Dal passato più recente a quello più remoto il fascino misterioso di Bagno Vignoni è rimasto intatto. Queste acque (e la scenografia architettonica che le contorna) hanno catturato l’immaginazione di grandi maestri: Tarkovskij scelse il borgo per ambientarci la sua Nostàlghia, ma prima di lui Fellini, Lorenzo il Magnifico, Pio II, Santa Caterina da Siena, imperatori romani e tanti altri nei secoli rimasero ammaliati da questa piazza incantata e dalle delizie delle sue acque.
Le loro storie sono collegate da un’unica corrente sotterranea: le acque termali di Bagno Vignoni.
La straordinaria sinergia che si è creata tra l’arte e il paesaggio fa di Bagno Vignoni, caratteristica località a pochi chilometri da Siena, un meraviglioso borgo immerso tra le verdi colline toscane che colora il paesaggio della Val d’Orcia.[1]
Situato nelle vicinanze della via Francigena[2] e anticamente denominato Bagni di Vignone o Bagni a Vignone, è diventato una celebre meta turistica in tutto il mondo grazie alle acque che vi sgorgano, utilizzate già dagli antichi Romani a scopi termali. Esso ritenevano inoltre che in questo luogo vivessero le ninfe.
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Nel Medioevo e nelle epoche successive la loro fama terapeutica fu grande: apprezzarono i benefici delle acque sulfuree personaggi come Lorenzo il Magnifico e altri membri della famiglia che soffrivano di reumatismi e artriti. Frequentò il borgo anche Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II, che soffriva di gotta. Persino Caterina da Siena venne condotta a Bagno Vignoni dalla madre per farla incontrare con cavalieri e nobili, così da distoglierla dal proposito di entrare in convento e prendere i voti. La caparbietà della Santa fu tale che trasformò il soggiorno, che avrebbe dovuto essere lieto, in un soggiorno di penitenza: si racconta infatti che Caterina era solita immergersi dove l’acqua sgorgava caldissima. La leggenda narra che ancora oggi si può scorgere, tra le acque cristalline, una scia: si tratta del vero percorso fatto dalla Santa[3].
Già nel 1400 venne stabilito che le calde acque di Bagno Vignoni, contenenti ferro, allume e zolfo erano benefiche per molte forme dolorifiche[4].
Nel 1334 Jacopo Tondi, nella sua Redazione su lo Stato di Siena così descrive il borgo: «Vignone, così chiamato dal castello ivi vicino (che) è acomodato e circondato di palazzi e d’osterie ed ha una cappella in mezzo. È di figura quadrata tutto bello, divisa la fonte in due parti, che col tetto difende dalla pioggia gl’infermi, che ivi dentro si bagnano. Ma sono per tutto luoghi da ritirarsi dove ascosi e guardati possono uomini e donne bagnarsi».[5]
Bagno Vignoni 1262 : le acque termali di Bagno Vignoni erano utilizzate già in epoca Medioevale come ben documentato da un prezioso documento del 1262. Si tratta del costituto dove si dice che il bagno era diviso i due sezioni una per gli uomini una per le donne. In alcuni capitoli del costituto sono anche stabiliti i prezzi da pagare per utilizzare il bagno: una camera 12 denari, una coperta 2 denari, 1 cuscino un denaro.
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Il pregio di questa collezione, ispirata alle antiche lavorazioni artigianali eseguite dall’uomo, rende ogni pezzo unico e irripetibile come una piccola opera d’arte. Alle venature ogni volta diverse del legno si aggiungono trattamenti che disegnano la superficie. Un pavimento in legno Atelier che racconta una storia antica, fatta di passione, di arte applicata e rispetto della natura.
Al centro del borgo si trova la Piazza delle Sorgenti. Il nome della piazza è suggerito da una vasca rettangolare cinquecentesca contenente una sorgente di acqua termale calda e fumante che sgorga rigogliosa dal sottosuolo vulcanico. Intorno alla vasca si affacciano edifici rinascimentali che rendono la piazza un vero e proprio esempio di eleganza e raffinatezza. Vista l’abbondanza di acqua venne costruita l’antica chiesa dedicata a San Giovanni Battista, celebrato il 24 giugno con una solenne processione.
L’antica chiesa, a una sola navata, ha una facciata semplice e lineare. All’interno un dipinto di scuola senese del XVIII secolo raffigura Santa Caterina con il borgo toscano sullo sfondo. Una cappella dedicata alla Santa, risalente al 1660, è stata costruita proprio sul portico che si affaccia sulla vasca.
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Le acque che vi fuoriescono si dirigono verso il Parco Naturale dei Mulini, area naturale protetta, alimentando così antichi e suggestivi mulini medievali scavati nella roccia[6]; importantissimi per l’economia locale, garantivano a Bagno Vignoni la presenza di acqua anche nei mesi estivi, diversamente dagli altri mulini della zona fermi a causa dei fiumi in secca.
Oggi il Parco Naturale dei Mulini è diventato un vero museo, dove ancora si sentono i rumori, i profumi e i sapori del mondo antico. Gli impianti architettonici infatti erano lontani eredi delle terme romane, ma con una differenza: il risparmio energetico. L’acqua infatti scaturiva calda dalla sorgente per tutto l’anno, senza la necessità di impianti di riscaldamento – a differenza delle terme di Caracalla che avevano cinquanta forni, necessari per riscaldare e guidare il vapore nelle saune[7].
Nelle calde acque della vasca principale non si sentono più le voci dei nobili membri delle famiglie senesi che soggiornavano nel borgo, ma l’antica magia delle terme si percepisce negli edifici tutt’oggi conservati.
L’acqua, la roccia, la piscina termale e i mulini, elementi della natura e dell’architettura indipendenti e distinti, in questo antico e magico borgo realizzano una perfetta simbiosi, creando così un ambiente dall’atmosfera suggestiva e irreale.
[1] T. Cappello, C. Tagliavini (a cura di), Dizionario degli Etnici e dei Toponimi Italiani, Patron Editore, Bologna, 1981, p. 38.
[2] Parte di un fascio di percorsi che dall’Europa occidentale, conducevano nel sud Europa fino a Roma da cui poi si proseguiva verso la Puglia, dove erano presenti i porti di imbarco per la Terra Santa e quindi meta prediletta di pellegrini e crociati.
R. Stopani (a cura di), La via francigena del sud. L’appia traiana nel medioevo, Editore Le Lettere, Firenze, 1992, p. 4; R. Stopani, (a cura di), La via Francigena. Storia di una strada medievale, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1998.
[3] Per approfondimento sul pensiero teologico di Santa Caterina da Siena si veda, A. Grion (a cura di), La dottrina di Santa Caterina da Siena, Morcelliana, Brescia, 1962.
[4] P. Giovetti (a cura di), L’Italia dell’insolito e del misterioso. 100 itinerari “diversi”, Edizioni Mediterranee, Roma, 2005, pp. 95-96.
[5] J. Tondi (a cura di), Relazione su lo Stato Senese, in A. Lisini, Notizie delle miniere della Maremma Toscana e leggi per l’estrazione dei metalli nel medioevo, Bullettino Senese di Storia Patria, XLII, pp. 217-219.
[6] Toscana. Artigianato, sagre, eventi, sport, curiosità, gastronomia nei centri maggiori e minori. Touring Club Italiano, Edizione 2004, Milano, p. 32.
[7] P. Racine (a cura di), I mulini nell’Europa medievale. Atti del Convegno Internazionale di San Quirico d’Orcia (21-23 settembre 2000), Bologna, 2003, pp. 369-372; G. Martines (a cura di), Il paesaggio di Bagno Vignoni in La festa delle arti scritti in onore di Marcello Fagiolo per cinquant’anni di studi, V. Cazzato, S. Roberto, M. Bevilacqua (a cura di), Volume Primo, Gangemi Editore, Roma, 2014, pp. 92-93.
Articolo a cura di About Umbria
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