PREMI In/Architettura 2020 promossi da In/Arch – ANCE con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Anci.
PREMIO SPECIALE LISTONE GIORDANO assegnato allo Studio Iraci Architetti (con Carla Maugeri) per il loro intervento nella categoria nuove costruzioni che ha saputo valorizzare l’utilizzo del legno in qualità di materiale da sempre legato al mondo dell’architettura e delle costruzioni.
ONE HOUSE: Un paradiso mediterraneo nel cuore di Sicilia
Cos’è l’unicità? È strettamente correlata al concetto di originalità e distinzione rispetto agli altri. Può riguardare sia l’uomo che gli oggetti della realtà circostante, in questo caso si tratta di un oggetto architettonico.Unico in quanto disponibile in un solo esemplare (una villa irripetibile nella specificità della sua essenza) di derivazione latina, unicum significa “solo”.
A prima vista potremmo rimanere disorientati ed interrogarci su quale pianeta siamo atterrati; sulle colline di Hollywood o a pochi passi dalla promenade di Cannes? Questa spettacolare villa ha, invece, radici nella storia di quella Sicilia profonda, simbolo della Magna Grecia, rinfrescata da una brezza agrumata. Siamo ad Acireale, l’antica Aquilia (il suffisso Reale fu accordato da Filippo IV di Spagna per sottolinearne la predominanza sui comuni circostanti!)
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Il promontorio ospita la costruzione come un pulpito la sua liturgia “architettonica”. Un luogo privilegiato che ha messo, fin da subito, tutti d’accordo, e che lascia spaziare lo sguardo oltre l’orizzonte della città, gioiello del barocco, per perdersi nel mar Ionio. I committenti si sono “affidati” interamente ai progettisti – in virtù di quel rapporto di fiducia e comprensione reciproca alla base di ogni progetto di vita – immaginando la casa che era “di là da venire”, un oggetto architettonico definito in armonia con il paesaggio in un rapporto di reciprocità e valorizzazione.
La bellezza acquista qui nuove dimensioni che non possono più essere irregimentate solo entro categorie razionali, logiche o matematiche. L’architetto esplora strade ben diverse, che ascendono fino al silenzio delle emozioni e della poetica spaziale. Qual è la via per la bellezza? Nel mito greco il concetto di kalophilia è l’amore della bellezza, un principio che invade ogni angolo di questo progetto.
La villa si presenta come un volume architettonico di grande impatto ed ampie dimensioni (articolato su 1400 mq di superficie), aperto generosamente verso l’esterno, sensazione che continua all’interno grazie al dispiegarsi di ampie vetrate a tutta altezza. Interno ed esterno dialogano e rimandano alla doppia dimensione di pubblico e privato. “Un mondo nel mondo” che riesce a trasformare e modulare – all’occorrenza – una casa pensata per l’accoglienza e la socialità in rifugio più intimo e segreto. I giochi di luce disegnano sia il paesaggio costruito che quello naturale, prediligendo di seguire in particolare la linea prospettica tra esterno e interno e viceversa. L’architettura si caratterizza attraverso l’uso sapiente dei materiali e dei colori: intonaco, pietra, legno e acciaio e una palette cromatica disciolta sui toni neutri della terra.
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All’interno i volumi si susseguono e si rincorrono aprendosi scenari sempre nuovi in cui la presenza del legno rende tutto più caldo ed avvolgente
La luce viene riflessa, assorbita filtrata. Uno dei punti fondamentali del progetto è la continuità visiva e materica dello spazio nella luce.
Il piano terra è contraddistinto da una piacevole fluidità di spazi definiti da interventi “chirurgici” ed essenziali che cesellano porte, finiture e arredi di design accuratamente scelti dal progettista in continuo dialogo con i futuri abitanti del luogo.
La cucina, uno dei fulcri della casa, si snoda intorno ad un’articolata e complessa griglia volumetrica. Questo ambiente si collegata all’esterno grazie a un’ampia vetrata che tende ad annullare il confine, appunto, tra indoor e outdoor.
I diversi piani della casa sono raccordati da una scala. La zona notte – riservata e rilassante grazie all’impiego di legno (pavimenti Listone Giordano – collezione Michelangelo in Rovere Testa di Moro e Biancospino) che sottolinea parti di arredo, vetro opacizzato, che garantisce la necessaria privacy e, ancora una volta, la luce, sia naturale che artificiale gioca un ruolo essenziale.
Nella camera padronale spiccano gli accenti luminosi dell’ottone nella poltrona di Giò Ponti e nelle lampade di Flos.
Una residenza, dunque, che rispecchia e rispetta la forte personalità dei proprietari da un lato e del progettista dall’altro, capace come pochi di trasferire sogni e visioni in disegni prima, e realtà progettuale poi. La cura dei dettagli e dei materiali evidenzia come nulla sia lasciato al caso; la casa diventa così luogo di benessere.
Il confine della dimensione dell’abitare si spinge oltre l’artificio e porta all’interno l’opera di un giardino mediterraneo subtropicale “d’autore”. Una ricerca progettuale che dà vita ad un rapporto unico tra architettura e landscape, frutto dell’amicizia tra gli architetti (Carla Maugeri e Antonio Iraci) e i committenti (Giusi Aricò e Michele Faro, proprietario insieme al fratello dell’eponimo vivaio, famoso a livello internazionale per la bellezza e rarità delle sue piante).
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Un’affinità elettiva che ha permesso di leggere tra le pieghe dei desideri più intimi e portare alla luce, schizzo dopo schizzo, l’anima profonda di questa casa.
In questo caso l’intesa è stata immediata, dagli “schizzi” fino al confronto progettuale è passato poco tempo, il dialogo sulle scelte architettoniche e sugli arredi si è spesso rivelato animato e stimolante.
I tre piani poggiano su volumi “semi-ipogei” (così descritti dall’architetto Iraci) per poi innalzarsi e comunicare tra loro. Un filo “verde” tessuto dalla Schefflera – una pianta sempreverde poco conosciuta, bellissima e purificatrice dell’aria – collega l’area benessere e relax attraversa il soggiorno affacciato sulla piscina, sfiora la scalinata esterna in marmo fino a giungere alla terrazza della zona ospiti.
Materiali pregiati in diverse cromie vengono sapientemente posizionati, come pezzi su una scacchiera, per creare effetti di “continuità” o differenziazione degli spazi, impartendo equilibri tra vuoto e pieno, trasparenza e matericità, dilatamento tra interno ed esterno.
Il progetto integrale di interior design è stato consequenziale e congruente alle scelte architettonica, una genesi che ha richiesto una palette cromatica dai toni delicata; la selezione di arredi, mai scontata e spesso su progetto, comprende materiali naturali, legno, metallo, tessuto, marmo.
Realizzare un’importante architettura in un ambito naturalistico fortemente caratterizzato, in cui la natura diventa riserva di energia disponibile per l’uomo, è la visione che ha animato il progetto fin dai primi passi “una casa piena di vitalità, di grande respiro, intima per la famiglia, aperta per gli amici, vivibile tra interno ed esterno in ogni stagione, con ampi spazi flessibili da poter chiudere con pareti scorrevoli” ricorda l’architetto.
La Chorisia Insignis, enorme albero con tronco a forma di” bottiglia” originario del Sudamerica, ha trovata qui una nuova patria, diventando protagonista di questa maestosa scenografia naturale. Il terzo piano della villa dona la sensazione di fluttuare nell’aria, privato di ogni pesantezza, semplicemente appoggiato sul volume a livello giardino (elegantemente arredato con tavolo da pranzo e poltroncine di Paola Lenti).
“Dall’interno all’esterno con il living e la cucina, un muro rivestito in travertino tra fuori e dentro, le pareti vetrate, gli affacci sul verde, riassumono i temi guida del progetto” ci svela l’architetto.
La cucina Boffi, scura e lineare, si impone allo sguardo con due importanti volumi paralleli con funzionalità distinte. Ai lati del mobile, a tutt’altezza, le due vetrate si aprono sul frutteto e l’orto. Le aree dedicate al wellness della persona, come il bagno padronale, vanta doppi lavabi di Antonio Lupi, incassati nel bellissimo mobile su disegno di Iraci Architetti, mentre la doccia rivestita in travertino Brown è un elemento dalle fattezze scultoree.
Antistante la camera padronale – in uno spazio esterno assolutamente privato – si gode la vista dell’Etna attraverso la tessitura del brise soleil, realizzato su misura, comodamente seduti su due poltroncine Tropicalia (realizzate in acciaio e stringhe di cuoio e plastica) design Patricia Urquiola per Moroso. (Il senso di accoglienza e convivialità nutrito dai padroni di casa è strettamente legato ad un altro amore, quello per la vigna coltivata sulle pendici dell’Etna).
Gli arredi di Paola Lenti, grazie alla sua ricerca continua e attenzione ai tessuti, vestono gli ambienti diventandone i moderni interpreti sia outdoor che indoor del living , del living e dello spazio che circonda interamente la piscina.
In architettura il legame tra materia e materiale è fondamentale per quanto tratteggiato in chiaroscuro (lo stesso principio vale anche per la scultura e la pittura). Potremmo spingerci a congetturare che l’architettura non è “forgiata” nelle materie, un lavoro complesso si rende necessario affinché esse si tramutino in materiali compiuti. Un passaggio complesso investito di significati profondi, di contenuti non esistenti nelle materie primigenie, nell’atto stesso in cui la “trasformazione” produce nuovi valori e che questi vanno saputi leggere e reinterpretare con attenzione e competenza. Questo vale anche per una materia prima naturale come il legno, declinata in questo progetto in superfici di rovere impreziosite da finiture cromatiche che esaltano il quadro architettonico. Un elemento progettuale congruente, che tiene insieme la presenza e co-esistenza dei materiali che si troveranno a dialogare e relazionarsi tra loro.
Antonio Iraci ci ha confessato di essere andato personalmente in cava per visionare le preziose lastre di marmo e deciderne la particolarità del taglio “controfalda” per un singolare effetto estetico/cromatico “il nostro è un laboratorio di architettura che utilizza le occasioni progettuali quale ambito di ricerca e sperimentazione”. Progettare architettura, per lui e il suo team, è un processo dinamico; un percorso che spinge a continue nuove scoperte “il mondo è geometrico e le curve sono, al massimo, un obbligo generato dal luogo. Le superfici sono trasparenti quanto più possibile e gli spazi si riducono ad incastri di linee, interno ed esterno sono parte di uno stesso continuum”.
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