Krill Design: dalla natura al quartiere attraverso un nuovo percorso di design del “riuso”.
Un breve viaggio nella creatività del quartiere Bovisa a Milano sul binario dell’eco-design: il giusto equilibrio tra riciclo, riuso, etica ed estetica!
Tema nobile, obiettivo condiviso da molte comunità sensibili al tema del nostro futuro su questo pianeta, unica soluzione possibile di progettazione, il traguardo è complicato ma avvincente.
Progetto nato e cresciuto sotto la cura di una giovane start up – Krill Design capeggiata dal CEO Ivan Calimani e Maurizio De Caro nella veste di art director – uniti dalla vocazione del riciclo intelligente e ponderato dei materiali e dalla volontà di far rinascere materie dismesse e scarti di lavorazione (artigianale ma in futuro potrebbe essere su grande scala industriale).
L’idea di partenza è quella di “metempsicosi”, restituire nuova vita agli oggetti la cui potenzialità è stata gradualmente soppressa dalla rapidità di consumo che soffoca il respiro vitale, toglie ossigeno ai polmoni della società attuale.
La “spazzatura” vista da sempre come problema da risolvere per privati cittadini ed enti pubblici alla pari, potrebbe diventare ‘risorsa’ dal momento che, come diceva Antoine–Laurent de Lavoisier, sulla terra “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” e bisogna prendere atto che non è possibile produrre e consumare più di quanto si possa smaltire.
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Ecco, dunque, che gli scarti di lavorazioni di vario genere, ingombranti e complicati da smaltire, si possono magicamente tramutare in affascinanti oggetti di design e moda (come dimenticare la scultorea sedia dei fratelli Campana costruita pezzo dopo pezzo con listelli di legno che si sorreggono l’un l’altro) dai bancali di legno nascono tavoli, sedie e complementi d’arredo.
Facciamo un balzo verso il mondo del design “alimentare”, facile come bere un sorso di caffè – Co.ffee Era – ma nessuno ci aveva pensato fino a quando questa giovane start up non ha vinto il bando del progetto Fabriq Quarto del Comune di Milano.
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Ed ecco l’obiettivo tornare in superficie, l’ambizioso traguardo delineare l’orizzonte : gettare le basi per la creazione, forse meglio costruzione perché si tratta di sporcarsi le mani, di un modello “culturale” di Economia Circolare basata sulla manifattura digitale diffusa (già presente nella dinamica ed attiva enclave di Bovisa) coinvolgendo anche i quartieri limitrofi, in un’ottica di Economia Circolare “Sociale”.
Come si può correre tutti insieme verso la meta? Possiamo iniziare coinvolgendo “dal basso” il territorio – e i suoi abitanti – rendendolo protagonista partecipe di tutte le varie fasi che compongono il processo produttivo: dal recupero dello scarto alimentare, al design dei prodotti, fino alla produzione e, ultimo fondamentale step, quello della distribuzione/logistica e vendita.
Al di là delle vuote polemiche politiche e dei tentativi teorici dell’élite “ecologista”; il tema centrale dello smaltimento delle tonnellate di rifiuti organici prodotti quotidianamente dalla nostra società di consumatori felici, anche se progressivamente preoccupati del nostro futuro, grida vendetta e richiede di essere affrontato.
Ad oggi, le uniche soluzioni sul piatto alzano colonne di fumo nocivo, divorano terreno buono e potenzialmente fertile, inquinano e ammorbano le popolazioni che si trovano, disgraziatamente, a vivere ai confini di discariche, impianti di compostaggio e termovalorizzatori (causando la produzione di 24,5 milioni di tonnellate di CO2).
Questo processo di gestione e smaltimento degli scarti organici ha anche un risvolto in termini di costi sia per le amministrazioni pubbliche sia per la collettività.
Krill Design innesca una riflessione, ma soprattutto un cambiamento verso l'”upcycling“, e si è messo al lavoro per “trasformare lo scarto organico omogeneo in un biopolimero naturale e biodegradabile, alternativo alle plastiche di origine petrolchimica e, dunque, utile alla produzione con stampa 3D di prodotti e complementi di arredo di Eco-Design per uso quotidiano” ci dice l’architetto Maurizio De Caro che ha sposato il progetto sin dalle sue origini, un matrimonio di cuore.
Il progetto che Krill ha portato all’attenzione del Comune di Milano prevede la realizzazione di questo procedimento a livello di quartiere, coinvolgendo gli esercizi commerciali, con una ricaduta positiva di impatto sociale sulla comunità locale. Ripartiamo da qui, dal quartiere per ispirare altri distretti a seguirci e attraverso un sistema “incrementale” a voler far meglio.
Attore protagonista è il quartiere Bovisa-Dergano, allenato da anni di sperimentazione e modello di comunità partecipativa.
“Il progetto prevede la gestione del ciclo completo: il ritiro presso l’esercente dello scarto di caffè, la sua lavorazione e trasformazione in biopolimero e, infine, la stampa e la commercializzazione del prodotto di Eco-Design finale, progettato con il coinvolgimento degli studenti di Design del vicino Politecnico di Milano” ci racconta Krill Design sulla stessa lunghezza d’onda dell’architetto De Caro.
Vasi, contenitori, complementi d’arredo, elementi decorativi a tema natalizi e recipienti ottenuti dal caffè riciclato diventeranno, ne siamo certi, compagni della nostra vita, entreranno nelle nostre case, in ufficio, li porteremo a scuola e non ce ne separeremo più!
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Da questa vivace commistione di idee e materia, dall’incontro mai scontato tra istanze più etiche che estetiche, sono nate strutture dalle forme organiche che sembrano quasi intagliate come origami giapponesi pur mantenendo quel “quid” di linee ed intrecci di design metropolitano, come coordinate cruciali della vita milanese.
Il procedimento è completamente naturale e non ha bisogno di nessun additivo o aggiunta, quindi l’oggetto prodotto è bioplastica biodegradabile e compostabile a base di caffè e, a differenza di altri prodotti tradizionali, una volta rotto o rovinato potrà essere ri-utilizzato per concimare l’orto o i vasi di casa. Perché no?
Grazie al pensiero progettuale – sicuramente laterale, senza filtri, scevro da pregiudizi e appartenenze – di una giovane start-up, il “Riciclo scarti del caffè” diventa altro da sé, acquisisce nuova vita e restituisce ciò che gli era stato tolto.
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