3 febbraio 2020
L’incontro con Thom Mayne è stato ideato, coordinato e realizzato da Stefano Casciani e la rivista DISEGNO
Portfolio Thom Mayne Combinatory Form DISEGNO n. 2/13 in collaborazione con Listone Giordano
Un incontro con l’architetto americano Thom Mayne, sognando la California a Milano!
L’ Europa di fine anni ’70 si lasciava alle spalle anni di lotte, fratture e provocazioni nel tentativo di ritrovare ordine e disciplina anche nel campo delle diverse attività artistiche . Se guardiamo oltreoceano, invece, agli Sati Uniti e in particolare alla costa orientale, il palcoscenico è stranamente rovesciato.
Si stava facendo strada una nuova generazione di architetti, improntati ad un forte spirito di sperimentazione; cresceva la L.A school i cui esponenti erano in qualche modo convinti che gli artisti potessero esercitare una spiccata influenza sulla progettazione.
Persuasi della forza dirompente dell’individualità ai fini dell’ innovazione e della supremazia dell’azione sulla teoria. Tutto ciò è condensato e sintetizzato nell’identità e nell’opera stessa di Thom Mayne, che lo portò negli anni ad un “coerente approccio architettonico chiaramente riconoscibile”.
La metafora che sembrò circolare in quegli anni con maggior forza e diffusione fu il parallelismo tra paesaggio naturale e quello urbano di Los Angeles, contraddistinto dalla presenza di una faglia tettonica che rende eventi sismici, fratture nel terreno e dissesto fenomeni all’ordine del giorno; così come il suo stesso tessuto urbano è eterogeneo, contorto, contraddittorio e conflittuale.
In questo scenario le architetture complesse e i volumi spigolosi e contrapposti di Thom Mayne, fondatore di Morphosis, sembrano esistere in un equilibrio “parziale”, alla continua ricerca del prossimo punto di approdo. Grandiose architetture che convivano con il desiderio e la continua ricerca di architetture dalla dimensioni più umane e ridotte “architetture- sculture”.
Ritroviamo un interessante legame tra alcune sue realizzazioni, non ultimi i progetti per scenografie teatrali e l’opera letteraria di Italo Calvino “Le città invisibili”, labirinti costruttivi all’interno del quale perdersi . Un interessante rimando, un incontro dilatato nel tempo tra letteratura e architettura, che libera la riflessione ed apre ad “una o più di vie di uscita”.
Morphosis è lo studio di architettura californiano, con sede a Santa Monica, fondato da Thom Mayne in collaborazione con J. Stafford, che lascia lo studio dopo poco.
Mayne si è laureato in architettura nel 1968 all’University of Southern California e poi specializzato ad Harvard. E’ membro fondatore del Sci-Arc (Southern California Institute of Architectura); e nel 2005 ha vinto il Premio Pritzker.
Lo studio Morphosis raggiunge la fama nel 1976 con l’arrivo di Michael Rotondi e proprio sotto la loro direzione “si ingrandisce notevolmente fino a diventare un punto di riferimento per la cultura architettonica non solo californiana” (Gibello).
Alcune loro opere degli anni Ottanta producono un notevole impatto sulla critica della disciplina e trovano un’ulteriore consacrazione nella mostra “Deconstructivist Architecture” al MoMA di New York nel 1988, dove vengono esposte.
Uno dei punti focali della loro filosofia è “l’approccio sperimentale alla progettazione”. La metropoli degli Angeli, cuore pulsante delle attività dello studio, è multiforme, complessa, instabile, anche a livello tettonico e paesaggistico: Morphosis affronta ogni singolo caso con le sue caratteristiche ambientali e le specificità della committenza, con la consapevolezza di non poter applicare principi validi in ogni dove e in ogni tempo.
Nascono così una serie di abitazioni e di celebri ristoranti californiani: tra gli edifici residenziali, si segnalano casa Messico II a Baja (1978), le case 2-4-6-8 (1978) e casa Lawrence a Santa Monica (1981); tra i ristoranti, il 72 Market Street a Venice (1983), l’Angeli a Los Angeles (1984), il Kate Mantilini a Beverly Hills (1986).
Nelle sue opere, Morphosis tenta inoltre di entrare in profondità nel
genius loci e assorbire lo spirito storico del luogo, in “un rapporto tutto giocato a livello intellettuale, che richiama particolari presenze archeologiche e affinità simboliche”: in tal modo, le costruzioni mostrano il loro valore di “unicum” e risultano stratificate, senza particolari legami con il preesistente.
Attualmente Morphosis conta più di 50 professionisti, una vasta produzione di progetti in tutto il mondo e ha ricevuto molteplici i riconoscimenti: Ha dichiarato Mayne: “Sono disposto ad abbandonare la realizzazione di un progetto, ma non rinuncio a svilupparne il concept (…) In diversi progetti recenti ho intrapreso una strada diversa [dal cliente] senza provare alcun senso di perdita”.
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