“la luce si vede e ci guarda, suggerisce visioni, incornicia spazi e si mostra a tutti, insegna esperienze multiple; è democratica non fa distinzione di sesso, cultura, religione età e provenienza”

Jacqueline Cerasoli

Ci voleva l’eleganza semantica di Jacqueline Ceresoli per definire il perimetro concettuale della luce in tutte le sue forme e in tutta la sequenza delle esperienze che da sempre ci condizionano, migliorano le nostre esistenze, ci aiutano a “guardare e a vedere”, moltiplicando le potenzialità della nostra esigenza di maggiore conoscenza.

Ed in effetti il saggio, e la raccolta di testi “Light Art, paradigma della modernità” copre un vuoto legato a questa importante esperienza antropologica nell’arte e nella vita, poiché Ceresoli indaga tutti gli aspetti di questa fondamentale forma di percezione, sezionando ogni momento analitico dal passato al futuro, dall’arte al design e all’architettura in un continuum filosofico ininterrotto.

Naturalmente ci appare fondamentale ricordare due figure lontane tra di loro che ci possono aiutare a comprendere il significato di questa cavalcata intellettuale, e mi riferisco a Stanley Kubrick e a Karlheinz Stockhausen, che rappresentano i “convitati di pietra” di questa rappresentazione enciclopedica.

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Il primo è di fatto il più imponente architetto della luce, trasferita all’interno della sua rappresentazione più ambigua: il cinema, specchio virtuale dell’esistenza ma mai legata alla realtà, così come si può osservare.

Kubrick vuole produrre una volontà di duplicazione del mondo, dove nella finzione si raggiunge il punto più alto di concretezza e nella “luce costruita e artificiale”, la vita, trova la sua massima espressione.

Jacqueline Cesarosoli - Light Art, paradigma della modernità

Non è un caso che Ceresoli sia una grande esperta di cinema, e dunque il tema della “messa in scena” permea, volutamente tutto il suo lavoro.

L’imponente accumulazione culturale, in questo caso, viene restituita al mondo in una costruzione sequenziale di sollecitazioni, di spunti e di approfondimenti che si rivolgono all’universo variegato di esperti e di ricercatori, vero nutrimento che ogni lavoro critico  dovrebbe produrre.

Per Stockhausen non c’è bisogno di ricordare il monumentale ciclo “Licht” che rappresenta la più alta possibilità di rappresentazione e di modificazione del tempo e dello spazio nel corso e nel ciclo di una settimana dove luce e ombra, notte e giorno si alternano per costruire lo scenario musicale, lirico ed antropologico della vita che ha ambizione di essere arte, e dunque irreale nella sua profonda realtà sonora.

Questi due poli concettuali ci portano al bellissimo titolo dove l’arte della luce si pone come momento di costruzione, di architettura di una modernità permanente che vive e si trasforma nel tempo, mettendo in contrasto intellettuale ogni forma dell’espressione umana, a partire dal mistero della sua emissione, capace di togliere tempo e significato alle tenebre.

La ricchezza dell’indagine, rende questo testo sicuramente fondamentale rispetto alla vasta pubblicistica scientifica ed accademica sul tema e anche il lavoro di selezione degli articoli pubblicati su Luce di autori vari, denota la curiosità intellettuale dell’autrice ed il suo rapporto costante con la contemporaneità in tutte le sue forme.

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Capitolo a parte è la prefazione di Giulio Giorello che con la consueta profondità e passione focalizza l’attenzione del testo sui temi alti della filosofia della percezione e sulla sociologia dell’arte di cui Light Art rappresenta una sintesi programmatica affascinante.

Cerersoli come collaboratrice di molte riviste e quotidiani, ha lavorato su Lucio Fontana, Dan Flavin, Robert Irwin, James Turrell,  Olafour Eliasson, Mario Merz, Joseph Kosuth, Cerith Wyn Evans, Carsten Höller, Philippe Parreno. Pier Paolo Calzolari, Maurizio Nannucci,

Un lavoro complesso e profondo, a tratti difficile, come è la scrittura di  Ceresoli ma sempre denso di profonde stimolazioni disciplinari che ci invita a scavare sull’essenza stessa del “vedere e del guardare” e quindi dare senso luminoso agli oggetti: siano essi nel tracciato dell’arte oppure momenti della ricerca nel design e nell’illuminotecnica.

Leggendo questa raccolta di testi e di saggi più articolati si intuisce la densità che ci riporta ad una modalità di lavoro critico, quasi d’altri tempi, dove l’intuizione, lo slancio creativo e la qualità dell’analisi raggiungono vette difficilmente confrontabili, e questa caratteristica rara di Jacqueline Ceresoli ci aiuta per comprendere l’arte, la società, ma soprattutto la vita.

“Nell’oscurità l’immaginazione lavora più attivamente che in piena luce”

Immanuel kant

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