Villa Medici è un vero gioiello architettonico, magnificamente conservato anche se non così conosciuto, appartenuto a Giovanni de’ Medici. Con i propri giardini terrazzati, incastonati sulle pendici della collina fiesolana, guarda Firenze in sacra ammirazione di uno dei paesaggi più incantevoli dell’intera Toscana.
Giovanni – colto committente, figlio prediletto di Cosimo Il Vecchio – immaginava una struttura candidata ad ospitare gli otia letterari e umanistici, una sorta di buen retiro spirituale in cui godere la pace dei luoghi e il conforto religioso offerto dalla vicinanza del sito di culto dell’eremo di San Girolamo, ristrutturato intorno al 1451 proprio grazie alla generosità dei Medici e direttamente collegato alla villa (che non godeva di cappella privata) e il cui cantiere seguì un percorso parallelo.
Capostipite di villa signorile di campagna – si differenzia per sottrazione e assenza di elementi “medievaleggianti” di torri e merlature – che conferivano carattere militare e difensivo. Frutto di un vero e proprio processo progettuale e non sequel di un restauro, Villa Medici è fulgido esempio di nitida geometria, con il suo volume cubico e la distribuzione spaziale che segue lo sviluppo ortogonale della planimetria. Nella sua pubblicazione, Ackerman descrive splendidamente lo spirito del luogo: come la villa di Fiesole emerga, regolare, semplice e chiara, dal contesto naturale che la circonda nel blocco cubico della sua volumetria differenziandosi piuttosto che immergendosi nel paesaggio, ed aprendovisi visivamente da una posizione nettamente dominante.
L’edificio si apre inoltre ai giardini con due logge inglobate nel volume dell’architettura, dischiudendosi al panorama circostante con l’affaccio degli splendidi terrazzamenti, cerniera fra architettura e paesaggio, verso Firenze.
Unanimamente considerata “archetipo” di villa fiorentina dal carattere umanistico, impostata ex novo secondo innovativi criteri di razionalità e luminosità, fu particolarmente amata da Lorenzo il Magnifico. Morbidamente accoccolata sulle colline di Fiesole, la villa, fu edificata sulla preesistente signorile residenza appartenuta a Niccolò Baldi. Rappresenta la prima residenza extraurbana di campagna costruita in “planimetria simmetrica” aperta su logge verso il giardino, la campagna e i panorami della conca fiorentina. Modello che ispirò trent’anni dopo la magnificente villa di Poggio a Caiano realizzata dal Magnifico.
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Citando il Vasari, Michelozzo ricevette l’incarico per la realizzazione di “un magnifico ed onorato palazzo, fondato dalla parte di sotto nella scoscesa del poggio [di Fiesole] con grandissima spesa, ma non senza grande utile”. Suoi collaboratori furono il Rossellino e Antonio Manetti detto il Ciaccheri, la cui presenza sul cantiere è documentata nel 1455. Vasari tesse le lodi di Michelozzo, in quanto maestro dell’opera ingegneristica e architettonica, compendio di tutta la sua “abilità costruttiva” dispiegata sia sui multipli livelli del complesso, che nei magnifici terrazzamenti pensili dei giardini.
Da studi più recenti emerge – a discapito della tesi vasariana, con una certa dose di plausibilità storica, ma in assenza di evidenza documentaria – che si deve, invece, all’umanista Leon Battista Alberti la genesi del progetto (insieme a Bernardo Rossellino e Antonio Manetti) con Giovanni stesso attivamente coinvolto in tutte le fasi progettuali. E costruttive. La Villa presenta, infatti, forti analogie con i principi guida della villa suburbana che l’Alberti descrive nel suo De re aedificatoria (redatto proprio in quegli anni, intorno al 1452).
E’ questo il primo esempio di residenza di campagna che traghetta il tradizionale concetto di fortezza e castello verso una forma nuova e indipendente di costruzione. Il suo rapporto privilegiato con il paesaggio attraverso l’innovativo utilizzo di logge e terrazzamenti apre le porte al modello di future Ville Rinascimentali.
Il progetto architettonico e d’interior, oseremmo definirlo oggi, abbandona le decorazioni di tradizione medievale per far posto ad una nuova eleganza e semplicità̀ della struttura, dove bellezza fa rima con armonia delle geometrie. Il concetto albertiano di “proporzione” – che abbraccia i numeri, la musica e la geometria – definisce la Villa in tutte le sue parti, sia interne che esterne. La pianta si sviluppa secondo regolari ripetizioni di scansioni geometriche. Infatti, anche il giardino è stato concepito come originato dal triplice ribaltamento della pianta stessa.
Un prototipo perfettamente riuscito, un capolavoro architettonico che ben si presta a fare da capostipite, “Musa” ispiratrice di altre storiche residenze, non solo fiorentine, che a partire dalla fine del ‘400 troveranno in lei l’epitome.
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Dal 1451 al 1455 si procedette all’edificazione della fabbrica e fino al 1457 alla sistemazione agraria dei terreni, alla piantagione dei frutteti, alla collocazione dei mobili e degli arredi, comprese due immagini di Madonna in marmo ad opera di Donatello.
Deceduto Giovanni de’ Medici nel 1463, la villa fu ereditata da Piero di Cosimo de’ Medici, detto il Gottoso, e nel 1469 passò nelle mani di suo figlio Lorenzo il Magnifico, che si dedicò al suo ampliamento, portando così ad incrementare considerevolmente le rendite, grazie all’acquisto di vari terreni e quattro cave di pietra.
Il magnifico consacrò la villa a dimora estiva; luogo d’incontro prediletto da figure di spicco del panorama umanista dell’epoca quali Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e Poliziano, i quali spesso ne cantarono le lodi del posto. Fu proprio nel periodo laurenziano che la villa accentuò quella funzione, già emersa all’epoca del colto Giovanni, di ritrovo letterario e circolo culturale affine allo spirito umanistico.
La Villa, proprio durante uno degli incontri dell’Accademia Platonica, fu teatro della famosa Congiura De’ Pazzi, complotto contro Lorenzo il Magnifico, che non diede bensì l’esito sperato.
* Correva l’anno 1478 quando alcuni membri della famiglia Pazzi (con l’appoggio di papa Sisto IV) premeditarono l’avvelenamento di Lorenzo e Giuliano de’ Medici in occasione del banchetto che si sarebbe dovuto svolgere nella villa il 25 aprile.
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Destino volle che, a causa dell’indisposizione di Giuliano, l’uccisione fu rimandata al giorno seguente, durante la celebrazione della messa in Santa Maria del Fiore, nella quale Giuliano fu ucciso e Lorenzo riuscì a salvarsi.
Con l’accrescersi del prestigio e delle ambizioni della corte medicea, il granduca Cosimo III decise di venderla al consigliere di stato Cosimo Del Sera, che subito iniziò un’importante opera di restauro dell’intera proprietà. Il marchese Del Sera trasformò la terrazza Ovest in una loggia, aggiungendo così una fascia di volume nel piano superiore.
Fiesole 1455
Heritage è la collezione Atelier custode della preziosità di lavorazioni antiche, trattamenti termici del legno con cicli a diversa intensità, sapienza che arriva fino a noi direttamente dai maestri ebanisti del Rinascimento. Grazie a questo processo assolutamente naturale, il legno acquista tonalità scure e sfumature di colore su tutto lo spessore. Heritage raccoglie la preziosa eredità del passato per tradurla in una tecnologia all’avanguardia in grado di donare alle venature del legno di Rovere le tonalità intense e le sfumature cromatiche che ci riportano alle atmosfere toscane d’antan, dipinte nel colore del fuoco. Una nuova sinestesia capace di rendere concrete sensazioni di benessere legate alla sfera sensoriale.
L’ingresso originario alla Villa era sul giardino ad Ovest, dalla Via Vecchia Fiesolana. Il giardino ad Est era infatti di godimento più privato degli ospiti della Villa. Il terrazzamento inferiore ospitava invece l’horto con piante aromatiche ad uso domestico. Qui fu per primo introdotta la coltivazioni di agrumi provenienti dal sud dell’Italia, motivo di vanto e punto d’orgoglio, una visione che permea quasi tutti i giardini medicei.
Un’architettura che dialoga con il paesaggio circostante – un tema così attuale per i progettisti coevi – fino ad integrarlo al suo interno facendolo diventare elemento identitario dell’intero complesso. L’innovazione, da non sottovalutare per il periodo, risiede nel realizzare giardini destinati all’esclusivo godimento estetico, un bene immateriale, che niente aveva a che fare con le finalità della tradizionale tenuta agreste.
Il piacere della ‘vista’ assurge a valore assoluto, una percezione visuale del panorama più ampia possibile. Il sito per l’edificazione venne scelto proprio in questa prospettiva, perché dominante – anche simbolicamente – su Firenze e buona parte della valle dell’Arno.
Una squisita anteprima della rinascita di quei valori estetici intimamente connessi alla contemplazione del paesaggio naturale e antropico, poi documentati anche nel famoso disegno del giovane Leonardo da Vinci del 1473, dove l’artista immagina se stesso in sommità di una collina a guardare una vallata, riproducendone i tratti di paesaggio, dando vita ad un ricco filone iconografico legato alla contemplazione e rappresentazione fenomenologica della bellezza paesaggistica.
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Passano i secoli, cambiano gli scenari e i proprietari, ritroviamo tra le pagine di storia testimonianza di Villa Medici in una nuova cornice. Siamo intorno al 1770 ed è la raffinata Lady Orford a commissionare all’architetto Paoletti l’ingresso ad Est – tramite via carrozzabile – e l’ampliamento del giardino superiore con l’inserimento della Limonaia ed il Belvedere.
Toccò poi a William Spence completare, un secolo dopo, il viale di accesso con la costruzione della nuova strada di comunicazione fra Firenze e Fiesole, valorizzando così il ruolo centrale del giardino superiore. Risalgono infine al primo decennio del ‘900 gli ultimi interventi al giardino, commissionati da Lady Sybil Cutting Origo agli architetti Geoffrey Scott e Cecil Pinsent, caratterizzati dal risveglio di uno stile neorinascimentale.
Fonte:
Bollettino Telematico dell’Arte, Maggio 2013, n. 674 Ackerman J.S., The Early villas of the Medici in The Villa. From and Ideology of Country Houses, Londra 1990, Trad. ita. La villa. Forma e Ideologia, Torino, Einaudi, 1992 |
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