Emanuel Gargano - Scartime

Scartime è un progetto artisitico maturato nel corso di un ventennio ed esploso nel periodo di “eremitaggio” dovuto alla pandemia. Materiali di scarto, residui di lavorazione industriale come le carte vetrate (utilizzate nelle fasi di levigatura del legno o ritagli di pelli strappati al fine ciclo), respirano nuova vita grazie al pensiero laterale di Emanuel Gargano.

Ad illuminare il sentiero intrapreso dal designer verso una compiuta realizzazione di questo progetto -non necessariamente conclusa, anzi –  è stato anche il richiamo a confrontarsi con il grande tema di tutti i tempi, quello della responsabilità sociale (che non è fredda coscienza ecologica), che sappia prendere sulle proprie spalle una parte del carico di problemi ambientali, quale il recupero dei materiali destinati ad essere smaltiti e aumentare il cumulo di rifiuti speciali.

Siamo stati ipnotizzati dalla potenza delle sue opere: a parete, sospese, deposte a terra e in griglie di ferro pronte ad essere imbarcate su un container in partenza per il porto di New York. Una potenza ancestrale, rischiarata da chirurgici tagli di luce e ammorbidita dalle note di Paolo Fresu.

Emanuel Gargano - Scartime
Emanuel Gargano

Scar, come abbreviazione di scarto (ciò che è privo di valore – non in sé ma attribuito dall’esterno – e funzione per la nostra società dell’efficienza e dell’iperproduzione), ma Scar in inglese significa anche cicatrice, che ci induce a immaginare una ferita aperta in superficie. Opere su cui interviene il “tempo” quale forza caotica e imprevedibile, ingovernabile che incide e altera la materia.

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Tele, uso questo termine in mancanza di uno migliore, di diverse dimensioni; opus che calamitano, trascinano, avvicinando l’osservatore ma richiedono altresì di essere guardate da una certa distanza per poterne apprezzare la profondità e stratificazione materica. Si compongono tra loro – sino a formare trittici o polittici – destinati a prendere posto in nuove cattedrali urbane, a New York, o santuari industriali in un angolo remoto dell’Umbria. Pale d’altare di una nuova religione mistica, adorazione di un’arte privata, forse, di sacralità ma ricca di spiritualità e rinnovata interiorità.  

Emanuel Gargano - Scartime

Non possiamo escludere iI fattore tempo dall’opera maieutica posta in essere dall’autore:  possiamo misurarlo soltanto in maniera indiretta, è un tempo che si fa azione e lascia tracce visibili. Un pendolo che oscilla tra ritmo esteriore e battito interiore attraverso sequenze di movimenti, spostamenti, modifiche su materiali, colori, corpi inanimati riattivati dallo scorrere di questa energia invisibile. Un filo invisibile intreccia memorie lontane tra loro, evocano gli scatti fotografici di Michael Wesely nei quali il tempo finito diventa infinito, trattenendo traccia del presente in un unico luogo destinato ad invecchiare proprio come noi.
Sono stati numerosi gli artisti contemporanei che, nel loro lavoro, hanno spostato la lancetta dell’orologio dalla “rappresentazione alla presentazione del tempo”: ciò implica un’attività di osservazione, sospensione, concentrazione che dilata o asciuga percettibilmente il suo fluire continuo e inarrestabile.

La sintesi massima del pensiero di Emanuel é stata perfettamente formulata da Antoine de SaintExupéry: La perfezione si raggiunge non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non vi è più niente da togliere“, fissata in una delle ultime pagine del catalogo pubblicato dalla Fondazione Guglielmo Giordano, che accompagnerà la sua imminente personale oltreoceano, nell'”esotica” New York (a partire dal 6 settembre al 711 di Greenwich Street presso l’Urban Zen Center Foundation by Donna Karan).

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Dove possiamo immaginare la futura vita di queste opere? Dal cemento bruto all’intonaco scrostato di loft metropolitani, agli appartamenti affrescati di città d’arte a noi più vicine, Scartime non esclude alcun luogo ed è al di là del tempo. Per questo può intonare un dialogo con tutti, ascolta il colore e lo spazio e ne dà la propria interpretazione. Qui entra in gioco la concezione di «campo» di esperienza, di soggetto radicato nello spazio in rapporto sinestesico e cinestesico, qui il ritmo dell’esistenza può essere intesa come un continuo formarsi del soggetto, estatico, aperto nei confronti del mondo e dell’altro.

La luce gioca un ruolo primario nel pieno godimento delle opere, una raffinata teatralizzazione di ombre e luci, un richiamo alla materia impalpabile che scolpisce le superfici: la forma più alta di preghiera che tende all’eterno. Le creazioni di Emanuel – che siano esse tele, lampade o urne cinerarie, sono fatte della stessa sostanza di cui si fanno interpreti. Traduzioni di un suo pensiero filosofico, di una sensibilità profonda che si fonde e compenetra la visione architettonica dello spazio e la sua esperienza progettuale. Portando in primo piano la luce, quale elemento che segna i momenti di passaggio nella quotidinalità vita, fa confluire la storia verso la dinamicità del contemporaneo.

Per lui l’elemento luminoso incarna un ruolo da protagonista, che va ben oltre la funzione, e risolutivo nella modulazione dello spazio. Nelle opere Scartime la luce entra nei pori e s’insinua tra le pieghe della superficie, se ne impossessa tanto da far emergere la profondità dell’intreccio e complessità della materia, dei colori all’occhio stupito di chi osserva.

L’ispirazione, ci racconta Emanuel, viene dalle opere di Markus Rothko, tra i massimi rappresentanti della corrente artistica definita “espressionismo astratto”, tipicamente americano e diffusosi successivamente alla Seconda guerra mondiale.

Emanuel Gargano - Scartime

La tecnica di Rothko – che Emanuel studia con scientifico rigore e dedizione da oltre vent’anni –  è caratterizzata da possenti pennellate di colore, costruendo strati e strati di pittura attraverso movimenti orizzontali, su tele di grandi dimensioni.  C’è una passione per «la realtà materiale del mondo e la sostanza delle cose»*

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Riempiendo di luce il nero e fissando tensioni titaniche sul filo dell’orizzonte che separa grigio e nero, l’artista americano aveva provato a «porre fine a questo silenzio e a questa solitudine», facendo sì che la sua tela ricominciasse a «respirare e a tendere ancora le proprie braccia»*.

Nelle opere Scartime la stratificazione avviene per un improprio processo di osmosi, un ciclico trasferimento di polveri colorate, così il nero diventa oggetto di almeno quaranta layer di finissime particelle pulviscolari, che declinano all’infinito il colore-non colore per eccellenza.

Emanuel Gargano

“Credo che nella storia sia buio, la storia va rischiarita dalla luce baluginante della memoria; per farlo ho quindi usato la luce artificiale, soffusa, per rivedermi al passato. Ho trascorso le gioie e i dolori di un tempo prossimo e remoto dove la luce era forse più intensa di adesso, o forse no. Ho acceso un interruttore sulle mie fortunate o disgraziate origini. Non so se ne avessi bisogno io o la mia meravigliosa terra”.

Emanuel Gargano

Le radici di Emanuel Gargano affondano in terra d’Assisi, in Umbria, dove si forma creativamente e sentimentalmente e dove tutt’ora mantiene la sua dimora, nonostante le numerose esperienze internazionali e, in particolare, quella londinese dove si è consumato l’incontro con il maestro dell’architettura minimalista Claudio Silvestrin. Non è possibile chiudere il recinto delle sue polimorfe attività ed interessi al design o all’architettura d’interni.

La sua anima inquieta esplora da vicino i territori  dell’arte contemporanea scegliendo di “smaterializzarsi” per lasciar posto all’opera in sé (qualsiasi essa sia e qualsiasi forma essa assuma). La sua carriera professionale ha incontrato l’ambito premio Compasso d’Oro. Il suo fare è mosso dalla sua curiosità per i processi aziendali nascosti dietro ai prodotti, dalla passione intima per la materia che deriva sia da elementi naturali che tecnologici, materiali da ripensare per trovar loro una nuova essenza. In fondo, la materia prima che l’artista plasma e illumina è la vita stessa. 

*Scritti sull’arte. 1934-1969 – Mark Rothko – Donzelli Editore

Si ringrazia Emanuel Gargano per il suo tempo e l’ospitalità


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