Massimo Gianquitto

“Cara Valentine, voglio dirti con la presente che sono contento della nostra amicizia e che ti scriverò molte lettere” (dedica dal libretto di istruzioni della macchina per scrivere portatile disegnata da Ettore Sottsass con Perry A. King e Albert Leclerc prodotta da Olivetti).  
 
L’autore non rinuncia alla libera invenzione narrativa nel raccontare l’ultimo viaggio, a Milano da Ivrea e da qui a Losanna, di Adriano Olivetti: Massimo Gianquitto, architetto e imprenditore, ci fa partecipare alla vita romanzata (ma potrebbe essere anche un romanzo vitalista) di un genio italiano, capace di realizzare, con decenni di anticipo, una Silicon Valley all’italiana.  
 
Di formazione ingegnere chimico, con un padre, Camillo, ingegnere meccanico dal pragmatismo quasi dogmatico: “La luce della verità risplende soltanto negli atti, non nelle parole”, Adriano è convinto che occorre applicare in azienda anche una attenzione alle condizioni di lavoro e al rapporto tra fabbrica e territorio, attraverso la logica di un uso razionale e integrato dello spazio e della sua qualità, affinché la bellezza, per semplificare, fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno.  
 
Per realizzare il suo progetto, Adriano Olivetti si circonda di collaboratori provenienti da diversi Paesi e da differenti settori e culture, convinto che il confronto di più punti di vista avrebbe permesso di accrescere le conoscenze e quindi il valore dell’azienda: “Non un’idea vaga e astratta di convivenza civile, ma una ricerca attiva e inquieta di una società – annota l’autore – fondata sul rispetto dei valori dello spirito, della scienza e degli ideali inalienabili di giustizia e dignità, trasformando il singolo in una Comunità”. E la maiuscola fa riferimento al movimento da lui promosso, diventato anche una casa editrice.  
 
La copertina del volume è dominata dalla sua Lettera 22: 8,3 x 29,8 x 32,4 cm e un peso di circa 3,7 kg sono l’equivalente di quello che furono per le automobili la Fiat 500 e per le moto la Vespa della Piaggio. E non a caso vincitrice nel 1954 del Compasso d’Oro, il più prestigioso e autorevole premio internazionale di design. Al primo ne seguono altri e tra questi il calcolatore Elea 9003 che il disegno di Sottsass aveva ridotto a misura d’uomo rispetto agli ingombri dei modelli americani che occupavano un’intera stanza.  
 
massimo gianquitto adriano olivetti
Sappiamo come purtroppo è andata a finire: nel maggio del 1964 si rese necessario un intervento da parte di Fiat, Pirelli, Imi, Mediobanca e Centrale che rilevarono le attività della Olivetti ma posero come condizione vincolante che si cedesse il ramo dell’elettronica. Il lungimirante Aurelio Peccei, AD dell’azienda dopo il salvataggio, affermò convinto: “Non poteva avere un futuro poiché erano sufficienti solo qualche decina di elaboratori elettronici per soddisfare tutte le richieste e le necessità in Italia”. Avrebbero dovuto ascoltare Thomas J. Watson Jr. allora presidente della più grande azienda elettronica del mondo, l’IBM, che insignito nel 1966 del premio Tiffany Award per il design, disse: “Mi piacerebbe prendermi il riconoscimento di tutte le cose che avete attribuito al mio merito. In realtà provengono tutte quante da una azienda italiana chiamata Olivetti: molti anni fa Adriano Olivetti decise che avrebbe potuto trasformare la sua azienda in un simbolo mondiale grazie al lavoro e all’eccellenza”.  
 
P.S. Da non perdere dal 13 aprile al 2 giugno 2024 la mostra:
Olivetti. Storie da una collezione
Palazzo Arese Borromeo
Cesano Maderno MI
Volume (magnifico) dal quale è tratta la mostra a cura di
Sergio Polano e Alessandro Santero
pubblicato da Ronzani Editore
Isbn 9791259970701

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Massimo Gianquitto
Adriano Olivetti. Vita romanzata di un genio italiano
 
Historica, 2023  
pp. 198  
Isbn 9788833375205  
 
Recensione di Danilo Premoli – Office Observer  
 
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