Magistretti racconta Magistretti

Articolo pubblicato sullo speciale Design
del magazine “Riflesso”.

Autrice: Margherita Pellino

Ludovico Magistretti è nato a Milano nel 1920, figlio di Pier Giulio Magistretti, anche lui architetto. Nel 1945 si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano e ha iniziato subito l’attività professionale nello studio del padre, scomparso prematuramente nello stesso anno. Qui, nel piccolo studio paterno, lavorerà, come architetto e designer, per tutta la vita con la collaborazione di un unico straordinario assistente, il geometra Franco Montella.

Ludovico Magistretti

Vico, come tutti lo chiamavano, era mio nonno. Un nonno sui generis, non di quelli che accompagnano i nipotini in piscina o al parco, ma uno che amava chiacchierare, raccontare il proprio lavoro, far vedere a mio fratello e a me gli oggetti appena disegnati e spiegarci i motivi per cui aveva deciso di farli così piuttosto che cosà.

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Nel 2007, un anno dopo la sua morte, ho iniziato a riordinare il suo archivio, riconosciuto di particolare interesse storico dalla Sovrintendenza Archivistica della Lombardia. Lì, spulciando tutti i giorni carte, ho potuto completare e approfondire quei racconti, vedere con i miei occhi come quegli oggetti erano nati e si erano sviluppati.

Ludovico Magistretti

“A me piace il concept design, quel design che è talmente semplice che puoi anche non disegnarlo. Molti dei miei progetti li ho trasmessi per telefono”, questo era il suo design. E la lampada Eclisse è il perfetto esempio di cosa significa fare concept design. “Mi ricordo quando mi hanno detto, da Artemide in piazza Conciliazione, “ma sa architetto tutti hanno i letti, perché non facciamo una lampada da letto?”. Io sono andato via, ho pigliato la metropolitana e ho disegnato non la lampada, che poi non ho mai disegnato, ma il concetto.

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Perché è un concetto preso da Victor Hugo, da Jean Valjean, il ladro famoso de I Miserabili. È la lanterna cieca che ha avuto un certo successo perché la producono ancora adesso dopo 40/45 anni…” Così Vico spiega Eclisse a chi entra in studio museo, sede della Fondazione Magistretti, in un montaggio di interviste che è una sorta di autobiografia personale e professionale, in cui racconta gli anni della formazione, la Milano del dopoguerra, i suoi viaggi, i suoi progetti di architettura e design, la sua idea di città.

Ludovico Magistretti

Il concept design di Magistretti fa il paio con la semplicità, “la cosa più difficile del mondo”. Diceva che il più bel complimento che poteva ricevere era quando qualcuno, guardando un suo oggetto, esclamava “che stupidata, avrei potuto farla io!”. Disegnare cose semplici, che sembrano da niente, è stato il suo modo di lavorare per 60 anni, e così i progetti si possono spiegare a parole, non serve altro. Atollo, per fare un esempio, secondo Vico era essenzialmente una semisfera combinata con un cono e un cilindro: “Se scelgo un cono, è un cono. Mi sono liberato di tutti i problemi di stile”.

Ludovico Magistretti

Per noi nipoti, giovani ed estranei a quel mondo, non era sempre facile capire cosa intendesse e così ci faceva questo esempio: “Sapete quale è l’oggetto che mi piacerebbe aver inventato? L’ombrello, un oggetto straordinario, tecnologicamente complicato, che risolve il problema di non bagnarsi, quindi di farla in barba al Padre Eterno. Però la semplicità dell’ombrello, il niente dell’ombrello, la tensione dell’ombrello lo rendono l’oggetto che io vorrei aver disegnato più di tutti”.


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