) delle nuove tecnologie. Una riflessione sulla società del futuro – che in Svezia è già presente – non può alienare il recupero del legame con la natura e i suoi abitanti. La proposta Sida vid sida – significa fianco a fianco – è un modello architettonico di torri “a graticcio” che mette l’arte, lo spettacolo e le organizzazioni letterarie l’una accanto alle altre in un ambiente spettacolare. La collaborazione con l’industria forestale regionale e le conoscenza acquisite nell’ambito delle costruzioni in legno svolgono un ruolo chiave, il tutto completato dai recenti sviluppi nella tecnologia del legno ingegnerizzato (CLT).
Se ne parlava – e scriveva – già da un po’ della sfida di costruire il Sara Kulturhus, il più alto grattacielo in legno della Svezia (tra i più alti al mondo), a Skellefteå, all’interno del quale prende vita un centro culturale nel cuore della città ai confini con il circolo polare artico. Un’enclave incontaminata, verde e popolata di alberi – dove non mancano certo le tipiche costruzioni in legno – e il progetto di 20 piani e 76 metri d’altezza è stato selezionato tra ben 55 candidati. La cultura democratica del progetto e dell’architettura in legno ha radici antiche in Svezia – patria della foresta primaria, non antropizzata più a Nord d’Europa che è quella di Norbotten. Il modello svedese, così come quello di altri paesi nordici illuminati, continua a brillare per innovazione, ricerca, sostenibilità ambientale che va di pari passo con quella sociale.
La Sara Kulturhus è oggi realtà, s’innalza a 75 metri di altezza conquistando il terzo gradino del podio dedicato agli edifici in legno più alti al mondo; segue il Mjøstårnet di Brumunddal, in Norvegia, e quasi a pari merito la torre Hoho di Vienna, che vantano rispettivamente 85 e 84 metri.
L’ambizioso progetto è stato curato dall’importante studio di architettura White Arkitekter in collaborazione con la società di ingegneria strutturale Florian Kosche: ed è un omaggio tridimensionale alla scrittrice e attivista per i diritti umani e la tutela dell’ambiente – tra le più importanti del Novecento e una vera icona della sua generazione in Svezia- Sara Lidman originaria di Västerbotten, regione all’interno della quale si trova per l’appunto la cittadina di Skellefteå.
I suoi primi romanzi, definiti “generazionali, descrivono l’arrivo della modernità in una zona rurale del nord della Svezia e il suo irreversibile effetto sui giovani della comunità, ma tutti pongono al centro l’annosa ed irrisolta questione del rapporto tra comunità umana e ambiente e le loro inevitabili interconnessioni.
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È un ecosistema di circa 30.000 metri quadrati – interamente alimentato da energia prodotto da fonti fotovoltaiche ed eoliche – che aggrega spazi multifunzionali di diverse altezze, dimensioni e stili, che ben si prestano a ricoprire molteplici ruoli: teatro, biblioteca, galleria d’arte, centro conferenze, oltre a ristoranti ed un bellissimo hotel di 200 camere. E’ costruito quasi interamente con blocchi di legno lamellare incrociato, di provenienza locale, e trasformati in una segheria a circa 60 chilometri dalla città.
Ma la sfida tutta svedese è solo all’inizio, è già in calendario la costruzione del grattacielo in legno di CF Moller che, con i suoi 34 piani e molti metri in più d’altezza, si guadagnerà tra quattro anni il primato assoluto. Il progetto realizzato nel centro di Stoccolma prevede elementi di grande interesse quali giardini pensili e pompa di calore geotermica; prima di nascere è già destinato a diventare un vero e proprio landmark e ago della bussola nel panorama dell’architettura scandinava e mondiale già entrata nell’era della post-sostenibilità.
Sara Kulturhus potrebbe essere definito a “emissioni negative”, gli edifici in legno riducono al minimo l’impatto ambientale dell’edilizia, senza dimenticare che questo nobile materiale è in grado di assorbire ingenti quantitativi di CO2 (dati scientifici hanno misurato fino ad 1 tonnellata per fusto). Possiamo quindi immaginare che magnifico lavoro possa svolgere un intero grattacielo in città, giorno dopo giorno, e il suo tetto verde ottimizza l’impatto positivo sull’ambiente.
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Gli architetti di White Arkitekter hanno calcolato che l’anidride carbonica “imprigionata” al totale delle emissioni prodotte nella costruzione, in aggiunta al fatto che gli alberi abbattuti sono stati ripiantati, e che l’edificio si alimenta a energia pulita producendone più di quanta ne consumi, dovrebbe raggiungere l’obiettivo nel prossimo mezzo secolo di aver rimosso dall’atmosfera quasi il doppio di CO2 rilasciata in fase di realizzazione.
“Per noi, l’architettura sostenibile riguarda la creazione di edifici e società paritarie in cui le persone sono al centro dell’attenzione -dichiara Anna Graaf, Direttore Sostenibilità dello studio – la sfida, tuttavia, è farlo entro i confini planetari. Gli obiettivi globali e il nostro impegno per il Global Compact tracciano la direzione da seguire nel nostro lavoro”.
Un luogo di cultura del progetto a trecentosessanta gradi, aperto a varie discipline e linguaggi, soprattutto fedele all’eredità della scrittrice di cui porta il nome: un luogo democratico, inclusivo ed accogliente per l’intera cittadinanza.
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