“Incontrare un nuovo, appassionante sistema filosofico è come entrare in un edificio sconosciuto, nascosto allo sguardo eppure accessibile, di cui si scopre l’architettura via via che ci si dedica all’esplorazione. Questi labirinti architettonici non sono case, ma cartografie di uno spazio ulteriore, la cui rigogliosa complessità oltrepassa la nostra limitata percezione. E come tutte le mappe, il loro scopo è aiutarci a trovare la strada”. Così Francesco D’Isa nelle prime righe della prefazione al saggio (Carbonio Editore 2021, traduzione di Olimpia Ellero) di Graham Harman, professore di Filosofia al Southern California Institute of Architecture di Los Angeles Sci-Arc, manifesto dell’ontologia orientata agli oggetti (per gli addetti ai lavori OOO, si legge tripla O).
Cosa si intende per OOO? Si tende a credere che solo ciò che percepiamo sia reale, tutto quello che conta è ciò che si può toccare, comprare, consumare. Ma negli ultimi decenni, l’attenzione verso il non umano si è acuita e il mondo non appare più come un parco giochi da sfruttare senza pensare alle conseguenze. Così anche la filosofia ha dovuto risistematizzare il proprio approccio, spostandosi da un antropocentrismo soverchiante verso la ricerca di sistemi ontologici più ampi, che permettano di ripensare le relazioni in chiave di un maggiore equilibrio. L’OOO riflette sulla vita degli oggetti di per se stessi, sulla capacità che hanno di armonizzare con l’habitat circostante in una logica di sostenibilità, al di là della transitorietà dell’impronta umana. Da qui il dialogo con le discipline più diverse: l’ecologia, la storia, le scienze della comunicazione, la teoria politica, la sociologia, la musica, i videogiochi, le arti visive, l’architettura. Proprio l’architettura ha mostrato un significativo interesse per l’OOO, in particolare i lavori di Mark Foster Gage e Patrik Schumacher dello studio Zaha Hadid Architects: “Recentemente – scrive Harman – l’opinione diffusa tra i professionisti si è ribellata alle famose archistar, a favore di collettivi e di metodi condivisibili, come si è visto negli ultimi anni nella scelta dei destinatari del Pritzker Prize, il Nobel dell’architettura, che ha ampiamente preferito quanti pongono l’accento sulla sostenibilità e sulla responsabilità sociale invece che su uno stile di progettazione spettacolare”.
Per sintetizzare i principi della OOO: a tutti gli oggetti va data la stessa attenzione, che siano umani, non umani, naturali, culturali, reali o immaginari; gli oggetti non sono identici alle loro proprietà; gli oggetti sono esclusivamente di due tipi: reali (che esistono a prescindere) o sensuali (esistono solo in relazione a un oggetto reale); la filosofia ha, in generale, un rapporto più stretto con l’estetica che con la matematica o le scienze naturali. È utile precisare che la OOO ha semplicemente preso in prestito dall’informatica l’espressione “orientata agli oggetti” anche se, analogamente, gli oggetti filosofici e quelli informatici sono indipendenti gli uni dagli altri e si relazionano solo in casi particolari (i programmi non devono essere scritti da zero, ma si possono “trasferire” in un nuovo contesto senza la necessità di cambiare la loro struttura interna).
“L’elemento più promettente – e qui l’autore cita apertamente il Mark Foster Gage di Killing Simplicity – è la distinzione operata dalla OOO tra il reale e il sensuale, perché affida agli architetti il compito di progettare qualità avvolgenti e che alludono all’esistenza di realtà più profonde, nascoste sotto la superficie percepibile, allontanandosi dalle basi teoriche dell’architettura moderna e contemporanea nata dai valori illuministici della scoperta e delle verità assolute conoscibili in opposizione ai sensi”. La OOO è un movimento teorico ancora giovane e possiamo sperare che continui a fare nuove “scoperte”, per “dare alle entità non umane un ruolo più ampio rispetto a quanto abbia fatto finora”.
TWITTA:
Graham Harman
Ontologia Orientata agli Oggetti
Una nuova teoria del tutto
Carbonio Editore, 2021
pp. 240
Isbn 9788832278163
di Danilo Premoli – Office Observer
Leggi anche le recensioni di:
Elogio della rilettura, Edgar Allan Poe: La Filosofia dell’Arredamento
R. Buckminster Fuller: Manuale operativo per Nave Spaziale Terra
Filippo Poletti: Grammatica del nuovo mondo
Giorgio Scianca: Quo vadis architetto
Marco Biraghi: Questa è architettura
Cosa si intende per OOO? Si tende a credere che solo ciò che percepiamo sia reale, tutto quello che conta è ciò che si può toccare, comprare, consumare. Ma negli ultimi decenni, l’attenzione verso il non umano si è acuita e il mondo non appare più come un parco giochi da sfruttare senza pensare alle conseguenze. Così anche la filosofia ha dovuto risistematizzare il proprio approccio, spostandosi da un antropocentrismo soverchiante verso la ricerca di sistemi ontologici più ampi, che permettano di ripensare le relazioni in chiave di un maggiore equilibrio. L’OOO riflette sulla vita degli oggetti di per se stessi, sulla capacità che hanno di armonizzare con l’habitat circostante in una logica di sostenibilità, al di là della transitorietà dell’impronta umana. Da qui il dialogo con le discipline più diverse: l’ecologia, la storia, le scienze della comunicazione, la teoria politica, la sociologia, la musica, i videogiochi, le arti visive, l’architettura. Proprio l’architettura ha mostrato un significativo interesse per l’OOO, in particolare i lavori di Mark Foster Gage e Patrik Schumacher dello studio Zaha Hadid Architects: “Recentemente – scrive Harman – l’opinione diffusa tra i professionisti si è ribellata alle famose archistar, a favore di collettivi e di metodi condivisibili, come si è visto negli ultimi anni nella scelta dei destinatari del Pritzker Prize, il Nobel dell’architettura, che ha ampiamente preferito quanti pongono l’accento sulla sostenibilità e sulla responsabilità sociale invece che su uno stile di progettazione spettacolare”.
Per sintetizzare i principi della OOO: a tutti gli oggetti va data la stessa attenzione, che siano umani, non umani, naturali, culturali, reali o immaginari; gli oggetti non sono identici alle loro proprietà; gli oggetti sono esclusivamente di due tipi: reali (che esistono a prescindere) o sensuali (esistono solo in relazione a un oggetto reale); la filosofia ha, in generale, un rapporto più stretto con l’estetica che con la matematica o le scienze naturali. È utile precisare che la OOO ha semplicemente preso in prestito dall’informatica l’espressione “orientata agli oggetti” anche se, analogamente, gli oggetti filosofici e quelli informatici sono indipendenti gli uni dagli altri e si relazionano solo in casi particolari (i programmi non devono essere scritti da zero, ma si possono “trasferire” in un nuovo contesto senza la necessità di cambiare la loro struttura interna).
“L’elemento più promettente – e qui l’autore cita apertamente il Mark Foster Gage di Killing Simplicity – è la distinzione operata dalla OOO tra il reale e il sensuale, perché affida agli architetti il compito di progettare qualità avvolgenti e che alludono all’esistenza di realtà più profonde, nascoste sotto la superficie percepibile, allontanandosi dalle basi teoriche dell’architettura moderna e contemporanea nata dai valori illuministici della scoperta e delle verità assolute conoscibili in opposizione ai sensi”. La OOO è un movimento teorico ancora giovane e possiamo sperare che continui a fare nuove “scoperte”, per “dare alle entità non umane un ruolo più ampio rispetto a quanto abbia fatto finora”.
TWITTA:
Graham Harman
Ontologia Orientata agli Oggetti
Una nuova teoria del tutto
Carbonio Editore, 2021
pp. 240
Isbn 9788832278163
di Danilo Premoli – Office Observer
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