Megalopolis Film Recensione

Il Regista, l’Architetto e il Potere.

Nella New Rome, o New York se preferite, l’immagine stessa dell’architettura immortale rappresentata dal Chrysler Building si staglia come stagione felice di un mondo in decomposizione, che sarebbe potuto essere e non è stato e in questa meravigliosa cuspide d’acciaio, Cesar Catilina, l’Architetto “cospira” contro tutto quello che si oppone alla sua visione del futuro e spazio-tempo.

Il deuteragonista Franklin Cicerone, è il sindaco passatista e calcolatore che non capisce, almeno all’inizio l’importanza del “megalon”, matriale indistruttibile, capace di sostituire anche i tessuti umani, e di Megalopolis, il sogno del progettista che ha il potere, come un eroe della Marvel di fermare il tempo.

Coppola scrive oltre ad un capolavoro, immaginato oltre cinquanta anni fa, un trattato contemporaneo di sociologia urbana, di estetica ai tempi dell’AI, di Politica delle masse e delle élite, insomma andatelo a vedere.

Il volume delle citazioni visive, testuali e culturali è infinito, ma il flusso spericolato delle immagini, distillate con somma sapienza dal regista-architetto è una vera boccata d’aria pura per cuore, cervello, pensiero e conoscenza.

Shakespeare, Hobbes, Voltaire, Goethe, Freud e visioni di Piranesi, Palladio, o Wright o Le Corbusier, ma anche Griffith, Lang, Lucas, Kubrick, ma anche Bond e Batman e Paperopoli e Topolinia, e poi Brodway, concatenati dalla visionarietà frantumata e ri-amalgamata dalla sapienza visionaria e coltissima del regista.

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Mai una metafora del mondo della contemporaneità e dei suoi insanabili conflitti, hanno avuto una densità allegorica come in quest’opera che, in oltre due ore, stabilisce il principio dell’incompatibilità (e incomunicabilità) tra cultura, innovazione e  politica (Potere), con la tardiva approvazione del mondo economico rappresentato da un Crasso, chi altri, se no?, che finanzierà il sogno urbano, urbanistico e umano.

In mezzo a scorribande psichedeliche, interni vintage, tra rendering e uso massiccio di intelligenze, più o meno artificiali, Catilina disegna “a matita” il cambiamento del mondo, e non è un caso perché, in fondo è l’aspetto umano, profondamente artigianale, prima che creativo e artistico, a dettare la linea, vincente, almeno nella finzione.

La parola diventa testo e citazione come un’alluvione incontrollabile di concetti, di sollecitazioni, di sfide continue, che tendono ad avviluppare i nostri sensi, le nostre anime, i nostri corpi, e ci costringono ad una riflessione sul senso profondo del nostro essere uomini e in quanto tali, “abitatori di città”.

Coppola è un demiurgo che usa la materia dei sogni, come Shakespeare, per incidere la nostra coscienza e le nostre pulsioni, per imporci una scossa a una morale sopita, e la metafora dell’architetto costruttore (ma anche distruttore) non soltanto di una nuova città, ma di un “uomo nuovo” è il principio di ogni cambiamento rivoluzionario, sia nel cuore dell’estetica, che nel profondo dell’etica sociale e personale.

Megalopolis, nasce come critica del disfacimento della società, Roma come NYC, rappresentano il punto più alto dello sviluppo del trionfo dell’idea stessa di città, nell’antichità come nella modernità, ma al contempo esprimono (forse) una crisi irreversibile, e il sindaco/monarca-oratore, vuole mantenere l’ impossibile ordine, che la tradizione impone, in ogni tempo della storia.

Il cinema torna ad essere ispiratore di concetti subliminali e continua come contaminazione fuori dalla sala, anche dandoci il messaggio più alto e semplice tra tutti quelli che si possano condividere: l’amore salverà il mondo?

Amare è una funzione irrinunciabile tra le attività umane e Catilina si innamorerà di Claudia, figlia del suo nemico, politico. Il sogno si trasforma in speranza, ogni avversità può diventare futuro, può spingerci in avanti con un’idea che dobbiamo difendere per consegnarla a coloro che verranno.

Dunque la distopia si trasmuta in utopia, sotto le sembianze di una bambina nata dall’unione dei nostri eroi.

Il romanticismo di Coppola non ha niente di lezioso e non ci pensa neppure ad un lieto fine, anzi le immagini finali investono momenti solidi della dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, citazioni di Marco Aurelio, imperatore-filosofo, e sguardi soddisfatti dei vincitori, che ci rassicurano perché attraverso l’architettura si possa sperare che esista un mondo diverso e migliore di quello che continuiamo a sopportare.

Anche il cattivissimo e corrottissimo Clodio, finirà appeso a testa in giù, con evidenti citazioni politiche lontane, ma sempre attuali, che  ci ricordano la circolarità della storia.

Megalopolis, usa l’allegoria per darci una lezione sociologica, Catilina, Cicerone, Crasso e Clodio sono espressioni caratteriali di tutti gli uomini, perché la storia riesce sempre a raddrizzare anche le più spaventose derive, con la densità dei nostri sogni, e la lezione di Shakespeare e Coppola ci invita a non cedere mai alla rassegnazione.

Forse il senso dell’architettura, e lo slancio ideale di un Architetto possono indicarci una via d’uscita verso la bellezza, anche quando tutto sembra irrimediabilmente perduto.


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