Il legno come contenitore di memoria si trasforma in una mappa originaria, scrittura del nostro codice genetico e simbolo delle nostre origini.
Tutto nasce dal considerare il pavimento come una forma di scrittura. Non più una successione di semplici liste ma una sequenza di segni fonetic; un alfabeto capace di raccontare le origini e le radici della persona che lo abita. Una scrittura simile alle calligrafie cicliche o ai motivi periodici dell’Alhambra di Granada la cui creazione auspicava ‘il fluire della forma e la non limitazione’. Il pavimento come mappa originaria affine alla sequenza del nostro codice genetico o alla partitura di un’opera musicale. Una serie ritmica di elementi apparentemente simile ma mai identica.
Il legno è un materiale contenitore di memoria. A questo ho associato lo studio di alcune ‘mappe’ che nella storia dell’uomo hanno segnato luoghi fondamentali; mi riferisco ad esempio alle calligrafie cicliche e ai motivi periodici dell’Alhambra a Granada, la cui creazione auspicava ‘il fluire della forma e la non limitazione’.
Marco Tortoioli Ricci
Ecco quindi che la superficie in legno così scomposta diventa un’elemento unico senza confine espandibile all’infinito in una interminabile sequenza di moduli quasi fosse una cristallografia di Penrose.
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