Noi piantiamo gli alberi, e gli alberi piantano noi, poiché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme.

J. Beuys, Difesa della Natura, 1984

Capita di incontrare, in un luogo inconsueto come un grande mercato del libro usato, una fotografia dell’artista tedesco/cosmopolita che dagli anni Sessanta in poi ha rivoluzionato il sistema degli oggetti e degli ambienti estetici, portandovi a forza teoria e prassi dell’arte come atto politico.

Per una coincidenza storica, l’incontro con questo ritratto in bianco e nero di Joseph Beuys avviene nel gennaio 2020, mentre sta esplodendo la pandemìa che segna l’inizio di una nuova fase evolutiva per l’umanità: il momento di affrontare davvero la resa dei conti con quella Natura cui non ha dedicato cure eccessive nella grande maggioranza dei paesi, delle culture e naturalmente della politica.

Dino Fracchia, Joseph Beuys alla manifestazione per la pace di Bonn, 10 giugno 1982; stampa bianco e nero su carta baritata; collezione privata, Milano

Quella stessa Natura – con la N maiuscola – di cui Beuys ha intuito per primo il potere rivoluzionario, riaffermando la sua supremazia etica e pedagogica sui meccanismi economici del sistema capitalistico: fino a farne il tema di molte sue azioni e progetti d’arte, che a partire dal 1971 vanno sotto il titolo Difesa della Natura.

Nella fotografia 1Il fotografo è Dino Fracchia, milanese, famoso per i suoi fotoreportage su temi sociali, come la grande documentazione sul Festival del Parco Lambro a Milano, una delle manifestazioni alternative più popolari degli anni ’70, da cui è stato tratto il libro Continuous Days, a+mbookstore edizioni / viaindustriae, Milano/Foligno 2015. scattata il 10 giugno 1982, Beuys è seduto su un prato durante una manifestazione pacifista e antinucleare tenuta quel giorno a Bonn, cui partecipano 500.000 persone. Lo sguardo fisso all’obiettivo è sempre quello magnetico dell’artista/sciamano, ma con una nota di tristezza, o forse solo col pensiero rivolto alle grandi trasformazioni a venire grazie anche alla sua azione.

Quel 10 giugno rappresenta un passaggio decisamente storico nella vita di Beuys e dei grandi movimenti pacifisti/rivoluzionari europei degli anni 70/80. Nel mezzo milione di uomini, donne e bambini che manifestano nell’allora capitale della Germania Ovest, ci sono in forze esponenti e militanti del partito dei Verdi tedeschi (Die Grünen), istituito ufficialmente da soli 6 mesi, che Beuys ha contribuito a fondare fin dalle prime manifestazioni del 1979 2Per i Verdi tedeschi Beuys disegna anche manifesti per le elezioni del 1979, come ‘bei dieser Wahl: die Grünen’ (Per queste elezioni: i Verdi), che riproduce la sua opera Der Unbesiegbare (L’Invincibile) , e che diventerà una forza determinante nella democrazia tedesca, vero “ago della bilancia” politico ancora oggi.

In una tasca del famoso gilet da pescatore, che insieme al cappello a larga tesa rappresenta la “divisa” ufficiale di Beuys per tanti anni, si riconosce proprio un foglio di comunicato stampa dei Verdi: e ancora sul suo gilet è appuntato un badge con gli slogan della manifestazione e l’ombra scura di una minacciosa bomba atomica. 

Un’immagine della manifestazione di Bonn

Alla manifestazione Beuys recita e canta anche l’unica canzone da lui incisa su disco: “Sonne statt Reagan”, “il Sole invece di Reagan”, un buffo gioco di parole tra il Sole (simbolo dei Verdi antinucleari), la pioggia (in tedesco Regen) e il nome del presidente americano che con la sua Reaganomics passerà alla storia come il più grande politico conservatore degli anni 80 e 90.

Joseph Beuys, copertina del disco Sonne Statt Reagan

Attore di Hollywood, già Presidente della Screen Actors Guild, parte attivissima già negli anni Trenta nella caccia alle streghe di autori progressisti, Reagan rilancia proprio all’inizio degli anni 80 il progetto di supremazia USA sul resto del mondo: anche con tutto l’armamentario nucleare disponibile e quello ancora da venire.

Sarà infatti il sostenitore e garante politico della Strategic Defense Initiative Organization (SDIO), un sistema di difesa missilistico da ipotetici attacchi nucleari a loro volta perpetrati da potenze nucleari avversarie. Naturale quindi che il bellicoso presidente delle Guerre Stellari e invasore di Grenada diventi uno dei bersagli preferiti dei movimenti pacifisti e alternativi. E risulta altrettanto naturale che nella semplificazione simbolica necessaria a una società diventata davvero di massa il suo cognome possa essere il soggetto del gioco di parole, ingenuo ma efficace “Il sole, non la pioggia/non Reagan”: che Beuys inventa come sfogo, divertimento e incitamento all’azione ecologista, antinucleare e libertaria.

Joseph Beuys pianta la prima delle 7000 querce per l’inaugurazione di Documenta 7 a Kassel, 19 giugno 1982

Eppure le azioni di Beuys nella grande manifestazione dei Verdi sembrano solo prove generali per la sua opera artistica – e politica – forse più famosa, 7.000 Eichen: le settemila querce che una decina di giorni dopo, a partire dal 19 giugno, inizia a piantare con amici e collaboratori a Kassel per la settima mostra internazionale d’arte Documenta, l’edizione curata da Rudi Fuchs che passerà veramente alla storia e consacrerà la mostra come una delle più importanti in Europa.

Per realizzare l’enorme opera (impiegherà 3 anni per essere completata) Beuys lancia una sottoscrizione di raccolta dei fondi necessari, offrendo a ogni sostenitore del progetto di “adottare” una delle 7000 grandi pietre di basalto che dispone di fronte al Fredericianum – il principale edificio monumentale di Kassel, semidistrutta nella Seconda Guerra Mondiale – in forma di triangolo/freccia che punta sulla prima quercia da lui stesso piantata.

Manifesto per Documenta 7 della FIU (Freie International Universität), fondata da Beuys

Le pietre adottate saranno installate accanto ad altrettante querce, da piantare per tutta la città fino a creare un’infrastruttura artificiale/naturale, un ponte fisico tra homo faber e natura construens, un bosco, seppure lineare, che oggi sappiamo essere un’importantissima “macchina ambientale” per la regolazione e il controllo della qualità ecologica urbana.

Il progetto 7000 Eichen nella filosofia e nel pensiero di Beuys rappresenta anche la più imponente materializzazione della sua idea di Soziale Plastik (Scultura Sociale), un termine da lui stesso inventato nel 1967 che, insieme alla famosa frase Jeder Mensch ist ein Künstler (Ogni uomo è un artista) sintetizza il suo approccio radicale all’arte come gesto di liberazione individuale e collettiva: e svela le sue evidenti affinità elettive verso le idee socialiste, venate di filosofia steineriana 3Nel 1973 Beuys scrive “Solo a condizione di un radicale ampliamento delle sue definizioni, l’arte e le attività connesse potranno dare prova che l’arte è ora l’unico potere evolutivo/rivoluzionario. Solo l’arte può smantellare gli effetti repressivi di un sistema sociale senile, che continua a barcollare sul punto di morte: effetti da smantellare per costruire UN ORGANISMO SOCIALE COME OPERA D’ARTE…OGNI UOMO È UN ARTISTA che dalla sua condizione di libertà (…) impara a determinare altre posizioni dell’ OPERA D’ARTE DEL FUTURO ORDINE SOCIALE. Dichiarazione di Jospeh Beuys, 1973, pubblicata per la prima volta in, Caroline Tisdall, Art into Society, Society into Art (ICA, London 1974) p.48. Le maiuscole sono nel testo originale..

Le 7000 pietre di basalto da installare insieme alle querce, di fronte al Fredericianum di Kassel

Una Scultura Sociale è quindi ogni azione di combattimento per strutturare e definire la società o l’ambiente, che per Beuys sono sullo stesso piano. E così uno “scultore sociale” è l’artista che crea delle strutture nella società attraverso il linguaggio, il pensiero, le azioni e gli oggetti: inclusi gli oggetti della natura stessa, gli alberi, le querce, le grandi pietre di basalto.

Ai giorni nostri progetti di piantumazione di alberi sono rivendicati a gran voce da tutte le parti, intese sia come parti politiche che come luoghi, territori e città: a partire da Milano, metropoli notoriamente restìa alla cura e allo sviluppo del verde, che nel 2019 lancia un programma decisamente ambizioso, per non dire di dubbia fattibilità (300.000 nuovi alberi piantati ogni anno fino al 2030).  

Le 7000 querce oggi a Kassel

Eppure allora, ormai quasi 40 anni fa, il progetto di Beuys appare ai conservatori tedeschi – a Kassel come in tutta la Germania – un’astruseria, nel migliore dei casi una provocazione intellettuale e politica in forma artistica, che in nessun modo contribuirebbe a migliorare la condizione urbana di Kassel. E invece ancora oggi la città di Documenta si avvale come polmone verde delle 7.000 querce: iniziate a piantare fisicamente, con le sue mani, dall’artista di cui uno degli slogan più famosi è “La Rivoluzione siamo noi” (in italiano), inequivocabile grido di battaglia della collettiva presa di coscienza di sé.

Con l’Italia Beuys ha un rapporto strettissimo, praticamente familiare, grazie soprattutto alla figura di Lucrezia De Domizio Durini, la mecenate, curatrice, scrittrice ed entusiasta del suo lavoro, che già dal 1971 inizia a collaborare al suo grande progetto Difesa della Natura; e insieme al marito Buby Durini lo promuove, lo sponsorizza e lo accoglie a Bolognano, nelle tenute e nel castello di famiglia in Abruzzo.

A Bolognano il 12 maggio 1984, esattamente il giorno del suo 63esimo compleanno, Beuys pianta altri 400 alberi, ideale continuazione del progetto 7000 Eichen. Dalle cave d’arenaria di Lettomanoppello, non lontano da Bolognano, provengono le cinque enormi vasche per la decantazione dell’olio di oliva che compongono la grande installazione Olivestone, realizzata ancora nel 1984 e poi donata da De Domizio alla Kunsthaus di Zurigo nel 1992.

Gadget (Borsa Portaconcime) per il progetto 7000 Querce

E ancora qui si trova il grande ipogeo “Luogo della Natura”, un esteso ambiente in cemento armato sviluppato in omaggio al più grande progetto di Beuys “Piantagione Paradiso” ideato da Beuys per Bolognano (7.000 alberi di diverse specie in via di estinzione, non concluso) e portato avanti in diversi anni, ancora da Lucrezia De Domizio (vedi qui su One l’articolo “Ritratto di signora con artista in un interno”).

Joseph Beuys muore nel 1986, pochi anni dopo la manifestazione di Bonn e la foto che lì lo ritrae. Muore prematuramente, senza vedere ancora completato il progetto 7000 Eichen, ma le sue idee non si arrestano neppure con il completamento della piantagione di querce a Kassel, nel 1987. Nello stesso anno, la potente Dia Art Foundation riprende il suo progetto, installando cinque sculture in basalto e cinque alberi (non tutti querce) al 548 West 22nd Street di New York.

La prima e ultima delle 7000 querce, piantate davanti al Fredericianum

A queste si aggiungono altri 25 alberi e altrettante grandi pietre, sempre sulla West 22nd Street tra la 10ma e l’11ma Avenue, e ancora 7 grandi pietre accostate ad alberi preesistenti, per arrivare a un totale di 37 alberi e sculture. Così una parte di Beuys sopravvive anche a New York, la capitale mondiale dell’arte che lo aveva consegnato alla fama mondiale con la grande mostra personale al Guggenheim Museum, nell’inverno 1979/80.

Gli alberi piantati a New York dalla Dia Art Foundation

In Italia e in Europa Lucrezia De Domizio continua a mantenerne viva la memoria con molte mostre, pubblicazioni e libri, fino al più recente Difesa della Natura*, tratto dalle lunghe conversazioni intrattenute negli anni da Beuys con altri artisti e critici. A una sollecitazione dell’amico Marco Bagnoli, nel 1984, il rivoluzionario/artista risponde con frasi che testimoniano la sua eccezionalità di pioniere della sostenibilità ambientale, ancora oggi pienamente nello spirito dei tempi, ma con un animo visionario e poetico che a molti, anche sul fronte ambientalista, fa spesso difetto.

Joseph Beuys e Lucrezia De Domizio Durini al lavoro nella casa di Beuys a Düsseldorf, 1982. Foto Buby Durini

Noi piantiamo gli alberi, e gli alberi piantano noi, poiché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme. È qualcosa che accade all’interno di un processo che si muove in due direzioni diverse allo stesso momento. L’albero dunque ha coscienza di noi, così come noi abbiamo coscienza dell’albero. È dunque di enorme importanza che si tenti di creare o stimolare un interesse per questo tipo di interdipendenza.

Se non abbiamo rispetto per l’autorità dell’albero, o per il genio, o per l’intelligenza dell’albero, troveremo che l’intelligenza dell’albero è talmente enorme da permettergli di decidere di fare una telefonata per comunicare un messaggio sulle tristi condizioni degli esseri umani4 In, Lucrezia De Domizio Durini, a cura di, Joseph Beuys. Difesa della Natura. Discussioni 1978 – 1984. Lindau, Torino 2019

Il prossimo anno ricorre il centenario della nascita di Beuys (1921-1986). Lucrezia De Domizio Durini per l’occasione ha creato il Comitato per il Centenario di Joseph Beuys, (sede nel Palazzo Durini di Bolognano, Pescara), con diverse iniziative in preparazione.


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