“Ciò che rende la società di massa così difficile da sopportare non è, o almeno non è principalmente, il numero delle persone che la compongono, ma il fatto che il mondo che sta tra loro ha perduto il suo potere di riunirle insieme, di metterle in relazione”. (Hannah Arendt, Vita Activa)  
 
Da “Metropolis” di Fritz Lang alla “Città di concentramento” di James G. Ballard, da “Cosmopolis” di Don DeLillo alla “Città di quarzo” di Mike Davis, fino ad arrivare alla “Pechino pieghevole” di Hao Jingfang e alle gemelle “La città & la città” di China Miéville: cinema, letteratura, fantascienza, critica (per non dire di fumetti e videogiochi) hanno raccontato o dato un’interpretazione (quasi sempre più o meno angosciante, claustrofobica, sorvegliata, distopica) di città.  
 
Ad ampliare il quadro di possibili sviluppi urbani Andrea Cegna raccoglie nel volume una serie di interviste a diversi esperti in quattro continenti: sei domande, riportate nell’introduzione, uguali per tutti i soggetti intervistati. La descrizione di ogni città ha una testimonianza e una firma diversa, alternando: docenti di architettura, scrittori, ricercatori, giornalisti, antropologi, filosofi, psicologi, collettivi femministi.  
 
Le città protagoniste sono: Mumbai, Pechino (“Non è mai stata la città dei suoi abitanti, bensì la città dell’imperatore, tant’è che nasce e si sviluppa senza l’idea di piazza ed è organizzata storicamente come un accampamento militare”), Nairobi, New York (“Le città sono il campo di battaglia del presente perché possono rappresentare una grave minaccia per chi detiene il potere”: e da qui tolleranza zero!), Los Angeles (“La città a misura di app”), Montreal, Salerno (“La sicurezza urbana è intesa come bene pubblico che si riferisce alla vivacità e al decoro delle città, e anche attraverso interventi di qualificazione e recupero di aree o siti degradati” Legge 48/2017: ma la Legge non definisce cosa sia il decoro urbano), Parigi.  
 
E a seguire: Barcellona (“Emergenza abitativa e turistica: nel 2018 ha contato oltre 15 milioni di visitatori. Si danno alla città dei valori morali, tolleranza e multiculturalità, per poterla rendere più vendibile e più commerciale. Un eterno Erasmus!”), Istanbul (“La sicurezza non solo sta alla base della logica di un progetto moderno di urbanizzazione, ma la logica della sicurezza è il tema del progetto stesso”), Guadalajara (“Si costruisce per poter continuare a distruggere ed è la distruzione ciò che fa girare la ruota del capitale. Hipsterlandia della nuova classe creativa: concept store, negozi vintage, boutique, parrucchieri e barbieri usciti da un film anni Cinquanta, ristoranti arredati in stile anglosassone”), Città del Messico (“C’è gente che vive contemporaneamente in due realtà sociali, il luogo in cui lavora e la zona in cui abita”), Buenos Aires.
Un capitolo è dedicato a Milano: “Il progetto e l’idea che porta avanti il modello Expo2015 prefigurano una metropoli da vivere ma non da abitare, o meglio, da abitare solo per chi è autorizzato in quanto possessore dei requisiti economici necessari. Il processo di espulsione della popolazione povera dai quartieri, una volta popolari e oggi trasformati in veri e propri luoghi chic, è costante. Com’è successo con i quartieri di Ticinese, Isola e Loreto”.  
 
Il volume è completato da tre agili saggi, tra i quali spicca quello dedicato all’analisi (economica, politica e sociale) dei dati dell’economia urbana (circa la metà dell’occupazione statunitense si trova sull’1,5% della sua superficie). Chiarissima la posizione dell’autore: “Il C40 Cities Climate Leadership Group, il gruppo di 96 città in tutto il mondo che rappresenta un dodicesimo della popolazione mondiale e un quarto dell’economia globale, per me è un esperimento di creazione di una rete di metropoli che nel nome del capitalismo green e della chimera di una presunta sostenibilità del sistema di sviluppo odierno, cerca di fiaccare ancora di più ruolo e funzione dello Stato per aggiungere caos normativo alla burocrazia e rendere indefiniti i processi decisionali istituzionali”. È dunque evidente che anche dalle città passa l’etica dei rapporti umani.  
 
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L’idea di città è elemento centrale nella costruzione della società. Da Andrea Cegna Cosa succede in città? #ProsperoEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

Il settore immobiliare oggi comprende circa il 60% dei beni tangibili hard asset del mondo. Da Andrea Cegna Cosa succede in città? #ProsperoEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

La metropoli è lo spazio del comando e dunque anche lo spazio del conflitto. Da Andrea Cegna Cosa succede in città? #ProsperoEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

L’autentica sicurezza deve essere innecessaria e quindi gratuita. Da Andrea Cegna Cosa succede in città? #ProsperoEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

A Milano appare difficile anche solo dichiarare che non si lavora. Da Andrea Cegna Cosa succede in città? #ProsperoEditore via @danilopremoli #OneListoneGiordano https://one.listonegiordano.com/author/danilopremoli/

 
 
Andrea Cegna
Cosa succede in città?
 
Prospero Editore, 2021
pp. 200
ISBN 9788831304467  
di Danilo Premoli – Office Observer  
 
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