Il Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, ospita la mostra OBEY. Make art not war.
La pace, la donna, l’ambiente e la cultura sono le aree tematiche da cui parte la rassegna curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, che celebra l’attività di uno degli street artist più noti a livello mondiale.
Ma chi è Obey? Il suo nome è Shepard Fairey che mosse i suoi primi passi nell’arte contemporanea nel 1989, esordendo con l’iniziativa Andre the Giant Has a Posse. In quell’anno lanciò la sua prima campagna di arte urbana disseminando sui muri di Providence alcuni adesivi che riproducevano il volto del wrestler André the Giant. Oggi Obey è arrivato a essere conosciuto oltre i confini degli Stati Uniti giocando su tematiche a lui care come il pacifismo e l’ecologia.
Fairey è particolarmente noto per le sue serigrafie, realizzate in diversi formati. Si tratta di opere in grado di stimolare riflessioni sui grandi temi del nostro tempo, tra cui le questioni umanitarie e quelle esistenziali.
Ma è grazie al manifesto Hope, nel quale l’artista riproduce in quadricromia il volto stilizzato di Barack Obama a renderlo celebre nel mondo. Al punto da essere definito definito dal critico d’arte Peter Schjeldahl “la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam“.
Il poster divenne virale, finendo per accompagnare la campagna elettorale del primo Presidente nero degli Stati Uniti. Solo dopo la propria elezione, Obama scelse di manifestare apertamente il suo apprezzamento per l’opera dell’artista. La National Portrait Gallery degli Stati Uniti, nel gennaio 2009, acquistò l’opera inserendola nella propria collezione permanente.
La mostra fiorentina ricostruisce questi e altri passaggi salienti della vicenda artistica di Fairey, continuando a tenere i riflettori accessi sulla street art e sull’arte pubblica dopo la precedente esperienza di Banksy. This is not a photo opportunity, anch’essa prodotta e organizzata dall’ Associazione MetaMorfosi e sostenuta dalla Fondazione Guglielmo Giordano e Listone Giordano.
OBEY. Make art not war, è visitabile fino al 20 ottobre, ed è dedicata alla memoria di Pina Ragionieri, storica direttrice di Casa Buonarroti a Firenze: profonda conoscitrice e studiosa di Michelangelo, e attenta alle molteplici forme dell’arte contemporanea.
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