Civita di Bagnoregio è l’affascinante città che muore con le sue possenti mura, erose dal tempo e dalle piogge, sorge solitaria su di un blocco di tufo nel bel mezzo della Valle dei Calanchi.
Andare a Civita è come intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, perché li tutto si è fermato; è come ripercorrere il cammino dei popoli e riscoprire la storia.
La città è associata all’appellativo città che muore poiché la base di appoggio del borgo si sta riducendo a causa delle violente frane causate dai fenomeni sismici che caratterizzano la zona e, soprattutto, della continua erosione delle rocce sopra le quali è stata costruita.
La storia di Civita si scrive già al tempo degli Etruschi; breve è infatti la distanza da Orvieto e Bolsena. Lo stesso impianto urbanistico rivela la tipica suddivisione etrusco-romana in isolati, affiancati su cardini e decumani, sui quali si sovrapposero, nei secoli successivi, costruzioni medioevali e rinascimentali. Successivamente alla conquista di Veio, nel 396 a.C., cominciò la penetrazione da parte dei Romani.
La città si trova sulla sommità di un pinnacolo che si erge sopra un vasto canyon. Un lembo di terra innalzato verso il cielo è lo spazio su cui si adagiano le case di Civita, il cui colore caldo spicca tra i ciuffi d’erba.
Tutto intorno lo scenario si apre in un ventaglio sempre più ampio; vero balcone sulla valle sottostante, è come se la città si slanciasse sempre più in alto, con il suo severo e romantico campanile, toccando gli spazi azzurri di un cielo infinito.
Alla fine del VI secolo la città si erige a diocesi ed è ricordata, per la prima volta, con il nome di Balneum Regis, da una lettera di S. Gregorio Magno al vescovo di Chiusi, nella quale si fa il nome di Giovanni, primo vescovo di Bagnoregio. La tradizione vuole che il nome antico della città si riferisca a un impianto termale nelle cui acque un re avrebbe recuperato la salute.
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L’unico modo per entrare nel borgo è percorrere un lungo ponte costruito dall’uomo. Una possente porta etrusca denominata Porta Santa Maria accoglie, in tutto il suo splendore, i visitatori, introducendoli nel borgo: presenta un’architettura sobria, austera ed elegante.
L’arco a ogiva è interamente decorato con elementi simbolici: ai lati ci sono due leoni, che stringono tra gli artigli una testina femminile, mentre, sopra la chiave di volta, si può ammirare un’aquila ad ali spiegate.
L’atmosfera che si respira è decisamente di altri tempi. Tutto è immobile, la popolazione è davvero esigua; l’ultimo censimento del 2011 ha registrato 16 abitanti, ma è un borgo tutt’altro che desolato; è ammirato e fotografato da moltissimi turisti durante tutto l’anno.
L’intero centro urbano è orientato in funzione della piazza principale: Piazza San Donato. Questa abbraccia varie epoche ed è attualmente il risultato di vari stili, gusti e soprattutto la sintesi di un’architettura castigata dal tempo.
Sulla piazza è presente Palazzo Alemanni-Mazzocchi, un elegante edificio rinascimentale, presso il quale è visitabile il Museo Geologico e delle Frane. Lo spazio museale illustra l’evoluzione e la geologia del territorio di Civita di Bagnoregio e della Valle dei Calanchi, i processi alla base dell’instabilità, così come le opere di monitoraggio e di stabilizzazione e tutta la storia del borgo.
Il monumento più significativo della città è però la Chiesa di San Donato, un’imponente costruzione ricca di storia, la quale purtroppo, non conserva integralmente la sua architettura romanica. La chiesa ha una pianta a tre navate. Il campanile è a torre e alla sua base sono inglobati due sarcofagi etruschi in pietra. All’interno sono custoditi un affresco della scuola del Perugino e un crocifisso ligneo quattrocentesco della scuola di Donatello. Ogni venerdì santo si celebra la processione nel corso della quale il Crocifisso custodito nella Chiesa viene fatto sfilare per le vie del paese. La prima domenica di giugno, invece, si festeggia Maria Liberatrice, la Santa Patrona.
Molto suggestivo è anche il Palio della Tonna, che si tiene la prima domenica di giugno e la seconda di settembre, in cui le contrade cittadine si sfidano in una corsa a dorso di asino.
I colori caldi e terrosi dei calanchi su cui si erge questo antico borgo sospeso nel tempo, la solidità della pietra e la porosità della roccia hanno ispirato la collezione di pavimenti in legno Listone Giordano Heritage Civita. Una superficie disegnata dalla natura, lasciando tracce dei sedimenti stagionati ed erosi dell’antico fondo marino.
Civita di Bagnoregio, con le sue origini etrusche, è simbolo dell’antica sfida tra genere umano e natura. Costruire un intero borgo fortificato sulla sommità di una formazione di tufo per difendersi dagli assalitori, e poi trovarsi a lottare con un nemico imprevisto. Ovvero a fronteggiare l’implacabile attacco delle forze naturali: terremoti, frane, erosione. Uno scrigno di arte e architettura oppone fieramente il petto all’azione disgregatrice del tempo.
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Civita proprio come Venezia. Con la sola differenza che qui la minaccia non proviene dalle acque alte della laguna, ma dal progressivo sgretolamento delle fragili fondamenta rocciose. Da cui trae origine la malinconica definizione di « città che muore »: insieme un monito dalle intonazioni romantiche e un appello a salvaguardare un borgo assolutamente unico. Civita è libero comune dal 1140 e ha dato i natali a San Bonaventura il primo biografo di San Francesco cui Giotto si ispira per il ciclo di affreschi di Assisi.
Il Medioevo si manifesta invece nel Palazzetto del comune, antistante la facciata della chiesa di San Donato. Nel corso del XVI e XVII secolo, il borgo fu uno dei centri dell’Italia centro-settentrionale più attivi per la lavorazione della ceramica. La produzione rappresentò per un lungo periodo la principale forma di artigianato e pertanto una delle attività economiche di maggior rilievo. Nelle botteghe locali venivano prodotti ex voto, mattoni smaltati con decori policromi e arredi liturgici, come le due acquasantiere della chiesa bagnorese della Madonna di Loreto e sculture a tutto tondo, come quella di San Donato del 1593.
Il pittoresco borgo della valle dei Calanchi è stato lo scenario prediletto per molti film, tra cui I due colonnelli del 1962 con Totò, Contestazione generale del 1971 con Alberto Sordi e lo sceneggiato tv Pinocchio del 2009; inoltre, sembra che Hayao Miyazaki, autore della Città Incantata, si sia ispirato a Civita per la realizzazione di Laputa. Il castello nel cielo: Civita di Bagnoregio infatti compare come una città fluttuante in un cielo azzurrissimo. Da quando è stato realizzato il celebre film, il numero di giapponesi in visita a Civita di Bagnoregio è aumentato del 20%.
Molti viaggiatori si recavano a Civita per ammirarne lo splendore: anche l’inglese William Davies (1830-1896), studioso di lingua italiana, intraprese un viaggio in Italia con l’intento di esplorare il Tevere; durante il viaggio annotò le sue osservazioni e rimase profondamente colpito dalla «città medievale, chiamata Civita Bagnorea» («Medieval town, called Civita Bagnorea»).
In questo affascinate borgo sospeso nel tempo nacque uno dei più illustri personaggi della Chiesa, vescovo di Albano e cardinale nel 1273: San Bonaventura da Bagnoregio.
Della sua infanzia si conosce pochissimo. Lui stesso racconta che, ancora fanciullo, venne guarito da una pericolosa malattia per l’intercessione di San Francesco.
Della piccola e umile dimora del Santo non è rimasta che una grotta accessibile solo attraverso una scala in ferro sospesa nel precipizio. Dante lo include tra gli spiriti sapienti, i quali fanno parte della seconda corona che appare al poeta all’inizio del XII canto del Paradiso.
Ma il santo è ampiamente raffigurato, con il proprio nome scritto nell’aureola, anche in pittura e, in particolare, nella Disputa del Sacramento, un affresco del celebre Raffaello Sanzio, nella Stanza della Segnatura, una delle quattro stanze Vaticane.«Non potrebbe pittore alcuno formar cosa più leggiadra, né di maggior perfezione. (…) Que’ santi a sedere, che nel vero, oltra al parer vivi di colori, scortano di maniera e sfuggono che non altrimenti farebbono se fussino di rilievo». Con semplici parole Vasari racconta il successo dell’opera.
La ricchezza di ricordi e tradizioni e il connubio perfetto dato dalla stretta sinergia di storia e natura fanno di Civita di Bagnoregio un borgo incantato sospeso nel tempo, le cui pietre – tufacee, dalle calde tonalità ocra – sembrano suggerire il caldo abbraccio della terra.
Articolo a cura di About Umbria.
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