In occasione di MIART e SALONE DEL MOBILE dal 10 al 21 aprile
Fabbrica del Vapore, Milano
a cura di
Archivio Ugo La Pietra
Con la collaborazione di
Andrea Gianni
La mostra raccoglie un gruppo di opere che vanno dagli anni sessanta ad oggi e che rappresentano l’atteggiamento di ricerca e di decodificazione che Ugo La Pietra ha sviluppato all’interno dell’ambiente urbano, in particolar modo nella città di Milano.
Le ultime ricerche traggono origine da due slogan sull’abitare la città spesso usati da La Pietra.
“Abitiamo la città come abitiamo la nostra casa!”
Per ora la città è solo una brutta e aggressiva “sala da pranzo”
Ho sempre avuto la convinzione che un essere umano garantisce la propria sopravvivenza attraverso la modificazione dell’ambiente in cui vive e opera. Sulla base di questa considerazione ho rivolto l’attenzione all’aspetto della realtà in cui viviamo che viene comunemente definito “ambiente” e che per me rappresenta l’espressione formalizzata di tutti gli elementi che costituiscono la nostra quotidianità.
Ugo la Pietra
Architetto di formazione, artista, cineasta, editor, musicista, fumettista, docente, dal 1960 si definisce ricercatore nel sistema della comunicazione e delle arti visive, muovendosi contemporaneamente nei territori dell’arte e del progetto.
Ha attraversato diverse correnti (dalla Pittura segnica all’arte concettuale, dalla Narrative Art al cinema d’artista), ricerche che si sono concretizzate nella teoria del “Sistema disequilibrante” .
Elisabetta Longari
L’impegno di Ugo, invariato negli anni, non si limita all’azione fondamentale di svelare i vincoli imposti allo spazio comune dalle convenzioni sociali: il suo lavoro propone a largo raggio un ripensamento radicale e una totale reinvenzione delle abitudini della collettività. Il suo essere un artista militante, o meglio, come si diceva negli anni Settanta, un operatore visivo, si è manifestato in più ambiti (dal cinema al design, alla musica) e anche in una intensa attività teorica e di promozione culturale sperimentale (…)
Ricordiamo “La casa telematica” (MoMA di New York, 1972 – Fiera di Milano, 1983), “Rapporto tra Spazio reale e Spazio virtuale” (Triennale di Milano 1979, 1992), “La casa neo-eclettica” (Abitare il tempo, 1990), “Cultura Balneare” (Centro Culturale Cattolica, 1985/95).
Nel 1975 vince il Primo Premio al Festival del Cinema di Nancy con il film “La grande occasione”.
La bella ma sintetica mostra alla Fabbrica del Vapore, non esaurisce la complessità del lavoro instancabile di questo architetto poliedrico di 87 anni, e credo che anche rispetto al grande Alessandro Mendini, sarebbe necessario raccontare il complesso del Radical Design , in tue le sue frastagliate declinazioni, tra Firenze e Milano.
Ugo La Pietra crede nella metodologia sociologica capace di anticipare i trend urbani e antropologici, guarda alla città con spirito critico, e con quel disincanto che è tipico degli artisti, anche in relazione al fallimento che la città stessa produce nelle menti più sensibili, quasi travolto dalle trasformazioni scomposte dell’antropocene.
Serve rileggere con attenzione il lavoro di questo importante protagonista della cultura progettuale italiana, per non dimenticare che abbiamo avuto anche momenti storici in cui la produzione del design e dell’architettura erano frutto di una profonda lettura delle volontà di cambiamento della società.
Ugo La Pietra è di fatto non solo un testimone, un pensatore libero che può ancora darci lezioni di etica ed estetica, che parla ancora alla contemporaneità, senza dimenticare la storia che ci ha portato fin qui, senza alcuna retorica nostalgia, ma ritrovando quella profondità colta che è il principio dell’attività creativa dell’uomo.
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Senza questo impegno, senza questo rapporto con la volontà intellettuale complessa, non è possibile lasciare segni consapevoli e identitari, e questo grande umanista ci invita a pensare in silenzio, cercando di dare ancora un senso ai rumori di fondo che ci contaminano l’esistenza.
«Quando, attraverso il tempo, l’evoluzione del linguaggio passò da poche parole a un numero di espressioni sempre maggiore, divenne necessario l’uso di un “dizionario” capace di elencare i vari termini e dare per ognuno la giusta interpretazione. Ugo La Pietra
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