Vedendo la spettacolare retrospettiva su Max Ernst a Palazzo Reale, immagino quanto avrei voluto vistarla e goderla col mio amico Arturo Schwarz, a sua volta sodale del grande artista tedesco e frequentatore fin dall’inizio del gruppo surrealista e di Breton e Duchamp in particolare.

«Nelle sale di Palazzo Reale, viene squadernato l’immenso inventario iconografico dell’artista, uno strabordante vaso di Pandora, una irripetibile, magica, estraniante, colta, stimolante Wunderkammer novecentesca, di cui questo catalogo riflette la ricchezza: erbari, insetti, chimere, disegni anatomici, storie naturali, foreste di pietra, animali, fiumi antropomorfi e forme zoomorfe, mappe stellari, geometrie, uccelli, oltre ad autentici capolavori che resteranno per sempre nella storia dell’arte come l’Antipapa, Il bacio, Sogno e rivoluzione, La città intera, L’angelo del focolare, Oedipus rex, Pietà e La rivoluzione la notte e molti altri ancora.

La mostra offre su Max Ernst è un viaggio appassionato e illuminante nella mente di uno dei più talentuosi artisti nel Novecento che, nonostante la sua centralità nella storia dell’arte del XX secolo, in Italia è stato rappresentato raramente».

(Domenico Piraina, Direttore di Palazzo Reale, per Insideart)
Max Ernst Palazzo Reale

All’inizio erano i titoli, impossibili, imprevedibili, insostenibili.

Si capiscono tante cose dell’arte anche se conosciamo bene alcuni dei sistemi di contaminazione antropologico-psicanalitica che Max Ernst (e Arturo Schwarz) hanno frequentato per lungo tempo.

Quel mondo è fatto di svolazzi, di piroette semantiche, di salti mortali di senso, ma tutto credibile, auspicabile come un traguardo di tutte le discipline e i movimenti precedenti e successivi, un’attualità che da oltre cento anni non conosce oblio.

Dunque il valore, la valenza dei titoli che spesso come indovinelli o enigmi, fanno parte del principio creativo dell’intera opera, anche se aggiungono mistero a magia, in un impegno espressivo senza tregua, moltiplicato per le quattrocento opere presenti a Milano, che anche con questa mostra, riconquista il podio tra le capitali europee dell’arte moderna e contemporanea.

Ernst è stato erotismo e teoria, pittore, scultore, performer ante-litteram e sociologo, irriverente psicanalista dei traumi dei pittori del passato (Leonardo in primis) ma grande analista dei percorsi umani del suo e del nostro tempo, un profeta dell’ansia, delle perversioni nascoste e dei doppi giochi dell’animo umano.

Donne sempre al centro, dalla Tanning a Peggy Guggenheim a Gala, futura signora Dalì, dunque frequentazioni con “l’altra metà dell’avanguardia” che non riusciamo a catalogare, una furia creativa, sentimentale e passionale sempre sull’orlo dell’abisso della creazione.

Ha inventato tutto, o quasi, perfino la tecnica del dripping che successivamente un giovane americano Jackson Pollock farà sua fino a renderla immortale, passando anche lui dalla Musa/Diva Peggy, senza dimenticare il “grattage” e il “frottage”

Nella sequenza del bell’allestimento la cronologia iniziale fatta di “stanze temporali”, via via si sfilaccia sovrapponendo tempi, stili e forme, come se Ernst volesse giocare “seriamente” col tempo e con i tempi e i luoghi che ha frequentato nella sua lunga vita, non per confondere lo spettatore ma per farlo immergere nel principio alternativo ma reale del Surrealismo.

L’imprinting culturale e metodologico è nell’impegno cromatico del Blaue Reiter, ma De Chirico è sempre presente, un “convitato di pietra” che gli sussurra strade e tracciati, come Muche e Kandinsky, ma Max Ernst ha sempre una capacità di elaborazione così personale che in ogni momento l’identità del movimento di riferimento del periodo (Dadaismo, Surrealismo etc) diventa la sua più concreta identità.

E’ una scorribanda temporale che ci fa comprendere quando poco catalogabile sia stato il Secolo Breve, per la densità di uomini così grandi che l’hanno attraversato sempre oscillando tra depressione e sorriso, tra crisi socio-politiche e necessità immarcescibile di trasgressione, come nella tradizione della famiglia artistica nei secoli dei secoli.

Una grande esposizione frutto di anni di lavoro e di paziente selezione delle opere oltre che dal certosino lavoro diplomatico per ottenere dalle più grandi istituzioni culturali del mondo il prestito di tanti capolavori che possono essere goduti dai milanesi e dal mondo fino a febbraio.

Ora comincia il gioco della caccia ai titoli (presenti in mostra ma anche a quelli assenti),e questa sequenza sarà per tutti voi un impegno serio per cadere nella vertigine di questo grande protagonista del XX secolo e non solo, vi sarà utile per capire meglio la realtà, che è solo frutto di sogni, di magie, di sortilegi, incantesimi e miracoli vari, ed è forse per questo che ci appare tanto vera da sembrare insopportabile.

Buona caccia

L’angelo del focolare

L’éléphant Célèbes

La puberté proche… (o le Pleiadi)

Oedipus Rex

Ubu imperator

Storia naturale

La Vergine picchia Gesù davanti a tre testimoni

Foresta imbalsamata

La vestizione della sposa

Angelo della palude

L’Europa dopo la pioggia II

Il re che gioca con la regina

Immortel

L’antipapa

Compendio di Storia Universale

La foresta

Il bacio

Giardino acchiappa aeroplani

La città intera

La vestizione della sposa

Giovane donna a forma di fiore

……….


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