Mostra Cambio Formafantasma

Formafantasma in mostra con Cambio: dal 15 maggio al 24 ottobre 2021 al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

L’estensione semantica di alcune parole permette una lettura su piani diversi ma complementari. In questo caso, la Mostra appena inaugurata a Prato presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, curata da Formafantasma ha come titolo Cambio: dare un nuovo significato alle cose già dette si declina in prima persona, evocando già una forte volontà di azione. D’altro canto cambio è anche lo strato del tronco che genera il legno verso gli strati più interni; è uno strato cellulare a cui spetta la funzione di produrre il materiale necessario alla crescita della pianta. Quindi cambio come crescita, rigenerazione, produzione di materiale vitale.

Ed è proprio in questa sottile seppur profonda sconnessura che si inserisce il lavoro di ricerca del duo di designer italiani Formafantasma (all’anagrafe Andrea Trimarchi e Simone Farresin) cervelli espatriati in Olanda, con studio ad Amsterdam, e una irrefrenabile volontà di far rientro in Italia nel prossimo futuro.

Cambio si concentra sullo studio multidisciplinare dell’intero ciclo di vita dei materiali: dall’estrazione alla lavorazione fino alla delicata fase della produzione. Si traccia la via di una metodologia di avvicinamento alla ricerca di tradizione quasi Rinascimentale, un approccio antitetico all’egemonia dell’”iperspecializzazione” di matrice anglosassone. Una modalità di pensiero che porta al superamento dei “prodotti sostenibili” e punta a trasformare il sistema: consapevolmente, ma con fantasia.

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Uno spazio di lavoro comune, che permette un dialogo aperto e poietico tra il designer e gli esperti; un designer inteso come indicatore di criticità e traghettatore di contenuti, al centro del processo di ricerca. Questo processo sarà parte integrante del Master in GeoDesign– utile alla creazione e diffusione di progetti di ricerca collettivi – che Formafantasma ha lanciato presso la prestigiosa Design Academy di Eindhoven.

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La loro indagine sulle responsabilità politiche e ecologiche dell’industria del legno era approdata a Londra in un anno particolarmente infelice per le mostre in presenza, e così l’accogliente città di Prato offre una seconda vita. E dunque Cambio, recupera dal latino medievale cambium, la sua accezione di “cambiamento, scambio” e l’applica all’industria del legno attraverso un viaggio nella storia del colonialismo che ci permetta di cogliere un altro strato del nostro presente. “Lo sfruttamento intensivo di questa risorsa ha origine dalle spedizioni scientifiche e commerciali portate avanti a partire dal diciannovesimo secolo nei territori coloniali per indagarne la biodiversità. È diventata così una delle più grandi industrie del mondo in termini sia economici che di impatto ambientale” ci raccontano i protagonisti.

Questa mostra multidisciplinare evidenzia il ruolo cruciale che il design può svolgere per la biodiversità del pianeta e la sua responsabilità di guardare oltre i suoi confini. Il futuro del design può e deve tentare di tradurre l’emergente consapevolezza ambientale in una rinnovata comprensione della filosofia e della politica degli alberi che incoraggi risposte informate e collaborative.

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Al Centro Pecci, le riflessioni condotte dal progetto originario diventano oggetto di inediti accostamenti e suggestioni ulteriori offerte dal dialogo con il contesto toscano e italiano, come il confronto con la pluriennale ricerca di Giuseppe Penone sugli alberi.

La mostra, commissionata da Serpentine Galleries, è a cura di Hans Ulrich Obrist e Rebecca Lewin in collaborazione con Cristiana Perrella, Direttrice del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, resterà aperta fino al 24 ottobre.

Una mostra formativa da cui partire per costruire conoscenza e coscienza produttiva. Una ruota che non giri più a vuoto in una nuova economia circolare.

Si ringrazia il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

 Listone Giordano sostiene la mostra attraverso il contributo art bonus


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