Il Design Museum di Londra premia un “gioco” antico come il mondo nel muro della discordia per il Best Design 2020.

Un muro è fatto per dividere, non certo per unire, e lo sa bene Trump che ne ha fatto la sua “bandiera”, la trincea verticale grazie alla quale tenere a distanza un’umanità non gradita (da oggi sorge un new day for America!).

Ebbene, quello stesso muro diventa altro una volta fecondato dallo sguardo – forse ironico, dolente o coraggioso – del design. Nel muro si possono aprire feritoie, asole, fessure e ferite attraverso le quali trasfondere sangue nuovo e linfa vitale. Altalene, dondoli rosa in un lento e dolce movimento si reincarnano in elementi capaci di riunire bambini, che si guardano in precario equilibrio, sulle sponde di due mondi periferici.

E’ stato il Design Museum di Londra, uno dei più importanti al mondo, a conferire il premio per il best design 2020Teeter-Totter Wall; una giocosa installazione, un playground nella terra di mezzo (un “terzo stato” tra Messico e Stati Uniti) progettato dallo studio di architetti con base in California: Ronald Rael e Virginia San Fratello (la sua realizzazione risale al luglio 2019).

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Autore di “Borderwall as architecture  -a  manifesto for the US/Mexico Boundary”  Reed dà voce alla protesta  nei confronti del “costruito”, lanciando davanti a sé la “bomba a mano artistica e intellettuale” di un pensiero che s’interroga sulla durata di questo prominente elemento strutturale; gli effetti e possibilità che esso produrrà sulla vita delle comunità piegate da una nuova forma di convivenza. In questo caso progettare è un atto politico, che può generare trasformazione e cambiamento.

premio miglior design

Uno sguardo ravvicinato ci svela la composizione di tre altalene basculanti – rosa acceso -che ondeggiano incuranti di essere attraversate da un muro alto sei metri; al di qua i bambini di frontiera di El Paso, in Texas, al di là i volti dei piccoli di Juárez, in Messico. Una giostra di “confine”, un sogno surreale, quello di ricomporre frammenti di vissuti personali attraverso trattini e linee colorate che ricuciono mondi opposti e, stranamente, complementari – coloro che hanno e coloro che desiderano avere un futuro migliore  – nonostante le pareti che corrono lungo chilometri e chilometri di polveroso deserto.

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Una veduta onirica cristallizzata in uno scatto, un’eternità che dura solo pochi minuti (ma diventa lo scatto che fa il giro del mondo grazie alla potenza delle nuove tecnologie)  e il confine tra sogno e realtà svanisce come quella immaginaria linea di confine, per tornare a rivivere nella nostra coscienza sopita ogni volta che il nostro sguardo coglie il movimento di quelle culle rosa, figlie del nostro secolo.

Tim Marlow, direttore del prestigioso museo, afferma che il «Teeter-Totter Wall ha incoraggiato nuovi modi di interazione umana. Ricorda in modo inventivo e ficcante che gli esseri umani possono andare oltre le forze che cercano di dividerli».

Non abbiamo altro da aggiungere, tutto il resto è commento. 


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