“Cina, la nuova frontiera dell’Arte”, Il titolo della mostra ci rimanda ad una evoluzione lenta e veloce come è nello spirito filosofico dove i due termini si compenetrano in un flusso che è spesso disomogeneo ma in molti casi è fondamentalmente il divenire dell’arte e della società cinese.

Elemento imprescindibile della geopolitica e della creatività mondiale, in questa bel “tracciato storico e concettuale” i periodi le ere che compongono la rassegna diventano un esperienza esaustiva anche per uno spettatore colto ed esigente.

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e con la significativa curatela di Vincenzo Sanfo, uno dei maggiori esperti dell’Arte Cinese, prodotta da Navigare srl e Fabbrica del Vapore, il bellissimo spazio di archeologia industriale nel cuore della città, presenta duecento opere di di 150 artisti, tra dipinti, calligrafie, sculture manifesti, fotografie e video.

Cina. La Nuova Frontiera dell' Arte

Significativa è la scelta da parte del curatore di suddividere l’esposizione in cinque sezioni: la Cina dell’Ultimo Imperatore Pu Yi; Mao e la rivoluzione culturale, e poi ancora una sezione dedicata all’antica arte della Calligrafia, e la Pittura ad inchiostro e infine la “nuova Pittura” che presenta opere degli ultimi decenni.

La mostra di Milano giunge dopo le grandi collettive e personali del Barbican di Londra, e del Guggenheim e al MOMA di NYC e Paul Getty Museum, questa sequenza di iniziative al più alto livello della scena mondiale dell’arte, stabilisce il principio che la scena artistica cinese è a tutti gli effetti parte integrante del panorama internazionale, e le aste milionarie di artisti da Sotheby’s e Christie’s, ne sono il risvolto economico evidente.

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Il percorso espositivo comunica la densità che la storia così importante di questo enorme Paese, e l’incredibile volontà di continuare a confrontarsi con l’Occidente, da cui è rimasto isolato per decenni (non dimentichiamo che il Pop Cinico e il Pop Ludico sono esperienze degli anni ottanta e novanta).

La freccia temporale che ci conduce dall’ultima foto dell’Imperatore Pu Yi (1950)  ai fenomeni pop(1980/1990),dura meno di trent’anni, e intanto si sono superate ere geologiche culturali, il panorama dell’ultima sezione comprende oltre centoventi opere, e sarebbe molto difficile inquadrarle in un ambito di interrelazioni e di confronti, esperienze così lontane, così diverse.

Si può dire che in Cina abbiamo avuto una contrazione di tutti fenomeni del Novecento e oltre in pochi decenni, ed oggi possiamo affermare che da un punto di vista critico, le esperienze mostrate guardano al panorama internazionale dal loro punto di vista autonomo ed originale, come in un film riprodotto a velocità doppia, rispetto alla normalità.

Ma questa mostra servirà anche per superare vecchi e nuovi pregiudizi sugli artisti cinesi, perché forse stabilisce il principio di autonomia dell’artista rispetto al contesto e rispetto alle condizioni geo-politiche del paese, certo qualche considerazione andrebbe fatta ,ma non è questa la sede.

Tra le presenze più significative tra tante ricordiamo Luo Zhi Yi, grande “maestro del silenzio” capace di esprimere le sensazioni che si possono provare dopo l’esplosione dei fuochi d’artificio, o Xing Junqin, fondatore del quartiere artistico di Pechino 798(famoso in tutto il mondo) che ha una posizione critica rispetto al militarismo dilagante non solo del suo Paese.

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E ancora Xu De Qi che esprime una originale evoluzione della Pop Art come critica dell’esasperato consumismo cinese, e Zhang Hong Mei, mentre Song Yongping alterna alle attività di analisi della società cinese (molto significativo è il ciclo My parents che illustra la vita quotidiana dei suoi genitori), l’imprescindibile attività di insegnamento nelle Accademie.

Xiao Lu, prima donna artista cinese orma inviata in tutte le più importanti manifestazioni artistiche mondiali, e la sua è molto legata ad un’idea evoluta di performance, tra i settanta artisti che hanno esposto al Guggenheim di NYC.

Ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito anche se ci preme sottolineare come finalmente una mostra sulla Cina (sia storica che contemporanea) ci consente di avvicinarci a quell’universo contraddittorio e creativo, veloce ma attento alle tradizioni, come accennavo prima una specie di sintesi delle potenzialità, delle ricerche più approfondite, delle sperimentazioni.

Un arte giovane che ha energia e capacità di dialogare col mondo, e come racconta il titolo “una nuova frontiera” che non crede più alle frontiere, alle barriere linguistiche, ma agisce nell’ambito delle contaminazioni storiche, stilistiche, anche in relazione all’enorme quantità di accademie presenti sul suo territorio, e alla possibilità che hanno i nuovi artisti di viaggiare e di confrontarsi.

Da non perdere alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 10 ottobre 2023.


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