“La storia delle donne è, in certo modo, quella della loro assunzione di parola”, dicono Georges Duby e Michelle Perrot, nell’introduzione alla Storia delle Donne nell’Antichità.

Sono le donne stesse a dover scrivere la propria Storia, solo così non sarà soltanto il racconto dell’immagine costruita ad osservanza di una necessità di restituzione opportunistica, ma sarà la cronaca ragionata di un percorso, nelle sue declinazioni parziali e pure incerti tentativi, un percorso che va dall’occultamento alla liberazione.

La Storia delle Architettrici è Storia ancora non scritta. Il contributo femminile all’Architettura è tutto da scoprire, da indagare, da sistemare, per poi ricomporlo criticamente.

La storia passa attraverso il nostro corpo di donne e non soltanto sul nostro corpo di donne, è questa la chiave, è questa la lettura[1].

Architettrici è una parola, un contenitore e un progetto.

La forma di questo progetto è la sua maniera di trovare spazio nel mondo, la struttura di questo progetto è la partecipazione, l’anima è il contenuto secolare ed eversivo, tanto più espressivo e dirompente, quanto più naturale è il suo portato, quanto più capace di farsi operatività, nel mondo reale.

Nel cuore delle Architettrici vivono tutte le istanze del passato insieme, le esperienze delle altre donne nel tempo di prima, le lotte di rivendicazione femministe, le idee nascoste, le idee negate, quelle rubate, le idee tramontate, con la certezza di nuove possibilità, quelle del presente e del futuro, che si apre a panorami senza precedenti, a rinnovate sensibilità del vivere privato e collettivo.

Ogni verità è concessa finché non si precipita nella realtà, e la realtà del contributo delle donne alla creazione del mondo e delle forme dell’arte, nella storia passata, è ancora piccola cosa; noi lavoriamo perché la donna sia protagonista piena, consapevole e illimitata, alla costruzione del Domani.

Spazio Mars, Colle Val d'Elsa - Architettura di Giovanni Michelucci
Spazio Mars, Colle Val d’Elsa – Architettura di Giovanni Michelucci – ph. giancaterino

Forma e struttura unitamente, come nell’Architettura, l’opera compiuta è questo, e, dunque: Architettrici.

La nuova fisionomia legittima il nuovo contenuto; la parola nuova e ancora antica, antica e disattesa dalla consuetudine dell’uso, perché non c’è mai stato, forse, un contenuto di continuità cui rendere omogenea l’immagine, in termini di senso e di valore, di un lavoro che poteva declinarsi al femminile, ed essere autonomia, ed essere autorevolezza e bellezza, nello stesso tempo.

Architettrici vuole aprire una strada nuova, rileggere l’apporto delle donne, che hanno pensato, progettato, realizzato, opere di Architettura, alla luce di una nuova consapevolezza, la consapevolezza di ruolo, nella nuova coscienza delle donne, e l’involucro si ri-struttura in lessico antico ma nuovo, innovativo, perché non evocativo di genere, ma di sostanza e conoscenza.

Architettrici e non Architette, allora, perché le parole hanno una significanza e una suggestione che non si risolve nel suggerimento a un attributo, casuale, ma già vagamente discriminatorio, in quanto investe la sfera sessuale; il senso di una professionalità rintraccia con noi la sua matrice genetica storica e a lei vuole affiliarsi.

Plautilla Bricci, prima architettrice riconosciuta della Storia, è lei la svolta genealogica.

Senza alcun intento polemico, senza alcuna necessità di rinnovate eppure anacronistiche rivendicazioni, con la consapevolezza che la storia ha determinato uno scarto di creatività, che può essere compensato soltanto con una presa di consapevolezza corale, il nostro lavoro, che nasce da un’associazione di 4 architettrici più un uomo, vuole diventare un riferimento per le giovani professioniste e per chi da tempo esercita la professione.

E l’istanza storica di questa Associazione non si risolve nella filologia dei termini delle questioni, che poco sarebbe utile contributo all’esercizio della professione e della professionalità; l’intento è di integrare tutti i contributi da tutte le istanze e tutte le materie, da tutte le storie, e dalla narrazione delle architetture stesse.

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Il progetto Architettrici è un progetto ambizioso, che ha come sua ultima finalità la creazione del più grande archivio sul lavoro delle donne nell’Architettura. Un archivio di posizioni biografiche, di documentazione fotografica e scritta, di saggi, articoli, disegni e progetti. Una “Quadriennale” dell’Architettura femminile a respiro globale; in questo senso, fonte preziosissima di notizie e materiali, a beneficio di studenti, studiosi, architetti e storici.

Esiste un filo rosso che lega le opere delle architettrici nel tempo? Esistono invarianti? Esistono tematiche privilegiate? Si può parlare a diritto di Architettura al femminile, oppure è soltanto un’altra maniera, senza presunzione di genere?

Questo indaghiamo, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, avvalendoci dell’aiuto e della collaborazione di studiose e di studiosi, di architetti e di altre architettrici, di artisti, di fumettisti, di scrittori, di registi, di poeti: sguardi incrociati, opinioni diverse, molteplicità di voci e di pensieri, perché il nostro contenitore non è esclusivo e esclusivista, è inclusivo e plurale, complesso, della complessità che è studio, riflessione, scienza e arte insieme[2].

E dalla Scienza ci deriva una suggestione, che diventa mitologia o quasi fantascienza, nella sua trasposizione così particolare, ma che nella sua autentica formulazione ha avuto ragione di un’intuizione geniale nella sistematizzazione degli elementi naturali, la tavola periodica.

Scrive Ernesta Caviola, architettrice:

È possibile pensare ad un Sistema Periodico dell’architettura femminile. Una Tavola Periodica che ha come criterio il riconoscimento crescente delle architettrici presenti nella storia. Stiamo lavorando come Architettrici con determinazione su un vuoto che verrà con certezza colmato nel tempo. Lina Bo a Milano è un paradigma della nostra Tavola Periodica delle architettrici.

Lina tra il 1940 ed il 1946 ha già il suo peso atomico è già Lina con il suo portato di linguaggio e contenuto ma diverrà Lina Bo Bardi per via sperimentale grazie al suo emigrare in Brasile.

“La validità e la fortuna del Sistema Periodico di Mendeleev furono garantite dal fatto che esso riuscì a prevedere l’esistenza di nuovi elementi, poi successivamente scoperti per via sperimentale”[3].

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Sappiamo dalle iscrizioni di Priene di una File, magistrato del I sec, che fece costruire un acquedotto. Poteva essersi occupata di sovrintendere i lavori? Sarebbe lei una delle prime costruttrici della Storia. Che posto prende nella tavola delle Architettrici? Nel mondo antico godevano di una più ampia libertà le donne ai confini dei centri del potere occidentale: l’Egitto, con i suoi costumi e le sue regine, l’Asia Minore, con le sue poetesse; Aspasia, che dialogava con Socrate e con i filosofi della sua scuola, anche lei era di Mileto. Una parte della nostra periodizzazione spetta alle terre ai confini della storia maggiore, è genealogia di identità e di costume, è genealogia di luogo e di casella, non di valore.

Un gioco, il nostro, ma contiene un’idea essenziale: tutti gli eventi che sembrano non essere accaduti nel passato potrebbero essere solo una lacuna della conoscenza. Possiamo ipotizzare che ci sia una storia non scritta o non ancora venuta alla luce di reperti e documenti, e questa storia può contenere tracce del lavoro delle donne, che la Storia finora scritta dagli uomini ha preferito sottacere.

Il lavoro delle Architettrici è stato presentato per la prima volta a Colle Val d’Elsa, durante l’Archifest2050. Nel Teatro del Popolo risuanavano le voci delle architettrici, commosse, solenni, autorevoli, le voci delle giovani donne che si affacciano alla professione, delle studentesse, delle professioniste consolidate nel mestiere da una lunga pratica, di coloro che hanno vissuto l’agone della vita quotidiana, tra famiglia, sentimenti, e necessità di rivalsa; le donne che hanno fatto un passo indietro, quelle che non hanno rinunciato. A Colle val d’Elsa tanti architetti e architettrici insieme, a progettare un percorso diverso, nel tempo.

Si è parlato delle Pioniere dell’Architettura, di Plautilla Bricci, di Eileen Gray, di Lilly Reich, di Lina Bo Bardi, delle muratrici medievali, del Gruppo Vanda; una tavola rotonda di confronto e di approfondimento tra le relatrici, e la grandissima partecipazione di un pubblico con domande testimonianze e proposte, ha chiuso La Stanza delle Architettrici, il 3 Ottobre, battesimo di fuoco per l’Associazione, e già evento di grande importanza strategica.

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Questo è un manifesto programmatico, più che un racconto dei fatti, perché i fatti sono tutti ancora davanti ai nostri occhi, e nella Storia che sapremo scrivere insieme.

Raffaella Aragosa per Architettrici:

Francesca Ameglio

Ernesta Caviola

Michela Ekstrӧm

Raffaella Aragosa

Daniele Vergari


[1] Dalla pagina Facebook delle Architettrici

[2] Dalla pagina Facebook delle Architettrici

[3] I segreti degli elementi. Mendeleev e l’invenzione del Sistema Periodico, Marco Ciardi, 2019


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