Il cuore di Ilse Fehling batte forte nel laboratorio teatrale di Schlemmer, dove la giovane esprime il suo naturale talento per forme scultoree e scenografie teatrali.
Ritratto di un gruppo di studentesse in posa sulle scale di una scuola, potrebbe essere l’istantanea dopo l’esame di maturità? Capelli corti, pantaloni sbarazzini e lo sguardo di sfida di chi è pronto a divorare il mondo (dopo un anno che, a detta di psicologi e pedagoghi ne vale almeno cinque, in bilico tra certezze e timori, speranze e tentativi di ripartenza con un occhio al corso universitario da intraprendere in un mondo che si stropiccia gli occhi incredulo e inneggia alla NextGenerationEU?). Niente di tutto ciò, si tratta del celebre scatto di Lux Feininger che cattura un momento di ordinaria esistenza di alcune allieve del Bauhaus.
Molte di loro sono destinate ad una carriera di successo e il loro nome sarà vergato nei diari della storia, non tutte, non sempre, e spesso il riconoscimento è giunto troppo tardi. Perché le ragazze non hanno raggiunto la notorietà dei loro colleghi maschi?
Con il suo palcoscenico rotante (ed un’opera dei burattini d’inizio novecento), e poi sculture, costumi e scenografie per il cinema, la giovane Fehling anticipa i tempi ed è così all’avanguardia da essere additata come esponente di un’arte “degenerata” dal regime nazista. Sia la forma, che il dinamismo impresso al palco, sono frutto di un pensiero lucido e una fine abilità scultorea, della consapevolezza di voler ridurre le distanza tra attori e spettatori, vita reale e spettacolo teatrale.
Ilse Fehling nasce il 25 aprile 1896 nel distretto di Langfuhr a Danzica (ora distretto di Wrzeszcz). Frequenta la Scuola Reimann a Berlino, nel 1919, dove si appassiona ai costumi, alla moda e al disegno di nudo, studia scultura e storia dell’arte.
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L’anno successivo segna il suo ingresso alla scuola del Bauhaus a Weimar, dove il suo percorso di formazione si snoda tra il laboratorio di scultura di Oskar Schlemmer, il corso di teatro di Lothar Schreyer e pittura con Paul Klee, oltre al corso preliminare con Georg Muche e studi di armonizzazione tenuti da Gertrud Grunow.
Il concetto di “teatro totale” introdotto dal maestro, fa luce sul rapporto fondante tra arte e vita, il teatro come luogo prescelto dove la relazione armonica tra individuo e ambiente può essere ricostruito. L’unità dello spazio scenico, di cui lo spettatore è parte integrante, si allarga in cerchi concentrici, include entro di sé ambiti più vasti e complessi, si pone insomma come modello di uno spazio e di una esistenza comunitaria. (tratto dalla nota di Filiberto Menna al libro di Schlemmer Il teatro totale)
All’interno del Bauhaus esso va interpretato come fase di ricerca e apertura anche al mondo dell’architettura, metro di misura intangibile del nuovo rapporto tra corpo e spazio progettato. Schlemmer studia un “modello antropico”, una sorta di parametro per la costruzione dello spazio declinato in schemi geometrici e proporzioni dimensionali (nello spirito del modulor lecorbuseriano di un’architettura a misura d’uomo).
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Dal laboratorio-torre di osservazione, Oskar Schlemmer studia i suoi allievi impegnati nelle varie attività didattiche, ed è in questo luogo “privilegiato” che Ilse immagina e sviluppa il brevetto del suo famoso palcoscenico rotante per marionette dalla forma arrotondata. Una nuova prospettiva che lega lo spazio scenico ad un immanente senso di contiguità con la vita quotidiana, frutto di quell’autentica atmosfera di lavoro che si respirava all’interno del workshop teatrale. Lascia il Bauhaus subito dopo il matrimonio con Henry S. Witting, con il quale si trasferisce a Berlino ed apre il suo studio e lavora come scenografa e costumista freelance ante litteram.
Nel 1924 riceve l’incarico di allestire lo Schauspieltheater di Berlino e, a seguire, nel ‘27 tiene la sua prima mostra personale alla Fritz Gurlitt Gallery. Le sue opere scultoree, così come la progettazione di costumi e scenografie teatrali e cinematografiche, diventano il suo marchio di fabbrica.
I suoi meriti vengono riconosciuti dall’Accademia Prussiana con il prestigioso Premio Roma, questa onorificenza garantiva altresì una borsa di studio che la porta dritta dritta a Roma dove può studiare e approfondire la sua conoscenza dell’arte. Il ritorno in patria le riserva un’amara sorpresa quando la stessa Accademia che l’aveva premiata condanna le opere scultoree (una fusione di metallo e pietra, cubismo e fisicità corporea) additandole come ‘degenerate’. La pressione politica esercitata dal partito nazionalsocialista è forte e le sue opere messe al bando. Così l’artista torna a concentrarsi sulle sue produzioni per il teatro e il mondo del cinema.
Molte delle sue sculture finirono in polvere sotti i bombardamenti della seconda guerra mondiale e il suo stesso appartamento fu messo sotto sequestro. Ma il suo spirito indomito del Bauhaus non si piega e l’artista riprende a produrre, non solo illustrazioni, bensì nuove sculture e scenografie nel suo studio di Monaco di Baviera dove trascorrerà i suoi ultimi giorni.
La sua ultima mostra viene messa in scena alla Gurlitt Gallery di Monaco nel 1963 e qualche anno dopo prende corpo il suo progetto di interior design per il cinema ‘Die Lupe’ a Colonia. La sua memoria è tenuta viva dai ricordi della figlia Gaby.
Seguendo la massima di Luigi Pirandello: “la vita non è nient’altro che teatro e il teatro è il miglior luogo per rappresentare le maschere sociali“, il teatro ha penetrato l’intera esistenza di Ilse facendone una rappresentazione senza fine. Literature:
Source:Recollections by Ilse Fehling’s daughter Gaby Fehling.
BauhausKooperation
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