Tuscania, la città delle 12 chiese, veniva descritta come una città fortificata a breve distanza da Roma, che ha sopportato secoli di oppressione papale e un devastante terremoto, ma che in seguito ha saputo rinascere dalle sue rovine e ritrovare l’antico splendore.
Sono trascorsi anni dal lungo reportage che Bella Italia dedicò a questo borgo immerso nella Tuscia viterbese e, in questo mondo post-pandemico, l’esperienza culturale che si può vivere sottotraccia nel cuore di un’Italia cosiddetta minore, che invece minore non lo è per niente, fa risplendere Tuscania di nuova luce. Perché non accompagnare i visitatori, ospiti, e non semplici turisti, in un percorso scolpito nelle rocce della storia, natura e bellezza, pagine ancora non scritte nelle classiche guide?
Si perde nei secoli l’origine della Tabula Peutingeriana, il primo e più importante monumento cartografico del mondo antico, all’interno del quale Tuscania è segnalata tra i “punti di sosta” della complessa rete stradale dell’Impero romano. Questo prezioso documento ricostruisce la ramificazione che, da Roma, si innerva attraverso le vie consolari, tra cui la Clodia, verso l’esterno e che fu particolarmente significativa per la storia e la ricchezza di questa cittadina.
Ci vuole un animo indomito, calzature comode e la voglia di lasciare agi e mondanità alle spalle per imbracciare zaino e munirsi di pazienza e silenzio, prima di intraprendere questo viaggio. Tuscania deve il suo nome ai Romani: Tusci, era così che i romani chiamavano gli Etruschi, conserva un potenziale non pienamente espresso e può ambire ad affermarsi come meta di grande interesse per un turismo educato e rispettoso, grazie anche alla vicinanza con Roma caput mundi (intasata e congestionata da un’invasione di massa).
Questo borgo è per vocazione una città d’arte, amata da una cerchia ristretta di esperti ed estimatori, sorge su un ricco tessuto urbano e vanta una storia lunga ed affascinante. Il territorio circostante è autentico, possente e, ancora, relativamente incontaminato.
Incarna la vera anima etrusca e medievale del Lazio, placida e tranquilla, offre scorci incantati ed angoli segreti nonché sorprende per la sua ospitalità e perfino per la presenza di alcuni ristoranti stellati. Le sue origini risalgono alla tarda età del bronzo, divenne poi uno dei centri arcaici etruschi e portò avanti, lentamente, il processo di aggregazione dei vari villaggi in un centro unico nel territorio di Tarquinia.
Con l’occupazione romana della Tuscia, Tuscania ricoprì il ruolo di caposaldo nel controllo dell’intero territorio, grazie alla sua centralità e strategica posizione sull’importante asse stradale della Via consolare romana. Fu una fiorente diocesi medievale e sul suo territorio iniziarono a ergersi castelli e dimore nobiliari, conobbe lotte cruente e i rovesci economici dovuti alla peste. La ritroviamo nel ‘400 come modesto agglomerato dello Stato Pontificio fino a quando le sue sorti cambiano entrando nel Regno d’Italia nel 1870 (quando il generale Bixio fece il suo ingresso in città cacciando le guardie pontificie di Papa Pio IX). Nel secolo dei viaggi del Grand Tour, troviamo qualche citazione nell’itinerario di William Beckford, il ricchissimo figlio dell’ex Sindaco di Londra. Nel 1780 attraversò le Alpi e si addentra nel Nord dell’Italia per poi scendere a sud, in quella che oggi è la regione Lazio e sostando nella zona del Viterbese dove si trova Tuscania, Beckford scrive: “Partimmo al buio nel momento in cui il mattino spuntò sul Lago di Vico. … Invano ho cercato da avvistare la cupola di San Pietro una volta oltrepassate le montagne al di là di Viterbo …. Attraversammo ampie pianure con da lontano a sinistra la catena robusta delle monte Appennino e a destra la distesa lucente dell’oceano … Qui era il luogo dove avevano marciato gli eserciti romani… Quante legioni trionfanti hanno calcato questa strada nell’antichità”.
Tuscania 1093: l'ultima tappa del viaggio ATELIER HERITAGE disegnato da Listone Giordano. Un piccolo grand tour racconta la storia di creazioni nate nel cuore dell'Umbria, figlie del grande classico del legno, il Rovere. Una collezione di pavimenti in legno che si nutre del fascino paesaggistico, dei colori e sapori di alcuni tra i più bei borghi d'Italia a cavallo tra Umbria, Toscania e alto Lazio. Siamo partiti da Città della Pieve, patria del Perugino, abbbiamo sostato con il fiato sospeso sul ponte che conduce a Civita di Bagnoregio, proseguito attraverso le dolci colline della Val d'Orcia alla scoperta di Montalcino, Pienza, Bagno Vignoni e molti altri tesori nascosti. Il mondo Atelier è fatto di lavorazioni artigianali, secondo i saperi di un tempo, coniugate a tecnologie avanzate per rendere ogni superficie lignea un'opera unica e irripetibile. Un pavimento in legno Heritage acquista la parola e può raccontare una storia antica, fatta di passione, di arte applicata e rispetto della natura. Un tessuto pensato per ammantare di una calda atmosfera lo stile dell’interior design contemporaneo e sempre più in chiave sostenibile, che si può armonizzare con le ristrutturazioni di prestigiosi palazzi storici così come con le architetture di nuova realizzazione. Il suo stile natural è sinonimo di materia portatrice di benessere, quale il legno, capace di creare atmosfere avvolgenti e dialogare con materiali rilassanti, facendo segnare punti a favore della scelta del pavimento in legno, salubre ed elegante, etereo come la materia dei vostri sogni.
Lo spartiacque tra storia antica e modernità è rappresentato dall’evento sismico che colpì Tuscania nel febbraio del 1971 lasciando dietro di sé polvere e macerie nel centro urbano.
Quel centro storico, abbracciato da possenti mura medioevali, che raccoglie tesori in pietra di tufo, dall’inconfondibile tonalità cromatica. Lungo l’asse centrale di Via della Libertà si raggiunge il duomo di San Giacomo, la Fontana Grande, anche se la più antica è la Fontana del Butinale, meglio nota come la Fontana delle Sette Cannelle (dove l’acqua fuoriesce dalla bocca di sette imponenti mascheroni) e si può proseguire in una sorta di caccia al tesoro tra vicoli segreti, come quello degli Artigiani e quello degli Archi.
Ma è fuori le mura, sul colle dell’antica acropoli etrusca, che due testimoni d’eccezione si mantengono a debita distanza dalla città pur catalizzando l’attenzione di tutti coloro che posano gli occhi su queste magnifiche costruzioni religiose: la Chiesa di San Pietro e la Chiesa di Santa Maria Maggiore (l’unica, per antico privilegio, a poter vantare un fonte battesimale a immersione con vasca in buono stato di conservazione).
San Pietro, cattedrale fino al 1400, presenta un rigoroso stile romanico nelle eleganti architetture, mentre le decorazioni hanno il sapore cosmatesco (si vuole opera dei maestri comacini risalente all’VIII secolo). Secondo alcuni storici, la costruzione risalirebbe dunque all’epoca in cui Tuscania fu oggetto di dono da parte di Carlo Magno al Papa Adriano I, e questo potrebbe rappresentare un fondamentale passaggio dall’architettura paleocristiana a quella romanica. Si tratta di uno dei rari casi di Chiesa antica con la facciata rivolta ad Oriente quando di solito era l’opposto.
Guardare là dove nasce il sole ha origini antichissime e altro non è che il fondamento dei riti pagani, fin dai tempi degli egizi l’oriente era la direzione che guidava ogni rituale.
Incisa nel ciborio è la data del 1093, anno della probabile ricostruzione avvenuta sulle vestigia dell’edificio originario ascrivibile all’VIII secolo, come testimoniato dal nucleo dell’antica cripta. Studi più recenti, invece, riportano la data di costruzione avanti nel tempo, fermando le lancette dell’orologio intorno all’anno mille, e spogliando così la misteriosa architettura della sua carica innovatrice.
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Domina dall’alto e gode sicuramente di una posizione d’incomparabile bellezza e suggestione, con affaccio sui resti del Palazzo dei Canonici e di tre alte torri deputate a difendere il colle. Quale che sia la verità sulla sua storia, resta inconfutabile il fatto che la sua eterna bellezza, che ha saputo resistere agli uomini e alle forze della natura, ha attratto registi ed intellettuali di diverse epoche, che qui, hanno allestito set di opere cinematografiche entrate a far parte esse stesse del nostro immaginario collettivo.
Fu Mario Monicelli a sceglierla per L’armata Brancaleone, prima di lui Pierpaolo Pasolini con Il suo Vangelo secondo Matteo, Orson Welles con l’Otello e, infine, Franco Zeffirelli con l’indimenticabile Romeo e Giulietta.
Accanto ai monumenti eretti dall’uomo, si trovano nella campagna che incornicia Tuscania, delle vere e proprie opere monumentali create da madre natura. Le terme – purtroppo i resti del complesso romano vennero distrutti durante la prima guerra mondiale – e la sorgente di acqua sulfurea denominata dell’Acquaforte (con la sua primitiva piscina in pietra), si collocano in un paesaggio aspro caratterizzato dai lineamenti della rupe tufacea e costellato da pregiate sugherete.
Un territorio geologico segnato dalla presenza di ben tre complessi vulcanici: Vulsino a nord, dominato dalla depressione lacustre di Bolsena, quello Vicano, con al centro il Lago di Vico e quello Cimino. La bellezza e la ricchezza dell’intera provincia sono strettamente legate alla natura geologica del suo territorio che offre, oltre ad inaspettati spunti paesaggistici, un terreno in cui il vulcanismo ha regalato abbondanza di elementi rendendolo particolarmente prezioso per lo sviluppo dell’agricoltura e dove si percepisce un’energia profonda, occulta ma vitale.
Protette tra le pieghe di una riserva naturale, si addensano notevoli testimonianze archeologiche etrusche. Le necropoli, con sepolcri prevalentemente di tipo rupestre, si allungano verso il fiume Marta (tra le numerose tombe quella più celebre è Ara del Tufo). Seguendo il corso di altre vie fluviali s’incontrano le necropoli di Peschiera e Pian di Mola e i siti archeologici di Carcarello e Madonna dell’Olivo dove è conservata le Tombe Curunas, la Tomba del Sarcofago delle Amazzoni e la Grotta della Regina, un ampio sepolcro ipogeo tra i primi scoperti a Tuscania (secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi della dimora dell’al di là della potente regina etrusca Hosa e della sua famiglia).
Fonte:
Abstract Convegno LA STORIA DI TUSCANIA: UN PROGETTO PER PROMUOVERE IL TURISMO CULTURALE
Di James Emil Flege, Maria Rita Fiasco, Tullia Trevisan
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