Alla Triennale di Milano la presentazione del libro 494 – Bauhaus al femminile. 475 studentesse, 11 docenti, 6 donne intorno a Gropius, 1 manager, 1 fotografa. Il libro scritto da Anty Pansera ed edito da Nomos Edizioni.

Il libro di Anty Pansera rappresenta non solo una puntuale ricerca archivistica e un’analisi storico-critica sulle “ragazze” che hanno frequentato e segnato con la loro presenza il Bauhaus – una comunità che in soli quattordici anni ha saputo lasciare un segno indelebile nella cultura di progetto mondiale – ma anche un tassello fondamentale che si aggiunge al mosaico di un tema storico e ancora di scottante attualità, come la disparità di genere in campo artistico-creativo.

Alla presentazione partecipano Anty Pansera, Francesca Pellicciari, Annalisa Rosso con: Mariateresa Chirico, Daria Grimaldi e Giovanna Cassese Modera: Marco Sammicheli, Direttore Museo del Design Italiano di Triennale Milano.

Del libro 494 – Bauhaus al femminile ne discutono con l’autrice Francesca Pellicciari, fondatrice di pupilla grafik e co-curatrice della mostra Saul Steimberg. Milano New York, e Annalisa Rosso, contemporary design specialist, Direttore editoriale del nuovo progetto digitale del Salone del Mobile.Milano, insieme a Mariateresa Chirico, Daria Grimaldi e Giovanna Cassese, moderate da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano.

494 bauhaus al femminile – Anty Pansera

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L’autrice ricerca e ritrae tutte le 494 donne e le loro – talvolta incredibili – storie personali oltre che artistiche, facendo emergere le meno note dall’oblio e restituendone biografie partecipate e inedite. Nella lettura del “romanzo” di queste vite, la prosa di Anty Pansera riesce a coinvolgere il lettore trasportandolo nell’affascinante vita all’interno dell’Accademia dove studenti e studentesse convivevano con maestri del calibro di Gropius, van der Rohe, Kandinskij, Klee e il tempo libero era condiviso tra feste, letture, discussioni politiche, storie d’amore, mostre, performances di danza, musica (l’Accademia aveva una propria orchestra).

Dietro al telaio, nel laboratorio di Tessitura, a Dessau, 1928
© Bauhaus-Archiv Berlin

Sullo sfondo la tragica ascesa del nazismo che portò alla chiusura dell’Accademia, al divieto di pratica per gli artisti, e che costrinse molte delle donne (più del 14% era di origine ebrea) alla fuga e all’esilio, quando non alla morte in campo di concentramento. Se fra i “ritrovamenti” di Anty Pansera c’è anche una misteriosa italiana, Maria Grazia Rizzo, la cui storia è ancora tutta da ricostruire, è incredibile leggere di Lisbeth Oestreicher, moderna Penelope che riuscirà a salvarsi in campo di concentramento procrastinando il completamento dei capi di maglieria realizzati per l’amante del comandante del campo.

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O ancora di Edith Suschitzky, che aderisce al partito comunista austriaco iniziando un’attività di agente segreto dell’Unione Sovietica (determinante la sua attività nel reclutamento del cosiddetto “circolo delle spie di Cambridge”) e frequenta il corso di fotografia a Dessau nel 1929-1930. Dietro ad ognuna delle Bauhausmädels (“le ragazze del Bauhaus”) ci sono storie diverse, tutte accomunate dalla determinazione a trovare una propria strada in settori prima non accessibili, mettendo a punto linguaggi felicemente “moderni”: tessitura ma anche fotografia, architettura, stampa, legatoria, pittura murale, falegnameria, vetro e/o lavorazione del legno, grafica pubblicitaria. Donne certamente autonome e indipendenti, anche se in molti casi rimaste troppo a lungo nell’ombra, magari di un marito o di un collega più famoso, e ora finalmente riscoperte.

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Grazie alla infografica curata da Maria Teresa Chirico, si coglie in un unico sguardo tutta la portata di questa ricerca, così come l’importanza dell’altra metà del cielo del Bauhaus. I Partner Istituzionali Eni e Lavazza, l’Institutional Media Partner Clear Channel e il Technical Partner ATM sostengono Triennale Milano anche per questo incontro.

Anty Pansera è storica e critica del design dalla formazione umanistica. Compasso d’Oro alla carriera, ha curato numerose pubblicazioni, rassegne, convegni, archivi su questi temi, affrontandone anche campi inesplorati (la progettazione al femminile, il design per lo sport). È co-fondatrice e presidente dell’Associazione DcomeDesign. Impegnata nell’insegnamento al Politecnico di Milano, all’Accademia di Brera, alla IULM, past president dell’SIA di Faenza, è stata nel CdA del Triennale Design Museum per il triennio 2012-2015 e nel Comitato scientifico dello stesso ente per il triennio 2016-2018.


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