L'arte della fisica

Luigi Russolo è stato un grande musicista “futurista”, un virtuoso che a tutti gli effetti è da considerare uno dei personaggi di spicco delle avanguardie del novecento.

Anticipatore di alcune contaminazioni armoniche quali l’uso del “rumore”, molto prima delle stagioni sperimentali del secondo dopoguerra (Xenakis, Stockahausen, Cage,etc). Amico e sodale di Marinetti, Boccioni, Sant’Elia, è stato uno dei frequentatori più assidui della Penna d’Oca, il ristorante dove oggi risplende Listone Giordano Arena ed è per questo che lo sentiamo così vicino, come se al centro della sala potessimo ascoltare, ancora una volta, il suo “Intonarumori”.

Emanuel Pimenta, musicista, scienziato, architetto è stato partner come compositore insieme a Merce Cunningham di John Cage.

La mostra “L’arte della Fisica”, percorsi esperienziali tra arte e scienza

Al via da domani presso il Palazzo Vescovile di Portogruaro L’Arte della Fisica – da Luigi Russolo a Renzo Bergamo Percorsi esperienziali tra Arte e Scienza, una mostra caratterizzata da una formula molto originale basata sul rapporto tra Arte e Scienza, che consentirà un’esperienza di visita immersivia e plurisensoriale ponendo in relazione l’arte di Luigi Russolo e quella di Renzo Bergamo, presente nella sua città natale per la prima volta con oltre 90 opere.

La mostra, organizzata dal Distretto Turistico Venezia Orientale e resa possibile grazie alla proposta e al contributo del Comune di Portogruaro, di Banca Prealpi SanBiagio e di molte aziende sponsor del territorio, è stata curata dal critico d’arte Roberta Semeraro con la partecipazione dell’Archivio e dell’Associazione Renzo Bergamo per l’Arte e la Scienza e dell’Associazione Culturale RO.SA.M, avvalendosi anche della preziosa collaborazione e testimonianza di Caterina Arancio Bergamo, vedova dell’artista.

“Non vi è ombra di dubbio – riferisce la curatrice Roberta Semeraro – che anche Portogruaro abbia il suo Genius Loci , e mi piace pensare che sia stata proprio questa l’eredità che l’inventore e compositore Luigi Russolo ha la- sciato alla generazione subito dopo di lui. Renzo Bergamo sin dalla fanciullezza venne considerato un enfant prodige per le sue innate capacità nel disegno. Trasferitosi a Milano – continua Semeraro – partecipò inizialmente ad Astrarte (movimento costituito negli anni ’70 con lo scopo di oltrepassare i confini dello spazio alla ricerca di una nuova cosmologia), per proseguire successivamente un personale cammino, che lo portò ad indagare le nuove scoperte della fisica con un linguaggio “universale” dove i segni e i colori, diventano luce, vibrazione, energia e suono. Entrambi questi personaggi con la forza della loro Arte, anticiparono i tempi. Temerario musicista il primo e pittore visionario il secondo”.

“La Mostra che ci accingiamo ad inaugurare – riferisce il Sindaco di Portogruaro, Florio Favero – è frutto di un incontro fortuito, di una congiuntura astrale considerato il tema, tra l’on. Ketty Fogliani e il video artista Marco Agostinelli che ha firmato le scenografie dell’allestimento di Palazzo. Si tratta di un evento culturale molto importante per la Città che celebra il “ritorno a Porto” di un altro suo illustre figlio, Renzo Bergamo, dopo una lunga e felice carriera d’artista anche internazionale, di cui ricordo in particolare l’ultima grande mostra personale al Castello Sforzesco di Milano dopo la sua prematura scomparsa avvenuta nel 2004.

“L’iniziativa – spiega il Presidente del Distretto, Antonio Ferrarelli – oltre a dare continuità all’esperienza espositiva inaugurata nel 2020 in Palazzo Vescovile con la Mostra dedicata alla Collezione Cavallini Sgarbi, testimonia nei fatti la partnership tra pubblico e privato propria del ruolo del Distretto che, nell’aver accolto la sollecitazione artistico- culturale manifestata dal Comune di Portogruaro nella persona del Suo Sindaco, ha inteso farsi partner e organizzatore coinvolgendo, anche sul piano motivazionale, tante e importanti aziende del territorio in un fondamentale gioco di squadra. Si tratta – continua Ferrarelli – di supportare e di creare sempre più le condizioni perché questa modalità di approccio progettuale diventi prassi acquisita per affrontare le sfide future in grado di favorire lo sviluppo turistico del territorio offrendo basi solide a quei progetti di area vasta che interessano questioni strategiche come destagionalizzazione, occupazione, infrastrutture, mobilità lenta, ambiente, brand reputation, etc.”

“Più che un’esposizione – chiarisce Pierpaola Mayer responsabile dell’organizzazione – quella che si propone al pubblico è un’esperienza immersiva e plurisensoriale di contaminazione tra le arti che consente di conoscere e indagare attraverso l’allestimento di Palazzo Vescovile il rapporto tra Arte e Scienza, ancora nuovo per noi, ma in realtà molto antico, il tutto grazie alla regia del video-artista Marco Agostinelli, e alla collaborazione con lo scenografo sloveno Atej Tutta e a Mattia Biadene di Kama productions. Nell’arco del periodo espositivo, saranno inoltre organizzati percorsi e visite guidate anche in lingua straniera, eventi speciali e attività didattiche ed educative aperte al pubblico e alle scuole grazie al coinvolgimento di giovani del luogo, laureandi e neo-laureati in materie umanistiche. Ma c’è di più, “L’Arte della Fisica” – continua Mayer – è un’iniziativa pensata come diffusa e aperta, in grado di coinvolgere la Città e l’intero territorio, offrendo al visitatore a agli stessi cittadini, una volta usciti da Palazzo Vescovile, la possibilità di spostarsi nella vicina Casa Russolo, visitabile anche nei weekend, o di poter accedere, negli orari di apertura o su prenotazione, alla Sala Consiliare del Municipio, alla hall del Teatro “Luigi Russolo” e allo spazio espositivo “Space Mazzini” di Lugugnana”.

Da Russolo a Bergamo, ed oltre…

Emanuel Dimas de Melo Pimenta

Beethoven e Wagner per molti anni ci hanno strappato il cuore. Ma ora siamo sazi di loro e traiamo molto più piacere dal combinare idealmente il rumore dei tram, dei motori a scoppio, delle automobili e delle folle in festa che dal provare, per esempio, l’Eroica o la Pastorale… via! Non si può più trattenere il desiderio di creare un nuovo realismo musicale con una generosa distribuzione di colpi e schiaffi sonori, saltando insensibilmente su violini, pianofortes, contrabbassi e organi lamentosi, Via!

Luigi Russolo

La creatività è un immenso mare nero dove ogni tanto brilla una luce.

Renzo Bergamo

         È interessante notare che la parola “galleria” – come quando ci riferiamo a una galleria d’arte, per esempio – ha un’origine etimologica oscura, sconosciuta. Ma quando apparve indicando “luogo d’arte” alla fine del XVI secolo – il primo registro della parola con questo senso sembra essere avvenuto nel 1590 – portava già il significato che aveva dal XIV secolo circa: il senso di ” tunnel”, un luogo di passaggio e trasformazione.

         Fin dall’inizio, un luogo dove si collocano le opere d’arte è stato una dimensione di scoperta e trasformazione. Nessuno usciva da quel luogo immutato, uguale a prima.

         Pertanto, il lavoro di un curatore non può essere limitato ad ” attaccare quadri sulla pareti”. La curatela di una mostra implica l’elaborazione di quello spazio magico, come una sorta di tunnel, dove le persone scoprono nuove dimensioni della loro esistenza.

         Questo è precisamente il significato di ciò che chiamiamo “arte”. Questi non sono oggetti decorativi! Quando lo sono, non si tratta di arte.

         L’arte implica un’interpretazione critica della realtà, e questo è anche il fondamento essenziale della scienza. Sono mondi che si alimentano a vicenda, che vivono in simbiosi.

         Non potrebbe esistere la scienza se non avessimo quella visione critica che è stabilita dall’arte.

         Hegel ha giustamente detto che mentre l’arte si muove dalle leggi allo stabilimento di relazioni di qualità, la scienza fa il percorso opposto, muovendosi dalle relazioni di qualità alla scoperta e allo stabilimento di nuove leggi.

         Questo è ciò che troviamo nelle passeggiate solitarie di Werner Heisenberg sull’isola di Helgoland nel Mare del Nord, quando scoprì, durante quei solitari sogni di veglia, la soluzione di questioni essenziali riguardanti l’universo quantistico; lo stesso accadde con Dirac; o con Einstein quando confessò che le sue formule rivoluzionarie sembravano emergere da forme mentali inspiegabili.

         Qualsiasi artista è soggetto alle leggi fisico-chimiche del mondo concreto – sia che operi con computer, macchine fotografiche, inchiostri o semplicemente carta. Ed è da questa realtà delle leggi del mondo concreto che emergono gli universi di qualità.

         Con la mostra L’arte della fisica – da Luigi Russolo a Renzo Bergamo, nel marzo 2022, la sua curatrice, Roberta Semeraro, ha trasformato il Pallazzo Vescovile di Portogruaro in una vera e propria galleria, un tunnel di trasformazione e scoperta.

         Luigi Russolo e Renzo Bergamo sono nati entrambi a Portogruaro, con una differenza di quasi cinquant’anni. Bergamo aveva tredici anni quando Russolo, che avrebbe potuto essere suo nonno, morì a soli sessantuno anni.

         Come non potrebbe essere altrimenti, ogni luogo di rivelazione, di scoperta, espone le sue radici. E così, anche se la mostra ruota intorno al lavoro di Bergamo, la presenza di Russolo è sempre inevitabile.

         Questa mostra con opere di Renzo Bergamo include anche la presenza di Marco Agostinelli, che crea un’opera sul lavoro di Bergamo. Questo è quello che potremmo chiamare una meta-opera, utilizzando l’universo visivo della natura elettronica come un volo e una lente. Agostinelli rivela così la “pelle” del lavoro di Bergamo e, in questo modo, fa rivivere – come un volo nel futuro – le tele di pittura che sono, come tutte, frammenti congelati del passato.

         Parliamo di Luigi Russolo, uno dei grandi geni del ventesimo secolo, ma anche di altri geni, come Renzo Bergamo.

         In effetti, quando lo facciamo, trattiamo fondamentalmente di due questioni: il genio di alcune persone e ciò che le collegava.

         Spesso molti non si rendono conto che la parola “genio” lancia le sue antiche radici etimologiche nell’indoeuropeo *gen, che indicava l’idea di “nascita”, di “partorire” ed è direttamente collegata alla sopravvivenza dell’umano, di ciò che chiamiamo civiltà, al di là della genetica.

         È interessante notare che la radice indoeuropea *G indicava l’idea di movimento imprevedibile in tutte le direzioni e quindi ha generato anche la nostra parola igneo, che significa “fuoco”.

         Sicuramente qui possiamo trovare una chiave per l’origine etimologica della parola “galleria” – forse essendo un’espressione profondamente e misteriosamente legata alla parola “genio”.

         Un genio è quindi esattamente questo – qualcuno che fa nascere nuove idee, nuove cose. E il “nuovo” appartiene a ciò che siamo, ma che non conosciamo ancora.

         Pertanto, ciò che è “nuovo” può emergere solo e soltanto come riferimento a qualcosa che già esiste. Se non lo è così, non è nuovo, ma qualcosa di diverso.

         Quando una cosa è profondamente nuova, colpisce molto di ciò che conosciamo e quindi è come il fuoco, che traccia movimenti imprevedibili di scoperte in tutte le direzioni.

         Pochi lo sanno, ma Russolo fu probabilmente il primo ad elaborare partiture musicali grafiche, in 1914, che negli anni 1950 sarebbero state esplorate metodicamente da John Cage, che divenne noto come il “padre” dell’espressione visiva nella musica.

         Già negli anni 1970 ho iniziato a elaborare partiture musicali quadridimensionali all’interno della Realtà Virtuale. Tutto collegato tra un filo magico.

         Così, Russolo diceva: “arricchire significa aggiungere, non sostituire o abolire”.

         E, come avvertiva Claude Levi-Strauss, il genio è lavoro… non è qualcosa di gratuito che nasce semplicemente con la persona. Si nasce artista. Ma il genio è creazione umana in più. Richiede lavoro, continuo impegno. È una vera elaborazione dell’anima.

         Russolo era un genio, così come Renzo Bergamo e anche come Marco Agostinelli. Sono anime che si toccano. Sono ricercatori dedicati, studiosi ossessionati.

         E quando diciamo che “sono anime che si toccano”, ci troviamo di fronte alla seconda domanda di questa nostra immersione: come si toccano? Qual è la connessione tra questi esseri illuminati?

         Tutti amiamo Luigi Russolo. John Cage lo amava. E quando siamo attenti alle sue opere, scopriamo alcuni elementi che ci rivelano il mondo del ventunesimo secolo.

         Essendo geni, hanno operato il passato trovando il futuro. Questo mi sembra il vero senso del Futurismo. Non si può avere futuro senza passato. Fino a Russolo, il passato si trovava nei contenuti letterari, nelle formule di composizione, nei canoni visivi – anche se per contrastarli, per opporsi ad essi. È così che abbiamo avuto gli impressionisti – nella pittura o nella musica – solo per citare un esempio.

         Caravaggio, un altro esempio, genio spettacolare, operò una critica della pittura, una critica sul modo di vedere, avendo Leonardo, tra gli altri, come riferimento. Questi erano i critici del loro tempo, del suo modo di avvicinarsi al mondo.

         Tutti loro sono, quindi, esseri ignei, di fuoco.

         È importante dire del significato della parola critica – dall’indoeuropeo *krei, che indicava le idee di “setacciare”, “discriminare” – ed è il segno per eccellenza della rivelazione, perché è sempre necessario distinguere per capire bene.

         Nella sua critica, in suo processo di permanente rivelazione e comprensione della realtà, Luigi Russolo inaugura un nuovo mondo.

         Spesso, quando si fa riferimento a Russolo, si dice che è stato un pioniere della “musica di rumore”, per esempio, che tecnicamente chiamiamo musica psofale. Ma lui ci rivela una rivoluzione molto più profonda.

         Prima di tutto, Russolo non lavora solo con il “rumore bianco”, ma con tutti tipi di rumore – che non sono altra cosa che complesse nuvole di frequenze, e che costituisce proprio la cosiddetta “musica drone” che sarebbe emersa solo negli anni 1960.

         Russolo lavorava come uno vero scienziato, in un laboratorio. Nella sua Arte dei Rumori, scritto nel 1913, fa chiari riferimenti alle sue “lunghe e pazienti ricerche di laboratorio”, alle “lunghe notti passate in laboratorio”, alle “ipotesi che si sono dimostrate false” indicando il principio della confutabilità, il fondamento essenziale della scienza.

         Nel suo materiale di laboratorio, Russolo non operava come Caravaggio, per esempio, su una storia di metodi. Il suo materiale appartiene al mondo concreto, come i suoni dei motori di aerei e automobili, per esempio.

         Negli anni 1930 viveva a Laveno, sul Lago Maggiore, molto vicino a dove vivo oggi. Anche se le sue riflessioni di allora cercavano un mondo immateriale, erano esperienze e trattavano l’essenza dell’umano.

         Sono state sempre esperienze.

         La parola esperienza deriva dalla fusione della particella latina ex, che significava “fuori”, e dell’indoeuropeo *per, che indicava l’idea di “rischio”. Cioè, etimologicamente, “esperienza” significa qualcosa che è emerso dal “rischio”, che esce dal rischio, da un processo non sicuro, di cui non si conosce il risultato. In altre parole, esperienza è sempre una sorpresa.

         Luigi Russolo era un pensatore sperimentale.

         La base fondamentale del suo lavoro era il mondo, i suoni del mondo, come già accadeva con Erik Satie, una generazione più grande di lui. Più tardi John Cage avrebbe fatto lo stesso – ma mentre Russolo e Satie incorporavano i suoni del mondo, e delle macchine, come musica, come elementi esterni, qualcosa come istrumenti musicali, John avvertiva che le nostre stesse orecchie sono portatrici di musica, di suoni del mondo – quindi, ogni essere umano è musica!

         A differenza di Satie, Russolo era uno studioso ancora più radicale. Le sue immersioni nei suoni delle macchine portarono ai primi passi di Pierre Schaeffer e alla nascita della musica concreta negli anni 1950.

         Russolo nutriva un approccio veramente scientifico nella realizzazione delle sue opere.

         Questo momento storico, che inizia con lui e Satie, proietta un futuro completamente diverso nella storia della musica e dell’arte.

         L’elaborazione musicale cessa di essere una critica, nel senso di scoperta, di rivelazione, della tradizione musicale stessa, e diventa una critica del modo di ascoltare, del mondo che ci circonda.

         C’è, quindi, una vera e propria spaccatura nell’universo del pensiero artistico e musicale. Da un lato rimangono i seguaci della tradizione concentrati sulla critica e l’eventuale opposizione ai vecchi canoni; dall’altro emerge il pensiero sperimentale che troverà in Joseph Beuys la sua espressione filosofica più profonda.

         E qui troviamo Renzo Bergamo.

         Tutta la sua vita si svolse sotto l’incanto della scienza che, per lui, era un modo per assorbire il mondo.

         Studiava l’universo della scienza come un archeologo del futuro.

         Quando guardiamo le sue opere, le immagini che vediamo sono travestimenti di ciò che cercava: una connessione matematica con la realtà concreta, attraverso concetti scientifici, creando un nuovo mondo.

         Proprio come Edgar Allan Poe ha scritto Eureka, Renzo Bergamo ha creato la sua immagine del mondo, di un mondo favoloso, i cui principi scientifici non sono assoluti. È un romanziere del reale.

         Renzo Bergamo crea un nuovo reale, operando le immagini interiori, a volte aspiranti alla matematica, salvate dall’universo scientifico, come se fossero resti archeologici.

         Marco Agostinelli è un altro genio.

         Agostinelli opera la critica della cultura materiale. Da anni Agostinelli lavora sulla cultura materiale, rendendola a volte immateriale e multidimensionale.

         Siamo amici da anni e le sue opere sono sempre una sorpresa. Dagli anni 90, quando ci siamo conosciuti, Agostinelli opera la cultura materiale del mondo come materia prima – in un certo senso proprio come Russolo operava i suoni delle macchine e Bergamo le tracce “archeologiche” delle scoperte scientifiche.

         Dobbiamo sempre cercare la coerenza in tutto.

         Curata da Roberta Semeraro, la mostra L’Arte della Fisica – da Luigi Russolo a Renzo Bergamo nel Palazzo Vescovile di Portogruaro, nel Veneto, in marzo 2022, presenta una coerenza formidabile.

         Ho visto le immagini della mostra e questa evidente coerenza mi ha sorpreso. È qualcosa che appartiene all’universo della curatrice.

         È stata scelta una mia composizione per la mostra, realizzata nel 1996: Andromeda.

         È una composizione fatta su frammenti di piccoli pezzi composti da Sergei Prokofiev, ma tutte le sue parti sono organizzate secondo il disegno della galassia Andromeda. Qui, ho lavorato – come sempre – su il mondo.

         Dagli anni 1970 lavoro partiture musicali in ambienti virtuali. Ma la base di questo lavoro è ciò che chiamo “trappole logiche”. Cioè creo elementi di stranezza che provocano la coscienza della gente – perché solo la differenza produce la coscienza.

         Così, come Agostinelli, Bergamo o Russolo, ho fatto uso di elementi esteriori – qui sotto forma della musica di Prokofiev e della struttura di una galassia.

         Questa era la strategia per non riprodurre di nuovo quello che so, quello che sono, quello che è la mia anima. È un modo per inserire un elemento differenziale senza il quale la coscienza non esisterebbe.

         Siamo tutti figli di Russolo e di Satie.

         L’unica libertà possibile è quella che consiste nel conoscere e rispettare il prossimo. Si tratta di prendersi la competenza di determinare la propria area di azione senza interferire nelle rispettive aree degli altri.

         Quando la libertà significa fare quello che si vuole, quella che chiamiamo libertà positiva, sorge immediatamente una tirannia, nel senso di evitare l’autodistruzione… e con essa finisce la libertà.

         L’unica libertà possibile – che chiamiamo libertà negativa, perché riduciamo la nostra area di azione nel rispetto degli altri – è nata con la città, e più precisamente quando la città è diventata Stato nell’antica Grecia. Anche se c’erano città-stato prima della Grecia, è nell’universo greco classico che emerge il concetto di libertà negativa.

         La sfida del futuro è il amore al prossimo.

         Qui abbiamo a che fare con la civis, con la urbis, e quindi con la condizione essenziale della libertà negativa.

         Russolo e Bergamo vivevano la libertà come essenza della loro vita.

         Nel suo testo classico La Metropoli e la Vita Mentale, il sociologo e filosofo Georg Simmel, vissuto dal 1858 al 1918, diceva: la metropoli “concede all’individuo un tipo e una quantità di libertà personale che non ha alcuna analogia in altre condizioni…”.

         La città è una matrice della libertà, perché la libertà consiste nel conoscere e rispettare il prossimo.

         La vera arte – non l’illustrazione o la decorazione – è possibile solo con una profonda comprensione e rispetto per l’essere umano.

         Potremmo avere una descrizione migliore di Luigi Russolo e Renzo Bergamo?


Seguici sui nostri canali per restare sempre aggiornato:

Exit mobile version