Ho una proposta da fare agli amministratori locali del nostro Paese.

A tutti: siano essi amministratori di metropoli o di piccole cittadine di provincia.

Per un paio d’anni rinunciamo a qualsiasi ragionamento su complessi e articolati programmi di rigenerazione urbana. Sospendiamo per un tempo definito la realizzazione di fantasmagoriche opere pubbliche.

Concentriamoci su un solo intervento: la costruzione di nuovi bagni pubblici nel territorio del Comune.

Come ha fatto la città di Tokyo con il programma Tokyo Toilet, partito nel 2018 e completato nel 2023 grazie all’iniziativa di The Nippon Foundation, un’organizzazione non lucrativa che promuove e sostiene progetti di welfare.

Un intervento che ha consentito di realizzare, nel quartiere di Shibuya, 17 nuovi bagni pubblici coinvolgendo progettista come Kengo Kuma, Tadao Ando, Shigeru Ban, Toyo Ito, Fumihiko Maki, Masamichi Katayama e altri.

Ultimo film di Wim Wenders, “Perfect days”.

Attraverso gli occhi del protagonista Hirayama (interpretato dal bravissimo Koji Yakusho), che per lavoro si occupa della pulizia dei bagni pubblici a Tokyo

Per preparare questa iniziativa non serve organizzare convegni e seminari; non serve chiamare consulenti tanto prestigiosi quanto costosi.

Per capire cosa fare, perché farlo, come farlo basta far andare sindaco, assessori, consiglieri comunali, dirigenti degli uffici tecnici e cittadini al cinema per vedere, tutti insieme, l’ultimo film di Wim Wenders, Perfect days”.

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Attraverso gli occhi del protagonista Hirayama (interpretato dal bravissimo Koji Yakusho), che per lavoro si occupa della pulizia dei bagni pubblici a Tokyo, capiranno, in modo semplice e diretto , visitando con lui le architetture dei bagni pubblici, il vero significato di una serie di principi utili per la trasformazione concreta della città.

Lo capiranno prima e meglio che tramite impegnative letture di saggi di architettura e urbanistica o noiose partecipazioni a “workshop” organizzati da qualche dipartimento universitario o da qualche associazione culturale.

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Capiranno finalmente cosa vuol dire che:

  • 1.L’architettura è uno strumento straordinario per migliorare la qualità degli ambienti di vita dei cittadini. Una buona architettura trasforma un bagno pubblico in un “santuario di pace e dignità” (citazione da Wim Wenders), bello, funzionale, accessibile. Una banale opera di edilizia, progettata male e controvoglia da uno stanco ufficio tecnico comunale, non ha questa capacità;
  • 2.Una buona architettura riqualifica e migliora il contesto in cui si colloca, riesce a estendere, oltre la sua natura di oggetto, una nuova armonia nello spazio che la circonda;
  • 3. Uno spazio pubblico ben progettatto e ben realizzato è in grado di risolvere le 4K che caratterizzano, purtroppo troppe aree delle nostre città, (e che gli organizzatori di Tokyo Toilet si riproponevano di eliminare con la loro iniziativa): kitanai: sporche; kusai: puzzolenti; kurai: buie; kowai: spaventose. Un semplice bagno pubblico ben progettato è uno straordinario veicolo per una città dell’accoglienza e dell’inclusione. Diventa un segno percepibile dell’idea di bene comune, accessibile a ricchi e poveri, giovani e vecchi;
Shigeru Ban – Yoyogi Fukamachi Mini Park
  • 4. La qualità architettonica non è appannaggio solo delle grandi opere monumentali: la “qualità diffusa”, invocata da Ludovico Quaroni, è affidata soprattutto a micro-interventi sparsi nel territorio;

  • 5. La buona architettura non basta: serve un rigoroso programma di manutenzione urbana per garantire standard alti di qualità degli ambienti di vita. Il protagonista del film di Wenders, Hirayama, si dedica alla pulizia dei bagni pubblici con dedizione maniacale, con metodo e precisione quasi ossessivi. Occorre far bene la manutenzione di bagni pubblici, strade, giardini, marciapiedi, con organizzazione rigorosa e controlli scrupolosi, senza superficialità;
  • 6. Il progetto di un’opera pubblica non ha bisogno di complesse invenzioni procedurali, di spezzettamento in fasi e soggetti diversi. Non ha bisogno di società di ingegneria che sviluppano progetti esecutivi, professionisti che si occupano di dirigere i lavori e via dicendo. Chi progetta segue l’iter dell’opera dalle fasi ideative alle fasi realizzative, essendo il solo ad avere tutti gli strumenti per controllare l’esito di ogni apparentemente piccolo particolare costruttivo. E i risultati si vedono.

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Se per qualche fortuito caso della sorte ci fosse qualche sindaco in ascolto accolga questo mio appello.

Organizzi subito un programma di vera rigenerazione urbana costruendo in città nuovi bagni pubblici progettati da bravi architetti (possibilmente attraverso concorsi di progettazione). Costa poco ma i risultati sono sorprendenti.

Poi lo aiutiamo a trovare un buon regista italiano per costruirci un film.

Lo faccia ora. Non tra un anno, tra dieci anni, tra mai.

Perché, come canta il serafico Hirayama insieme alla sua giovane nipote nel film di Wenders, “Adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta”.


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