irma orenstein tel aviv penthouse

Una realizzazione firmata da Irma Orenstein in rapporto olistico con il paesaggio urbano.

Irma Orenstein – designer Israeliana di origini russe – ha eletto Tel Aviv a sua patria d’adozione; abbiamo imparato a conoscerla e apprezzarla grazie ai suoi raffinati progetti residenziali, specchi fedeli della sua anima e del suo mondo. E non solo, ha creato per Natural Genius una superficie lignea che inneggia all’eco-sistema marino e alle sue creature: Pearl, dando voce così a tutta la sua ammirazione per “l’arte italiana del saper fare”.

Che si tratti di interventi su edifici storici oppure di “vestire” ex novo luoghi della contemporaneità, Irma riesce sempre a tradurre la sua visione stilistica in case cariche di emozioni e luoghi della “luce” dove l’esterno entra a pieno titolo nel progetto d’interior.

Più che mai carica di significato oggi, in un periodo di in cui il senso di disorientamento e ricerca di valori solidi, sollecitano un’inversione di tendenza e un ripensamento dell’architettura come luogo dell’essere e la casa stessa diventa rifugio intimo e luogo di “connessione” verso l’esterno.

Il suo linguaggio progettuale è ispirato ad uno stile dai tratti e linee moderne, abbraccia i valori e i principi di un lusso che richiede di essere sempre più “sostenibile” ed attento all’ambiente, seppur non in antitesi con l’innovazione tecnologica e la ricerca industriale applicata al prodotto. Il desiderio di esclusività sposa la sua meticolosa attenzione per i dettagli raffinati ed elementi (siano essi arredi, finiture o complementi) creati su misura per conferire quel tocco di “unicità” tutta al femminile.

Le sue architetture d’interni sono giocate su forme semplici, geometrie ricorrenti, giochi di luci ed ombre. Forme precise, come nel pavimento ligneo Pearl dalla ricercata opalescenza, che conferisce struttura ed interconnessione tra i vari spazi della casa per un approccio più fresco che esplora nuovi territori di “superficie”.

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Uno sguardo a volo d’uccello su Tel Aviv è un dono raro, destinato a pochi eletti che hanno scelto questa vertiginosa torre sul mare come loro residenza metropolitana. Questa generosa penthouse incarna una nuova espressione dello spazio; agli ultimi piani di questa torre di recente costruzione, sul famoso lungomare della capitale israeliana, protagonista assoluto è il panorama circostante, che entra in scena prepotentemente dai quattro punti cardinali.

Un palcoscenico dell’abitare che si distende su 400 metri quadrati oltre al lussureggiante spazio outdoor che occhieggia dall’alto. Il materiale intangibile per eccellenza che scandisce e plasma il volume domestico è la luce, cifra stilistica della designer, morbida e penetrante  che inonda di riflessi dorati gli ambienti e le viste spettacolari sul mare ai suoi piedi.

Un susseguirsi incalzante di tagli verticali squarcia le pareti perimetrali, dissolvendo la linea di confine tra interno ed esterno, amplificando trasparenze, giochi di specchi ed effetti di luce che si riflettono sulle superfici, in cui il colore del bronzo sfiora la naturalezza del legno.

L’ingresso principale dell’appartamento sorprende per l’irregolare composizione di specchi, posizionati a diverse angolature, che catturano e riverberano frammenti di immagini e raggi di luce, mentre lo sguardo si apre verso le pareti vetrate a tutta altezza. La curiosità consiste proprio nel gioco di specchi che svela non ciò che si vede ma ciò che si vuol far vedere. Come insegna la storia dell’arte, lo specchio è concepito per creare un effetto di “sconfinamento” e alterazione della realtà.  

Una confortevole e sorprendente area di snodo tra le diverse ali dell’abitazione e di passaggio per accedere direttamente all’ampio living, composto da soggiorno e cucina monumentale Boffi.

Un ambiente unico abbraccia la zona cucina e pranzo organizzata lungo la parete (alcuni dettagli di arredo, tra cui l’articolato corpo illuminante calato dall’alto con i suoi bulbi oculari che si accendono di note metalliche, segue fedelmente tutta l’ampiezza del tavolo, è disegnato da Irma) beneficia della vista sulla città in continuo movimento e trasformazione attraverso aperture trasparenti, che intervallano la lunghezza perimetrale della facciata.

Uno dei cuori pulsanti dell’intervento di interior è proprio l’estensione della superficie lignea, che fa trait-d’union tra le varie aree domestiche e accompagna verso l’affaccio esterno, una dimensione orizzontale dal sorprendente effetto scultoreo, bianca ed iridescente, visibile da ogni angolo della casa.  

La pavimentazione esterna in legno di Accoya (in armonia cromatica con gli interni) sottolinea l’unitarietà visiva del progetto, assumendo la regia costante di questo palcoscenico domestico.

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Lo spazio outdoor, protetto da un’intrigante struttura lignea brise-soleil, è suddiviso in tre terrazze dalla precisa identità individuale: di rappresentanza, spazio ludico per la famiglia, terrazza per le cene, è progettato come privilegiato regno destinato al convivio, al relax e al benessere.

Qui il dinamico ritmo spaziale del progetto declina una griglia differente che mette in scena spazi definiti  dal verde e da pareti in legno sfumato di bianco con funzione di “separazione” e privacy, un fondale suggestivo che posa da immacolata quinta per nascondere e poi svelare la terrazza-solarium delimitata da rigogliose piante, alberi e decori “green” adatti al clima israeliano.


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