Designed by Dante Oscar Benini e Luca Gonzo
La genesi di un prodotto unico ed esclusivo ci è svelata dalla viva voce dell’autore, Dante Oscar Benini, e scolpita nel suo rapporto/incontro con un grande protagonista della cultura del progetto.
Il nome Factum è tratto da “Verum ipsum factum” iscrizione che campeggia nella monumentale porta d’ingresso dello IUAV di Venezia progettato da Carlo Scarpa ai Tolentini. Il motto “la verità è nello stesso fare” è un principio vivificatore della filosofia di Giambattista Vico, dove i termini latini VERUM e FACTUM hanno relazione reciproca. Come per il filosofo napoletano, anche per l’architetto veneziano la ricerca del vero si faceva tutt’uno col fare; e quel “fare” contiene in sé il seme del peniero – generatore di sviluppo di qualsiasi idea o progetto – che è proprio della mente umana.
Il racconto raggiunge Venezia via acqua, accompagnato dal suono di una “percussione mentale”, quella di un martellamento continuo – che deriva dal Maestro Scarpa – ogni volta che l’architetto Benini si accinge ad intraprendere un nuovo viaggio, un nuovo progetto. Di fatto è il ruolo del batterista in una band , ma questo implacabile musicista è nella sua testa.
Una parola chiave, che diventa traccia differita del racconto è “Solido”: con questo si intende la materia del Portone che accoglie gli studenti dello IUAV, un’enorme pietra che evoca obbligatoriamente l’immagine di un solido e non una lastra lapidea.
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Solido spaccato perché è tagliato in maniera decisa con una inclinazione che è stata riportata all’interno del progetto di superficie in legno – esattamente nell’angolo superiore destro – creando così un vistoso e caratterizzante angolo mancante al solido sopra descritto.
“Nonostante il monito del Prof. Bruno Zevi di abbandonare la mia radicata percussione mentale, derivata dalla mia formazione con Carlo Scarpa, pena essere cancellato dalle sue recensioni, il segno ed il DNA dei suoi insegnamenti sono rimasti come cicatrici indelebili nella mia anima” ci svela Dante Benini e continua con quell’inconfondibile passione che gli vibra dentro: “Ogni suo segno, in ogni suo lavoro, percorre la mia mente quando mi accingo a posare la matita su un foglio bianco, pur essendo conscio della responsabilità che ho nel trasferire un pensiero in qualche cosa che diventerà materico e di uso sociale e forse per umile ambizione anche storico! I segni scarpiani sono fulminanti: o li cogli o non hai anima. Se li cogli però, si aprono mondi da esplorare. Così è accaduto per FACTUM“.
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Anche questo progetto è frutto di un incontro personale, dall’altro lato del tavolo c’è non solo la facciata industriale di una grande azienda come Listone Giordano, ma un gruppo di lavoro capitanato da Andrea Margaritelli. In piena condivisione di ideali e valori ha preso l’abbrivio il processo di ricerca e sperimentazione: “nel silenzio urlato dei sentimenti è scattata la sfida di provare a disegnare un nuovo sogno” ci racconta l’architetto Benini con il suo fils d’election Luca Gonzo.
Ed ecco le immagini scarpiane riaffiorare e fermarsi sul quell’angolo del decantato portone, ”il solido” spaccato della memoria dal quale si animano sulla carta ispirazioni compositive organiche. L’architetto Benini ha studiato in profondita tutti gli schizzi preparatori del “maestro“; da qui sono nati gli esperimenti che hanno trasformato il battito del pensiero in un parquet pieno di spiritualità e di composizione infinita.
L’elemento geometrico di quadrotta che interpreta lo spirito del nostro tempo in una superficie materica, diventa malleabile strumento nelle mani del progettista al quale si apre la strada verso la libertà di creare un Unicum sia formale che cromatico. Un processo di pensiero che incontra la produzione industriale senza gravarla di ulteriore pesi: “riportando sul tavolo di lavoro una matrice storica artigianale che non sarà mai persa” conclude Benini.
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Una collaborazione che ha visto profondamente coinvolta l’azienda nel corso dell’intero processo di ricerca e prototipazione. Un pavimento sorprendente e inedito – l’essenza decò di una Versailles del nuovo millennio – sublime nel ritmo è capace di metamorfosi per diventare boiserie. E poi bisogna sapersi fermare, ma oramai “FACTUM“ è una realtà e prepara il terreno per un nuovo volo nella storia delle superfici in legno d’arredo.
L’architetto Maurizio De Caro ci ha fatto dono di una sua personale e sentita testimonianza d’affetto nei confronti del maestro Dante Benini, che potrete leggere qui di seguito.
Quando Dante disegna
Quando Dante disegna, tutto diventa facile, perché il segno lo guarda , lo guarda fisso, e capisce che era questo che voleva.
Adesso che ha lasciato la Sua matita, esiste dopo aver soggiornato in quella mente perchè il di-segno si manifesta idealmente , come necessità e non è solo un desiderio.
Quando Dante immagina, lo spazio respira nelle forme che erano più dense di significato, e rendono ogni azione/progetto l’identità perfetta tra il sogno e la sua giustificazione reale, senza mediazioni, senza sovrastrutture. Pure, ma di quella purezza che non ha bisogno di essere attraversata, colonizzata dal “piede dell’uomo”, perché viveva prima e perchè vivrà dopo.
Quando Dante pensa, qualcosa intorno accade e pure sul foglio si materializzano le tracce del “sismografo che progetta”, che registra la scossa tellurica che nasce dal cuore e dal cervello, e diventa casa, grattacielo, barca e parquet, una sequenza di opere che dialogano tra loro anche nella loro unicità e originalità
Quando Dante sente, sente una musica arcaica che arriva da lontano e lontano, verso il futuro, ci trascina, e ci insegna metodi e strade poco battute, e ha come suggeritori i maestri del disegno Carlo S. e Oscar N., gli ultimi “romantici rinascimentali” che hanno permeato la sua voglia di cambiare il mondo, il paesaggio e l’architettura.
Quando Dante vede, è lo sciamano visionario che ha il futuro dentro di se e lo cambia perché lo ha già visto, ne ha registrato le vibrazioni, deve solo cercare , con pazienza, di portarlo verso una città qualsiasi delle tante che ha immaginato, dentro i territori che rimangono statici a guardare, inerti, silenziosi.
Quando Dante parla, si sente. Quel suono delicato raggiunge le nostre più recondite profondità, scava dentro l’interlocutore e ne allontana ogni distrazione perché lo costringe ad approfondire il significato del suo lavoro, ad avvicinarsi al metodo che raggiunge la sperimentazione partendo dalla concretezza dell’antico, dei movimenti, di tutte le stagioni concettuali delle avanguardie , e di tutte soluzioni immaginabili
Quando Dante sogna non è un sogno qualunque, e non assomiglia a niente che possa apparire simile a un sogno come lo immaginiamo, è la sua personalissima idea di “realtà aumentata”, una scienza parallela per dare significato al mestiere dell’architetto, senza passato ma semplicemente: futuro.
Quando Dante lavora, non riusciamo a carpirgli il segreto che lo porta a fare quello che fa, e con una lightness che ci sorprende sia alla grande scala che quando, come in questi giorni ha disegnato un parquet , come sintesi, di tutti i lavori precedenti e come un nuovo lemma totalmente originale.
La grande forza del progettare, della creazione, è essere sempre diversa ma sempre uguale a se stessa e alla sua incoercibile ricerca della bellezza. Tutto questo rende più luminoso l’insegnamento di Dante e, ancora una volta, ci aiuta a credere che quello che facciamo, noi architetti, è molto diverso e molto migliore di quello che appare.
Maurizio De Caro
I designers: Dante Oscar Benini & Partners Architects
Nel 1997 Dante Oscar Benini ha fondato lo studio Dante O. Benini & Partners Architects che guida in qualità di Presidente insieme a Luca Gonzo, Senior Partner e Managing Director.
Con sedi a Milano, Londra, Istanbul e uno staff di circa 60 persone, lo studio è attivo con i suoi diversi dipartimenti nei settori della progettazione architettonica, urbanistica, architettura d’interni, design e design nautico.
Qui nascono progetti di interi quartieri urbani e sedi di grandi gruppi, laboratori industriali e spazi commerciali, fino a club esclusivi, case private, yacht e pezzi di design, destinati a tutto il mondo.
Ogni progetto è concepito sulla base della sostenibilità tecnica, economica e ambientale e propone un’architettura di qualità dove l’attenzione e la cura del dettaglio sono il principio fondamentale.
Lo studio ha ricevuto numerosi premi e menzioni (l’ultimo è il Best Lighting ai Boat International Design & Innovation Awards 2018), archiviato vittorie e classifiche in concorsi internazionali e organizza seminari e conferenze in Italia e all’estero.
Numerose sono le pubblicazioni dedicate allo studio; ne hanno scritto, tra gli altri, Bruno Zevi, Cesare De Seta, Cesare Casati, Ada Francesca Marcianò, Renato Pedio, Roberto Guiducci, Giampiero Bosoni, Maurizio Vitta, Luigi Prestinenza Puglisi.
Factum:
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