TAG

Incastonata nella Val d’Orcia, riconosciuta Patrimonio Unesco, e passeggiare al calar del sole nel centro storico di Montalcino, meta di delizie per visitatori internazionali che cullano segretamente il sogno della Tuscan Valley, significa penetrare il suo cuore medievale, avvolti dai vapori di antiche e nobili atmosfere.

La storia 

Non solo di bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche è ricca Montalcino, ma soprattutto di un patrimonio culturale, una forma immateriale certamente più longeva di qualsiasi ricchezza, che questo piccolo borgo della Toscana può vantare nel presente. Un patrimonio costruito, e poi coltivato e rafforzato nei secoli, incarna quella straordinaria realtà che tutto il mondo ammira. A partire dal suo simbolo per eccellenza: il vino e la tradizione vitivinicola che scorre nelle sue vene.

La Fortezza, che rappresentava l’ultimo baluardo della Repubblica di Siena, sembra essere magicamente cristallizzata nel XVI secolo: un castello dall’innovativa pianta pentagonale circondato da mura e torri (il possente bastione mediceo sul lato sud fu aggiunto da Cosimo alla metà del 1500). Da qui si domina l’intero borgo fino alla vallata circostante; dai suoi bastioni ci si può perdere in un panorama che spazia dal Monte Amiata a Siena, solcando la Val d’Orcia e le Crete senesi.

LEGGI ANCHE – San Gimignano, la Manhattan medioevale

Una storia fatta di spinte autonomistiche e di un complesso e precario equilibrio politico-istituzionale con Siena; per questo il corposo numero di pergamene di San Francesco conservato nella Biblioteca Alessandro VII del Seminario di Montarioso e il fondo ‘Montalcino’, con oltre 1200 pergamene quasi tutte medievali conservate all’Archivio di Stato di Siena, è oggi più che mai importante oggetto di studio e approfondimento per ricercatori di tutto il mondo.

Montalcino Toscana

Questa raccolta stratificata di atti di qualità, lunghezza e valore molto diverso tra loro ci restituisce molteplici e significativi frammenti, espressioni più o meno profonde di quel Medioevo che, nonostante l’immeritata cattiva fama, ha saputo documentare giuridicamente i fatti che accadevano all’interno delle comunità. Così come esiste un’ampia documentazione sulla storia del “vino e delle vigne” del territorio gelosamente custodita nel Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello. Il primato enologico di Montalcino non dovrebbe comunque far dimenticare il suo trascorso di città dal volto artigianale e commerciale, nonché il suo ruolo ecclesiastico, grazie all’Abbazia di Sant’Antimo e poi il vescovado, che gli consentirono di assurgere ad una posizione culturale ed educativa di primo piano.

Anche l’olivo e il bosco sono due grandi ricchezze di Montalcino, paladini di un paesaggio silenzioso e millenario, per di più fonte di sopravvivenza per i suoi abitanti, quando i vigneti non lambivano ancora i lati della strada. Ma vi erano solo alberi a perdita d’occhio.  

LEGGI ANCHE – Pienza, città della luce e meraviglia del rinascimento

Dopo la seconda guerra mondiale il mondo agricolo vive una profonda crisi e deve reinventarsi, anche in terra di Toscana, la mezzadria non è più un modello perseguibile e le campagne soffrono un forte spopolamento, soprattutto di giovani braccia e cervelli. Oltre il sei per cento dei montalcinesi e dintorni è iscritto nell’elenco dei poveri del Comune.  Molti poderi versano in condizioni di degrado (mancanza di luce, acqua potabile, concimaie) e tutto questo non fa che inasprire le condizioni dei lavoratori e fiaccare i loro animi. E’ questo uno scorcio delle campagne senesi alla fine degli anni ’50. Ma per qualcuno questa situazione si trasformò in opportunità: come narra la storia di uno dei “protagonisti delle culture materiali”, Pierluigi Talenti, che contribuì alla moderna rinascita del Brunello di Montalcino*.     

Tornando sui nostri passi, e ripercorrendo il centro storico, incontriamo Piazza del Popolo con la torre lunga e stretta del Palazzo del Priore, sede del Comune, eretto tra il XIII e XIV conserva tracce di un’architettura d’ispirazione senese – e sulla facciata fanno bella mostra di sé stemmi marmorei- così come la bella loggia gotica.

Montalcino 1118

Un pavimento in legno della collezione Atelier di Listone Giordano, nella declinazione Heritage ispirata ai colori e ai segni distintivi delle antiche pietre del territorio di Montalcino, racconta una storia antica e singolare che parla di passione e di arte nell’autentico rispetto della natura. Il mondo Atelier si nutre di cultura e passione per il legno, guarda al futuro attingendo a piene mani dalla sapienza artigianale che ha contraddistinto la storia di questo nobile materiale. Le sue venature si arricchiscono di specifici trattamenti che disegnano la superficie di ogni singola lista rendendola unica ed irripetibile.

Lo sguardo accarezza poi Palazzo Vescovile, le chiese di Sant’Agostino, Sant’Egidio, e San Francesco; il Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra ospitato all’interno di una porzione dell’ex convento di Sant’Agostino è custode di alcune testimonianze di arte senese (dal XII al XIX secolo), sculture lignee, opere di Ambrogio LorenzettiSimone Martini e Girolamo di Benvenuto, oltre al celebre Crocifisso in bronzo realizzato dal Giambologna.

LEGGI ANCHE – Abbazia di San Galgano: uno scrigno di storia e leggenda nella Toscana segreta

Vi conduciamo a pochi chilometri dal centro abitato, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate, per farvi scoprire un luogo incantevole: la magnifica Abbazia di Sant’Antimo, un complesso monastico immerso nel verde, mirabile esempio di chiesa romanica tra le più belle della Toscana e d’Italia. La tradizione fa risalire la fondazione del primo nucleo della Chiesa niente di meno che all’Imperatore Carlo Magno, sarebbe stato lui a lasciare traccia del suo passaggio nella cappella carolingia.   

Abbazia di Sant’Antimo

La sua costruzione iniziò nel 1118 ad opera dei monaci benedettini, ispirati a loro volta dalle esperienze architettoniche francesi di Cluvi e Vignory. La data è impressa nella “charta lapidaria” sui gradini dell’altare maggiore (in cui si ricorda il ricco lascito dei Conte Bernardo degli Ardengheschi). Un luogo speciale, sospeso tra storia, architettura, spiritualità e natura che getta un incantesimo su tutti coloro che, trepidanti, si avvicinano a contemplarla. Tra i suoi possedimenti l’abbazia annoverava il vicino Castello di Montalcino, oggi famoso per la sua rinomata produzione vitivinicola.  

Ed è proprio con il sapore del vino, indiscusso ambasciatore di Montalcino nel mondo, che intendiamo concludere questo nostro seppur breve viaggio. Un vino meraviglioso come il Brunello richiede saggezza secolare e una paziente macerazione per far scaturire colori e profumi, dopo aver riposato in barrique di rovere per almeno 3 anni. E’ qui che giace una ricchezza materiale ed immateriale allo stesso tempo, fatta di storia e tradizione, incarnazione liquida dei valori di un territorio ricco di piccoli e grandi tesori. 

Fonte

Comune di Montalcino: Le pergamene del Comune di Montalcino(1193-1594) Regesti


Seguici sui nostri canali per restare sempre aggiornato:

Exit mobile version
×